Rivista "IBC" XVII, 2009, 3

musei e beni culturali / media, didattica, itinerari, progetti e realizzazioni

L'Ecomuseo della collina e del vino, nel cuore del borgo bolognese di Castello di Serravalle, ha compiuto i suoi primi cinque anni.
Fuori dal palazzo

Federica Badiali
[Ecomuseo della collina e del vino, Castello di Serravalle (Bologna)]
Luigi Vezzalini
[Ecomuseo della collina e del vino, Castello di Serravalle (Bologna)]

L'Ecomuseo della collina e del vino di Castello di Serravalle (Bologna), inaugurato nel maggio del 2004, nasce da un'intuizione. Il territorio circostante, nonostante il rapido sviluppo che lo ha interessato negli ultimi decenni, ha conservato molti segni delle attività umane succedutesi nel tempo, tra le quali, per esempio, le sistemazioni artificiali dei pendii, l'influenza delle pratiche agricole e zootecniche sulla rete idrografica, il sistema delle piantate, l'antica rete stradale, i mulini e i primi opifici. Lo studio del paesaggio di questo territorio rurale della collina bolognese, risultato dello stretto intreccio di dinamica naturale e storia antropica, è ancora possibile, e permette di ricostruire un lungo percorso che rappresenta la base dell'identità e della cultura locale, affiancando e integrando la documentazione scritta e le evidenze architettoniche e archeologiche, nella consapevolezza che "non esistono aree marginali o insignificanti, bensì soltanto luoghi che non hanno ancora trovato la giusta convergenza fra potenzialità e iniziative".1

Le peculiarità ambientali e storiche che caratterizzano il territorio di Castello di Serravalle ne hanno fatto, dunque, il soggetto ideale per l'Ecomuseo della collina e del vino: il paesaggio collinare riunisce elementi naturali, geologici, geomorfologici e naturalistici, testimonianze dell'uso plurisecolare del territorio da parte dell'uomo ed emergenze architettoniche che esprimono il rapporto e le influenze reciproche tra paesaggio e popolazione. Infatti, a differenza di quanto avviene in un museo tradizionale, che conserva al suo interno oggetti e testimonianze del passato, un ecomuseo coinvolge tutto il suo territorio e ha come scopo la valorizzazione e la tutela sia del patrimonio naturale e ambientale, sia di quello culturale e storico: non limita la sua attenzione a singoli elementi del paesaggio, oggetti o edifici, ma favorisce la conoscenza diretta del territorio stesso e di tutte le attività che gli abitanti vi hanno svolto nel passato e vi svolgono oggi, e attraverso le quali si esprime l'identità stessa della comunità locale.

Come già accennato, la lettura e l'interpretazione del paesaggio e dell'ambiente possono fornire informazioni utili a integrare i dati storici e archeologici, contribuendo a far luce su quegli aspetti dell'evoluzione del rapporto tra uomo e territorio meno legati a eventi storici "puntuali", documentati prevalentemente dalle fonti storiche, o ad attività umane "intensive", testimoniate usualmente dai manufatti e, per le epoche più antiche, dai dati archeologici. Inoltre, qui come altrove, la tutela e la valorizzazione del paesaggio sono in grado di portare sensibili vantaggi, non solo all'ambiente, ma anche allo sviluppo turistico, e quindi economico, del territorio. È quindi partendo da zone come questa che è maggiormente necessario promuovere la crescita di una cultura del paesaggio: oggi, infatti, non sono più pensabili solo forme di tutela imposte, ma è invece auspicabile arrivare, da parte di amministratori e cittadini, a una tutela consapevole, al termine di un processo di crescita culturale che vede prima la conoscenza e poi la tutela stessa, in pieno accordo con i concetti compresi anche nella più ampia idea di "tutela delle manifestazioni identitarie espresse dal paesaggio" contemplata nel Codice dei beni culturali.2

L'obiettivo principale di un ecomuseo non è quindi solo quello di conservare, ma anche e soprattutto quello di saper utilizzare sia il patrimonio culturale, sia gli oggetti, sia le attività umane, mentre la memoria non è solo riferita al passato, ma è apertura e collegamento con il futuro. Ma che cos'è un ecomuseo? Identità e comunità locale ne sono i concetti fondanti, ma nel contempo rappresentano un valore dinamico in continua ridefinizione: non se ne può quindi dare una definizione rigida. È un percorso di conoscenza intrapreso dalla comunità, in cui l'ecomuseo rappresenta un mezzo e non un fine, da affrontare con il supporto del mondo scientifico, seguendo un serio progetto di ricerca e attuando attività di formazione rivolte sia ai volontari che partecipano doverosamente alla progettazione e gestione delle iniziative, sia, per esempio, agli operatori economici del territorio perché condividano il progetto.

Ogni ecomuseo dovrebbe quindi individuare una propria definizione, a seconda dell'idea dalla quale è nato. Fin qui, da un lato la teoria, dall'altro un luogo con molte potenzialità, la più significativa delle quali è apparsa subito la continuità nell'interazione tra uomo e ambiente, e la sua evoluzione nel tempo. L'Ecomuseo della collina e del vino si articola quindi in 9 sistemi, che rappresentano appunto i principali temi del rapporto tra uomo e territorio, tra i quali assume particolare risalto la coltivazione della vite, qui praticata da oltre due millenni; gli altri sistemi illustrano l'effetto delle lavorazioni agricole tradizionali sul paesaggio, l'importanza della zootecnia per la produzione del Parmigiano Reggiano, gli aspetti naturali del paesaggio con i calanchi, le testimonianze archeologiche altomedievali, la vita del borgo medievale di Serravalle, l'assetto sociale descritto dai primi censimenti ottocenteschi, la riorganizzazione del territorio nel secondo dopoguerra e la cultura del folclore locale.

La sede dell'Ecomuseo è nel borgo medievale di Serravalle, all'interno della duecentesca Casa del capitano, appositamente restaurata; qui ogni sistema è illustrato da pannelli didattici e da pochi oggetti testimoniali, evocativi dei temi trattati. Le informazioni fornite dai pannelli didattici sono sintetiche e gli oggetti esposti sono in numero limitato proprio per non soddisfare completamente l'attenzione del visitatore, che esaurirebbe così il processo di conoscenza all'interno dell'edificio, e che invece va spinto a osservare e comprendere l'esterno, ossia la vera sede dell'ecomuseo. È questo lo scoglio che ogni ecomuseo deve superare per differenziarsi da un museo etnografico, ed è sintetizzabile in un paradosso: far capire al visitatore che si troverà nell'ecomuseo solo quando ne sarà uscito.

A questo scopo è stato creato l'itinerario "Dalla Casa del capitano al territorio", accuratamente segnalato da frecce stradali, che attraversa con un percorso ad anello il territorio comunale di Castello di Serravalle, toccando 32 punti di interesse, segnalati da cartelli didattici con testi e immagini. Per semplificare la visita, i 9 sistemi ai quali si fa riferimento nei pannelli all'interno della Casa del capitano sono stati ricondotti, nel percorso esterno, a 4 temi principali, caratterizzati visivamente da un colore: azzurro (Storia e archeologia), verde (Natura e paesaggio), arancio (Società e folclore), viola (Agricoltura); naturalmente ciascuno dei punti di interesse, a seconda delle caratteristiche del sito, è ricollegabile a un solo tema o a più temi (per esempio un borgo rurale può avere in sé elementi riconducibili contemporaneamente ai temi della storia, dell'agricoltura e della natura/paesaggio). Un altro piccolo itinerario è stato creato anche all'interno del borgo di Castello di Serravalle: evidenzia 12 punti di interesse, ciascuno dei quali illustrato da un cartello didattico, e comprende edifici storici, strutture di uso pubblico, orti ed edifici tradizionali per l'allevamento degli animali da cortile.

Tutti i cartelli didattici, sia lungo l'itinerario sul territorio, sia nel percorso all'interno del borgo, riportano testi e immagini che descrivono il rapporto tra quel luogo e l'intero contesto sociale, ambientale e storico dell'Ecomuseo; in altre parole, si è cercato di creare uno strumento didattico non convenzionale, utilizzabile direttamente dal visitatore, che evidenzi il legame tra gli elementi segnalati e il territorio che li circonda. Un altro importante strumento didattico, rivolto a chi non è in condizioni di percorrere gli itinerari esterni, o a chi non desidera farlo, è il totem interattivo collocato nella sede dell'Ecomuseo. Si tratta di un computer di uso semplicissimo, in modalità touch-screen, con cui è possibile percorrere virtualmente gli itinerari esterni. Il software inserito permette di visualizzare una scheda per ciascuno dei punti di interesse nel borgo e nel percorso esterno, rispecchiando la grafica dei cartelli didattici e con gli stessi testi, ma con un numero assai maggiore di immagini. Inoltre la visita virtuale può comprendere il percorso esterno nella sua completezza, oppure può essere effettuata per uno solo dei temi. Sia i percorsi che il totem interattivo sono stati realizzati nel 2006.

Fin dall'inizio della sua attività, l'Ecomuseo della collina e del vino, con l'aiuto dei volontari dell'Associazione culturale "Terre di Jacopino", ha organizzato visite guidate tradizionali per gruppi e scolaresche, sempre articolate in base agli interessi dei visitatori, comprendendo anche piccoli laboratori e visite ad aziende vitivinicole o al caseificio nel quale si produce Parmigiano Reggiano. Tuttavia, dopo aver realizzato gli strumenti didattici fissi indispensabili per la vita dell'Ecomuseo, si è evidenziata la necessità di poter accompagnare il visitatore durante il suo processo di conoscenza del territorio, anche quando non è possibile organizzare una visita guidata tradizionale. Per questo motivo sono state realizzate la cartoguida e l'audioguida, presentate al pubblico nell'aprile 2009.

La cartoguida presenta la mappa completa dell'itinerario "Dalla Casa del capitano al territorio", in scala 1:20000, e riporta i 32 punti di interesse, con la caratterizzazione cromatica e tematica utilizzata nei pannelli didattici del percorso; inoltre, per ogni punto, un breve testo integra le informazioni dei pannelli evidenziando sia il legame tra il luogo e l'area tematica, sia il rapporto con il paesaggio. Lo scopo è mettere il pubblico nelle condizioni di costruire un proprio itinerario di visita, in base alle esigenze e agli interessi personali. Con l'ausilio della cartoguida è possibile seguire l'intero percorso, che attraversa tutto il territorio dell'Ecomuseo, oppure selezionare semplicemente uno dei quattro ambiti tematici, facendosi guidare dai diversi colori. Sono evidenziati anche due percorsi, consigliati a piedi o in bicicletta, uno a carattere principalmente naturalistico, e uno a carattere geomorfologico-paleontologico; quest'ultimo, in particolare, attraversa il bacino dei calanchi compreso tra Castelletto, Tiola e Maiola, uno dei più vasti e spettacolari dell'Emilia-Romagna.

Le audioguide, lettori portatili di file audio dall'uso semplicissimo, uno dei quali appositamente studiato per non vedenti, sono destinate invece ad accompagnare il visitatore all'interno del borgo di Castello di Serravalle. Anche in questo caso il percorso di visita segue l'itinerario segnalato dai pannelli didattici, ma le informazioni fornite dalle audioguide (in italiano e inglese), oltre a completare il quadro storico dell'evoluzione del borgo nel Medioevo, suggeriscono al visitatore di allargare la propria visuale gettando lo sguardo anche al di là delle mura medievali, per osservare come il paesaggio circostante e il borgo abbiano interagito, influenzandosi reciprocamente e instaurando un dialogo che vorremmo fosse udito, e compreso, sia dai visitatori che dalla comunità locale: far sentire queste voci è probabilmente il vero scopo dell'Ecomuseo.


Note

(1) S. Piacente, G. Poli, La Memoria della Terra. La Terra della Memoria, Bologna, Edizioni L'Inchiostroblu, 2003, p. 17.

(2) Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 41, "Codice dei beni culturali e del paesaggio", parte III, articolo 131; sullo stesso argomento si veda anche la Legge 9 gennaio 2006, n. 14, con cui lo Stato italiano ha ratificato la "Convenzione europea del paesaggio" (Firenze, 2000). Si consiglia inoltre la consultazione del sito: www.ecomusei.net.

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