Rivista "IBC" XVII, 2009, 2
territorio e beni architettonici-ambientali / convegni e seminari
Nel febbraio 2009 si sono svolti due interessanti convegni sul paesaggio e l'ambiente, uno (il 5 e 6) a Treviso, organizzato dalla Fondazione Benetton studi e ricerche, l'altro a Bologna (il 27 e 28), promosso dall'Unione bolognese naturalisti, con l'apporto del Dipartimento di biologia evoluzionistica sperimentale dell'Università. Il primo, dedicato alla memoria di Lucio Gambi, è stato intitolato "Luoghi di valore. Valori del luogo" e ha fatto un resoconto sull'esperienza di un concorso che ha raccolto segnalazioni di più di 300 luoghi da parte di oltre 200 persone, tutti diffusi nel territorio provinciale di Treviso (www.fbsr.it). Una grande ricerca collettiva, manifestamente soggettiva, che ha fatto emergere (e ha illustrato, mediante una splendida mostra fotografica cartograficamente ben supportata) una pluralità di siti di svariata natura architettonica e ambientale, espressione viva di una concreta vicinanza alle persone.
Ne è emerso un affresco molto intenso e colorato del territorio trevigiano, in assoluto contrasto con la degradata realtà paesistica che si offre allo sguardo di chi ne percorre i principali assi viari di attraversamento. Un affresco che rivela una quota ancora alta di beni da salvare e, insieme, la volontà dei partecipanti al concorso (in gran parte di età superiore ai 35 anni e laureati) di lasciarsi alle spalle l'ambiente del quotidiano e del contemporaneo, individuando beni radicati nella storia e conosciuti "da sempre" (accade in oltre il 50% dei casi). Gli intervenuti al seminario sono stati coordinati da Domenico Luciani, architetto e paesaggista, direttore della Fondazione Benetton studi e ricerche, il quale, alla luce degli esiti del concorso, ha messo in rilievo un'armatura del paesaggio sentita ancora molto profondamente e in modo prevalente per villaggi e giardini.
Fra i numerosi interventi segnalo quello di Massimo Rossi, responsabile della cartoteca della stessa Fondazione, che ha analizzato la dislocazione spaziale delle segnalazioni evidenziando una predilezione per i luoghi d'acqua (ma per nulla il corso del Piave) e per le parti collinari, con una complessiva prevalenza per il non costruito. La sociologa Giovanna Sonda ha messo in luce la volatilità del paesaggio, spiegando come sia impossibile disciplinare la percezione dei luoghi per via della loro diversa narrazione, per le diverse emozioni, per le pratiche di vita quotidiana di coloro che li vivono e li vissero, anche per le differenti presenze materiche e persino sonore.
Il naturalista Michele Zanetti ha insistito sul fatto che ormai non c'è più nulla di veramente naturale e si può parlare al massimo di una natura addomesticata, o al massimo di paesaggi "prossimo-naturali", ove accogliere i suggerimenti dell'ambiente e ridurre lo strapotere degli architetti. Nell'intervento conclusivo, infine, Andrea Emiliani ha ricordato Lucio Gambi e la sua lezione sul paesaggio come testimonianza della storia d'Italia, la sua capacità di dirigere interventi culturali con grande sapienza didattica e pure la sua collaborazione intellettuale al governo regionale.
Il convegno bolognese, dedicato a "Le trasformazioni dell'ambiente appenninico in Emilia-Romagna negli ultimi 50 anni", ha esordito con un riepilogo dei 68 anni di storia e di attività dell'Unione bolognese naturalisti, pronunciato dalla sua presidentessa, la botanica Anna Letizia Zanotti. Il mutamento del quadro ambientale dell'Appennino settentrionale è stato analizzato sotto molteplici e significativi aspetti: da quelli climatici, dovuti al riscaldamento che ha portato all'anticipo delle fenofasi primaverili (Giovanna Puppi), a quelli ornitologici, con le variazioni nella popolazione degli uccelli che fanno da preziosi indicatori ecologici di questo stesso mutamento (Riccardo Santolini). Sotto il profilo geologico si è notato invece come il recente inserimento di nuove strade transappenniniche risollevi il problema di alcune grosse frane quiescenti (Alberto Landuzzi).
Altre trasformazioni sono state individuate nelle profonde modificazioni dei sistemi forestali (Giovanna Pezzi) e nella mutata presenza della fauna selvatica (Paolo Belletti) e di quella ittica (Marco Rizzoli). Anche la storia genetica della popolazione, vista in un'area campione, vede ridursi e poi scomparire le tracce di suddivisione fra sottopopolazioni (Alessio Boattini). Paola Altobelli, Claudio Negrini e Stefano Pezzoli sono intervenuti sul tema della pianificazione: rispettivamente, sul Piano territoriale di coordinamento provinciale, sull'attività del Consorzio della bonifica Reno Palata, sul censimento dei beni culturali che in Appennino bolognese ebbe una gloriosa sperimentazione fra 1968 e 1971. Hanno concluso Carlo Cencini e Stefano Piastra, esponendo la vicenda delle aree protette in Emilia-Romagna e l'approdo a una conservazione decentrata, estesa anche oltre le emergenze biologiche e compatibile con le esigenze delle comunità locali.
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