Rivista "IBC" XVII, 2009, 2
territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni
"Guardandole si ha una sensazione che sparisce subito, senza quasi affiorare alla coscienza, perché vediamo solo quel che sappiamo già. Oltre la loro motivazione originaria di censimento, oltre il tempo trascorso, le foto testimoniano qualcosa che è lì, proprio davanti ai nostri occhi, eppure non lo riconosciamo: nelle città c'è un altrove. Un mondo altro, ai margini dello spazio noto, e proprio questo dicono le immagini. C'è un altrove, eccolo. Difficile descriverlo, se non con altre immagini: la pausa tra un suono e l'altro, il vuoto tra due pensieri, lo spazio negativo in cui gli oggetti si inquadrano. Il nero tra due fotogrammi, il bianco tra un quadro e l'altro in un fumetto". Così, nel suo romanzo d'esordio, Silvia Tebaldi si riferisce al censimento fotografico di Bologna realizzato da Paolo Monti per il volume Bologna Centro Storico. Catalogo per la mostra (Bologna, Edizioni Alfa, 1970). Proprio quegli scatti in bianco e nero, che la mattina dell'8 agosto di quarant'anni fa colsero la città senza traffico e priva di segnaletica mobile, muovono l'azione letteraria in una Bologna del futuro prossimo.
Inatteso vedere elevate a dignità letteraria le foto di quella rilevazione del territorio ad ampio spettro, frutto di una mentalità e di una prospettiva che facevano asserire a Pierluigi Cervellati, nell'introduzione al Catalogo, che la politica urbanistica bolognese non solo era rivolta a un'ovvia razionalizzazione degli interventi, ma mirava a un obiettivo più alto: lo sviluppo delle coscienze e, in ultima istanza, lo sviluppo della democrazia. Vuoto centrale tratteggia una città che ha perso quella tensione, ma richiama anche il lettore a osservarne i luoghi, troppo spesso sorvolati con sguardo distratto.
La trama di un noir fuori dagli schemi si impernia sull'iconografia delle dodici porte di Bologna, a cui se ne aggiunge una tredicesima che è un porto, il porto Navile. Le misteriose incisioni di porta Lame, Mascarella, Galliera e San Felice, ritrovate là dove qualcuno è morto, contrappuntano una vicenda che si dipana attraverso luoghi semisconosciuti della città, come la mole tetra e involuta del caseggiato del Ragno, in via Murri, o luoghi minori come via Begatto, storta e costeggiata da portici bassi e stretti, e la torre della Facoltà di Ingegneria con il suo saggio archivista. Ricorre poi nelle pagine del romanzo, ossessiva e allusiva, l'iconografia della sirena bicaudata che si afferra le code con le mani a simboleggiare l'eternità e la duplice natura femminile: occhieggia sulle tazze delle caffetterie di Starbucks, scolpita in arenaria, disegnata sui furgoni. A chi per diletto o mestiere si occupi di editoria bolognese, non sfuggirà il richiamo dell'autrice, bibliotecaria di professione, alle marche tipografiche secentesche del Longhi e degli eredi di Antonio Pisarri.
S. Tebaldi, Vuoto centrale, Bologna, Perdisa Pop, 2009, 138 pagine, 12,00 euro.
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