Rivista "IBC" XVII, 2009, 4

territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni

S. Marini, Architettura parassita. Strategie di riciclaggio per la città, Macerata, Quodlibet, 2008.
Benvenuto al parassita

Piero Orlandi
[IBC]

Frenare la dilagante espansione delle città è ormai un imperativo per la gran parte dei paesi più sviluppati. La strada indicata per questo fine dall'urbanistica contemporanea è il limite all'edificazione e la trasformazione dell'esistente. Trasformazione sta a indicare una terza via tra museificazione e tabula rasa: si esplorano dunque strategie di riciclaggio degli spazi, tornando a scoprire pratiche antiche come il "parassitismo", ossia l'immissione di organismi architettonici in edifici e strutture urbane preesistenti. In questo modo, densificando la città, si esclude o si limita la sua crescita.

Ma c'è anche una accattivante ricerca formale alla base di questo processo creativo, che porta il progetto a farsi commento del disegno urbano trovato, e c'è anche un forte impulso al miglioramento dei servizi, che possono essere previsti nelle nuove superfici parassitarie. La stratificazione, del resto, non è che il processo storico di costruzione della forma urbis, e il parassitismo architettonico procede lungo questa eterna strada, senza la necessità di interpretazione della preesistenza che è stata la caratteristica delle pratiche conservative e restaurative, e reintroducendo anzi la dialettica tra linguaggio contemporaneo e città esistente, tra la sua crescita necessaria e l'azione progettuale.

In Architettura parassita. Strategie di riciclaggio per la città Sara Marini definisce con precisione e larghezza di sguardo la natura del parassita, "organismo che instaura dei rapporti con un altro organismo generando dipendenza dell'uno dall'altro, elemento di disturbo per il sistema, spesso fonte di instabilità". Già utilizzata in Germania per una "densificazione debole" della città, la strategia parassitaria prende i connotati di un campo di ricerca in Olanda, dove nel 2001, in occasione di "Rotterdam città della cultura", i progettisti Korteknie e Stuhlmacher costruiscono il prototipo Las Palmas parasite, e creano l'acronimo PARASITE (Prototypes for Advanced Ready-made Amphibious Small scale Individual Temporary Ecological houses and boats): strutture abitabili, mobili e leggere pensate per colonizzare luoghi urbani residuali. Ma il libro di Marini procede anche verso le origini del concetto, rintracciandole in un testo di Michel Serres pubblicato in Francia nel 1997.

Il senso letterale del termine, "colui che mangia alle spalle altrui", rimanda anche alla tematica dell'intruso, e al suo frequente ricorrere nella società contemporanea, nelle varie forme del povero, dell'emarginato, dello straniero immigrato. In questo senso la pratica architettonica parassitaria assume anche un senso positivamente provocatorio, ostile alle tradizioni decadute in abiti mentali e reazioni psicologiche ossessive. Alcuni esempi illustri di autori internazionalmente noti, come Vito Acconci e Peter Eisenmann, possono forse servire a svegliare la curiosità intellettuale della maggioranza più restia alle contaminazioni tra nuovo e antico, quella che dettò l'ostracismo a un parassita nostrano come Le gocce di Mario Cucinella.


S. Marini, Architettura parassita. Strategie di riciclaggio per la città, Macerata, Quodlibet, 2008, 326 pagine, 25,00 euro.

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