Rivista "IBC" XVII, 2009, 3

musei e beni culturali / media, progetti e realizzazioni

Il patrimonio di arte novecentesca e contemporanea della Regione Emilia-Romagna sarà presto accessibile on-line.
Arte in Regione

Orlando Piraccini
[IBC]

La Regione Emilia-Romagna avrà presto il suo museo. Sarà un museo virtuale, ma intanto il bel patrimonio d'arte novecentesca e contemporanea di proprietà della Giunta e dell'Assemblea verrà reso accessibile al grande pubblico del web. Si potrà così ammirare la collezione ricca di oltre cinquecento opere tra dipinti, sculture, mosaici, ceramiche e disegni, oggi "diffusa" nei luoghi di rappresentanza e negli uffici delle sedi regionali; mentre è da qualche anno depositata ed esposta in permanenza a Villa Franceschi, dove ha sede la Galleria d'arte moderna e contemporanea di Riccione, la sua componente certamente più interessante, rappresentata dalla cosiddetta "Raccolta Arcangeli" e da altre opere di particolare pregio artistico fra le quali l'eccezionale "bozzetto" di Alberto Burri relativo ai due grandi arazzi acquisiti dalla Regione nel 1986.

Proprio la raccolta intitolata al nome del poeta e scrittore bolognese Gaetano Arcangeli rimanda alle origini della formazione del patrimonio regionale, negli anni immediatamente successivi alla nascita dell'ente, nel 1970. E si può dire che essa abbia egregiamente corrisposto, all'inizio, alle esigenze di abbellimento e decoro della prima sede della Regione, in viale Silvani a Bologna. Ma l'acquisizione di un nucleo così consistente e prestigioso merita oggi di essere ricordato come un atto non meramente amministrativo, ma straordinariamente accorto e lungimirante sul piano culturale, con la volontà espressa dalla presidenza della Regione di corrispondere concretamente all'iniziativa di Bianca e Francesco Arcangeli (agevolata dall'apporto fattivo di alcuni artisti bolognesi): dar vita a una fondazione e a un premio letterario intitolati al fratello.

A questo scopo erano stati invitati a donare una loro opera, da destinare a una mostra-mercato, artisti italiani che, come si legge nel proclama di allora, "ebbero rapporto diretto con Gaetano Arcangeli, e che perciò lo stimano e lo ricordano" - e questo spiega la relativa abbondanza degli inviti bolognesi - "o quelli la cui opera, a nostro avviso, non ebbe caratteri difformi, almeno moralmente, dalla sua lunga lotta per la poesia e per la vita". La rassegna allestita nella sala del Trecento del Palazzo del Podestà, nella tarda primavera del '71, con i lavori di oltre sessanta artisti italiani, molti dei quali appartenenti alla sfera d'influenza del critico Francesco Arcangeli, si rivelò in effetti un importante evento artistico, per il buon livello delle opere esposte e, specialmente, per la sorprendente organicità della rassegna. La decisione della Regione di acquisire l'intera esposizione ebbe dunque il merito di evitare il frazionamento di un nucleo così unitario e nel suo insieme rappresentativo. Nell'aprile del 1973, con un apposito atto di compravendita, la "Raccolta Arcangeli" venne finalmente acquisita.

Nella collezione, che dal 2005 è interamente visibile al pubblico presso la riccionese Villa Franceschi, figurano molti pittori e scultori tra i prediletti da Francesco "Momi" Arcangeli, al critico legati non da rapporti freddamente professionali, ma da uno stile comune nell'arte come nella vita. In effetti, "nel nome di Gaetano Arcangeli", sulla ribalta bolognese erano tornati diversi artisti che Francesco aveva presentato a Villa delle Rose durante la sua direzione della Galleria d'arte moderna della città. Non c'è artista, insomma, tra quelli presenti nella raccolta, che non abbia ricevuto un'attenzione del critico bolognese, più o meno marcata e prolungata nel tempo, ma sempre comunque meditata, accorta e sapiente. Basti ripensare alle tante letture appassionate delle opere di Moreni o di Morlotti, o di Mandelli o di Vasco Bendini. Ma si potrebbero aggiungere anche Ciangottini o Guidi (di cui tra l'altro, proprio nel '71, presentò la grande mostra antologica di Bologna). E tanti sono gli artisti, tra i più giovani in quel tempo, che, dopo i memorabili testi arcangeliani degli anni Cinquanta sugli "ultimi naturalisti", vollero riconoscersi nella sfera di pensiero e di lavoro del critico bolognese. Non è una raccolta di tendenza questa che degli Arcangeli porta il nome, ma certo vale come uno scorcio di qualità nella vicenda figurativa italiana della fine del secolo scorso.

All'ingresso della raccolta arcangeliana nella sede regionale (le opere furono collocate nei locali di accesso alla sala consigliare e negli uffici dei vari assessori) seguirono immediatamente altre acquisizioni: giunsero opere appartenenti a enti soppressi o trasferiti alle competenze della Regione, come nel caso del Genio civile, ma anche donazioni di singoli artisti e acquisti (specialmente "cartelle" di incisioni o litografie a sostegno di attività associazionistiche in campo culturale e sociale). Nel complesso, se si esclude il nucleo arcangeliano, il patrimonio artistico regionale non può dirsi oggi contrassegnato da caratteri di unitarietà e organicità, anche se non mancano le opere di particolare pregio e alcuni elementi d'interesse, come quelli che si riferiscono, inevitabilmente, alla vicenda figurativa emiliana: basti citare la nutrita serie di opere del pittore e disegnatore reggiano Nani Tedeschi.

Certamente folta è la schiera degli artisti italiani (da Boschi a Brindisi, da Calabria a Cremonini, da Maccari a Manzù, da Murer a Schifano, da Tornabuoni a Treccani, da Veronesi a Zancanaro, da Sughi a Zigaina, da Boschi a Pozzati), per lo più rappresentati da grafiche seriali. Presenti anche opere a carattere celebrativo o commemorativo, come nel caso del Ritratto di Sergio Cavina, dedicato nell'82 al presidente della Regione dal pittore bolognese Aldo Borgonzoni. Indubbiamente interessante la serie delle sculture, dalle monumentali Figure di Minguzzi dei primi anni Cinquanta, ai bronzi e alle terrecotte di Sepo, Biancini, Crocetti, Manzù, Greco, Ghermandi, Zauli. Impreziosiscono la collezione i due grandi arazzi disegnati da Burri nel 1986 e acquisiti, assieme ad alcune altre opere di grandi dimensioni (come l'originale pannello decorativo di Pirro Cuniberti), tramite la cosiddetta legge del "due per cento".

La catalogazione e il censimento fotografico dell'intero patrimonio regionale sono stati portati a compimento dall'Istituto regionale per i beni culturali già una decina di anni or sono. Oggi è in corso la revisione dei dati raccolti e la digitalizzazione delle immagini: interventi preliminari alla costruzione della galleria d'arte che sarà prossimamente in rete con il suo originale "allestimento" all'interno delle diverse sedi regionali e con un percorso di visita significativamente costruito come un'esemplare sequenza di "episodi" che riguardano da vicino la vicenda figurativa italiana del secondo Novecento. Sarà un bel museo, insomma. Tutto da visitare. Con un'assicurazione a chi dal virtuale vorrà fare ritorno alla realtà: che l'"arte in Regione" sarà comunque accessibile a tutti.

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