Rivista "IBC" XVII, 2009, 2

territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni

Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l'architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento, a cura di A. M. Matteucci e F. Ceccarelli, Bologna, Bononia University Press, 2008; A. M. Matteucci Armandi, Originalità dell'architettura bolognese ed emiliana, I, Bologna, Bononia University Press, 2008.
Nel segno dell'originalità

Elisabetta Landi
[IBC]

Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l'architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento e Originalità dell'architettura bolognese ed emiliana sono i titoli dei due contributi alla storia dell'architettura pubblicati da Anna Maria Matteucci per i tipi della Bononia University Press e voluti, rispettivamente, dalla Fondazione del Monte e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna.

Nel primo la studiosa esamina la figura del medicinese Angelo Venturoli, prolifico nei molti ambiti della progettazione e impegnato a ideare ville per la committenza locale, nei decenni tra il XVIII e il XIX secolo. In un periodo significativo per la crescita della città e del territorio, le sue opere connotano il paesaggio con un linguaggio improntato ai principi di simmetria che decretavano, in Europa, il successo di Andrea Palladio. Grazie alla presenza di saggi che contestualizzano la progettazione dell'architetto presentando edifici anche inediti, venturoliani e non, la pubblicazione offre un apporto insostituibile alla conoscenza dell'artista, recuperando agli studi storici un patrimonio edilizio ma anche grafico poco noto, e approfondendo l'ambito culturale della Bologna napoleonica, oggetto di un'attenzione crescente. Sono centinaia le dimore dell'aristocrazia locale che nel tempo costellarono le nostre campagne; edifici nobili di grande pregio ma prima d'ora in molti casi da indagare, sia nella committenza che nella crescita del cantiere.

L'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna ha collaborato al volume a margine del progetto "VILLAS", affidando a chi scrive la redazione di una decina di schede relative a edifici signorili del contado, in parte sconosciuti. Ne è emerso un quadro storiografico interessante, che attraverso le carte degli archivi, in primis l'Archivio Venturoli, ha fatto luce su episodi di grande rilievo, sia nell'architettura che nella vita sociale. Il repertorio annovera residenze monumentali, destinate a caratterizzare il paesaggio nella volontà del progettista. Sono luoghi carichi di memorie, attraverso i quali transitò la storia e si espresse il neopalladianesimo dell'architetto e dei suoi "seguaci", incaricati dai funzionari della Cispadana: Villa Baciocchi, sul colle di Belpoggio, nido d'aquila degli ultimi Bonaparte, le cui vicende si intrecciarono a quelle della città; Villa Gnudi, quindi Pallavicini, "delizia" dell'intellettualità giacobina; come pure la Villa Felicori Contri, situata alla "Mezzaratta" della salita dell'Osservanza: un edificio inedito, a eccezione degli affreschi di Felice Giani, e una dimora principesca nella quale sostò il Bonaparte. Poi Villa Tanari, detta "La Cavallina", Villa Magnani, Villa Monti, il "Casino Ratta", e palazzi extraurbani fatiscenti (come la "reggia" dei Pietramellara a Manzolino) o non più esistenti, come il Casino Canevelli Contri, documentato da progetti di Angelo Venturoli che testimoniano, a Settecento inoltrato, la vitalità ininterrotta della pratica architettonica bolognese.

Questa tradizione risale al Medioevo, precisa Anna Maria Matteucci nell'altra pubblicazione, il volume primo dei due previsti tomi sull'Originalità dell'architettura bolognese ed emiliana, dove si ripercorre uno scenario urbano caratterizzato, tra il Duecento e i primi anni del Cinquecento, da momenti di altissima originalità progettuale. Dagli influssi intellettuali dello Studio all'apporto francese, fino alla conoscenza del mondo classico espressa nelle tombe dei glossatori, fioriscono, nel Medioevo, i cantieri della città delle due torri, che risorge alla fine del XIV secolo e si impegna con Antonio di Vincenzo in costruzioni imponenti, avviando la stagione vitalissima della basilica di San Petronio. E mentre le corporazioni si riuniscono in eleganti edifici, ecco erigersi, sullo scorcio del secolo, la domus aurea dei Bentivoglio, ecco delinearsi il tracciato di strada San Donato, "via della corte", e sorgere sulla piazza il prospetto del palazzo del Podestà. Poi, con la cacciata della signoria, ecco reinterpretata l'architettura della Capitale, e onorata nella continuità del portico la formula caratteristica del volto cittadino.


Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l'architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento, a cura di A. M. Matteucci e F. Ceccarelli, Bologna, Bononia University Press, 2008, 270 pagine, 40,00 euro; A. M. Matteucci Armandi, Originalità dell'architettura bolognese ed emiliana, I, Bologna, Bononia University Press, 2008, 287 pagine, 50,00 euro.

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