Rivista "IBC" XVII, 2009, 4

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / editoriali

In attesa delle riforme costituzionali che si annunciano per il nostro Paese, "IBC" riflette su federalismo e beni culturali mettendo a confronto esperienze, tradizioni, linguaggi e possibili soluzioni amministrative.
Un patto per il futuro

Ezio Raimondi
[italianista, presidente dell'IBC]

È costume e forse vocazione del nostro Istituto accompagnare il lavoro quotidiano, connesso soprattutto con la gestione negoziata della legge regionale 18 sulle biblioteche e sui musei, con una riflessione critica sul nostro fare e la sua possibile interpretazione. Con la modestia e la tenacia dello sperimentatore ci interroghiamo sulla nostra cassetta degli attrezzi, come direbbe il sociologo, sulla loro efficacia e sul loro significato. Di qui i laboratori, gli studi, i colloqui, i dibattiti, le esposizioni dimostrative, i seminari, le indagini sul campo come complesso di fatti e di relazioni da conoscere e mettere alla prova.

Così, alla luce di quanto si viene appunto facendo e nella prospettiva delle riforme costituzionali che si annunciano per il nostro Paese dopo l'attuale fase di transizione, si è pensato di affidare alla rivista il progetto di un dossier su federalismo e beni culturali, ponendo a confronto, per exempla, esperienze, tradizioni, linguaggi, procedure, rapporti, difficoltà, possibili soluzioni amministrative, nella convinzione che ciò che chiamiamo universo polimorfo dei beni culturali costituisca più che mai un capitolo decisivo per un'evoluzione davvero moderna della nostra comunità nazionale.

Il lettore è chiamato ora a partecipare al nostro incontro, a valutare ipotesi, logiche, proposte, equilibri, tensioni, riconoscendo soprattutto che quello della cultura è un mondo molteplice e complesso, per dirla con Wittgenstein, di forme di vita ordinate da una segreta unità di memorie e di luoghi. E forse viene a proposito la celebrazione imminente del centocinquantesimo anniversario dell'Unità italiana, insieme con quello complementare del quarantennio dalla creazione delle regioni. Anche i beni culturali rimandano a questa storia nazionale, ne sono una delle espressioni che sfida il tempo e chiede un confronto convinto e reale delle generazioni. Sta a noi, alla fine, decidere l'idea dell'Italia che ci viene dal suo faticoso passato, la civiltà di cui siamo figli nella varietà delle storie e dei destini, tanto più in tempi difficili di grave crisi economica e politica.

Come si vede, il colloquio che ha apprestato così la nostra rivista ci porta lontano e si apre sul futuro, con la consapevolezza critica dei valori civili e umani che sono in gioco quando si affronta il tema, non retorico ma problematico, del nostro capitale culturale e della sua condivisa "valorizzazione", cioè della sua traduzione in esperienza attiva del nostro presente. E intanto si può cominciare tornando ai saggi del nostro inserto.

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