Rivista "IBC" XVII, 2009, 2
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni
"Otium ludens. Stabiae, cuore dell'Impero Romano" è il nome dell'unico appuntamento italiano di una mostra itinerante già presentata, con meritato consenso di pubblico e critica, a San Pietroburgo e a Hong Kong (otiumludens.stabiae.com). Fino al 4 ottobre 2009 il visitatore vi potrà esaminare 175 reperti, rinvenuti in nove ville che si stagliavano lungo il pianoro di Varano. Il percorso, ricavato all'interno del complesso della trecentesca chiesa di San Nicolò, a Ravenna, mette a completo agio il visitatore. Ci si trova immersi in un'atmosfera silenziosa, che invita a esaminare il materiale esposto in modo raccolto e che bene si accosta alla natura sacrale del luogo.
Nel 2008 Ravenna aveva presentato "Otium", viaggio nei primi secoli dell'era cristiana, per indagare la vita all'interno delle case imperiali romane e bizantine, e carpirne i segreti, i lunghi momenti volti all'attività intellettuale e rigenerativa dello spirito. La mostra di quest'anno sposta il baricentro geografico verso il sud della penisola e mette a disposizione le tracce più evidenti e aggiornate di un passato rimasto sepolto sotto la lava dell'eruzione vesuviana nel 79 dopo Cristo. La continuità fra le due esposizioni - oltre al periodo storico testimoniato, anche se quello di "Otium ludens" è in parte anteriore - sembra essere la nostra esigenza di avvicinarci ai ritmi del mondo classico capaci di equilibrare il lato contemplativo con quello materiale, la filosofia e la vita pratica, l'otiume il negotium. Ma un altro filo rosso che unisce le due mostre (e Ravenna con Stabia), in una sorta di gemellaggio, è costituito dal sorgere di fondazioni intese al recupero del patrimonio archeologico, storico e artistico dei territori.
Per quanto riguarda il capoluogo emiliano-romagnolo, la Fondazione Parco archeologico di Classe - RavennAntica, oltre ad adoperarsi nel valorizzare l'intero centro dell'antica Classe e la Basilica di Sant'Apollinare, le chiese di Sant'Eufemia e di San Nicolò e la Domus dei Tappeti di Pietra a Ravenna, ha nei suoi intenti quello di istituire un museo archeologico da ricavare dall'ex zuccherificio di Classe (www.ravennantica.org). La Fondazione no profit italo-americana RAS - Restoring Ancient Stabiae si prefigge, invece, di continuare il lavoro di scavi che, iniziati nella seconda metà del Settecento in epoca borbonica e proseguiti negli anni Cinquanta del secolo scorso, dovrebbero portare in piena luce i resti delle nove ville da cui proviene il materiale che ha consentito l'allestimento della mostra "Otium ludens" (www.stabiae.com).
Ciò detto, "Otium ludens" è mostra capace di coinvolgere anche l'immaginazione scenografica di chi la visita. Oltre ai pregevoli stucchi, agli affreschi ben restaurati e, in alcuni casi, ancora in buono stato di conservazione, e insieme a suppellettili di vario genere, si trovano le piantine con le planimetrie delle nove ville da cui provengono i reperti: spesso edifici dalle dimensioni enormi, con parchi estesi in cui la classe senatoriale e nobiliare ospitava giochi, rappresentazioni teatrali e ogni altra manifestazione di quel carattere ludico con cui si è voluto titolare la mostra. Anche se "otium ludens", naturalmente, non va inteso solo nel senso di "piacevole e giocoso riposo", ma allude a due dei poli fondanti della civiltà classica: la tensione intellettuale e la ricreazione dello spirito. Un aspetto ben illustrato nella ricostruzione virtuale della Villa San Marco, e approfondito anche dal catalogo della mostra, ricchissimo di informazioni.
Otium ludens. Stabiae, at the heart of the Roman Empire, a cura di P. G. Guzzo, G. Bonifacio, A. M. Sodo, Castellammare di Stabia (Napoli), Nicola Longobardi Editore, 2007, 191 pagine, 40,00 euro.
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