Rivista "IBC" XVII, 2009, 1
Dossier: Studi d'artista - Conoscere e conservare i luoghi della creatività in Emilia-Romagna
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La casa d'artista di Carlo Zauli a Faenza (Ravenna) rispecchia, anche nelle sue origini, le tappe della vicenda artistica del suo proprietario. Acquistato da un altro ceramista una sessantina di anni fa, il nucleo originario era stato ricavato dalle stalle del convento di San Francesco. In seguito, Zauli aveva ampliato la vecchia bottega, ottenendone una sede più idonea alla sua attività di scultore. Nascono così gli spazi ampi e adatti a contenere tutti gli strumenti del mestiere, che insieme rendono leggibili le fasi del processo creativo e produttivo.
Di questo parlano le scorte di terre, le impastatrici, il tornio, la parete con fili di ferro e legni sulla quale venivano ancorati e lavorati in verticale i grandi altorilievi, le bocche spalancate dei forni per la cottura (pronte a evocare l'emozione dell'apertura che finalmente rivela l'aspetto definitivo dell'opera), le pareti annerite, i ripiani colmi di barattoli di terre, le ciotole, gli imbuti, i pannelli lignei a cui sono appesi seghetti, squadre, forbici, una piccola grattugia, ma anche formule e appunti scritti su foglietti infilati a un chiodo. Decine e decine di sacchi di dolomite, avventurina, ossido di cromo e tanti altri componenti, inseriti in scaffalature o impilati, chiusi o aperti, tappezzano le pareti e garantiscono un'ampia e articolata possibilità di lavoro. La presenza dell'artista, grazie anche all'allestimento curato dalla figlia, è forte: se non fosse per il silenzio, si potrebbe pensare di averlo nella stanza accanto.
All'interno, negli stessi e in altri spazi, si distribuiscono i risultati di questo lavoro: vasi asimmetrici e "bivasi", piccole e grandi forme geometriche smaltate con il famoso "bianco Zauli", materiche "zolle" e "arate", "vasi sconvolti", "ruote strappate", piccole sculture policrome in porcellana, grandi pannelli, ben descrivono le conoscenze e i contatti di Zauli, la sua vicenda artistica e in continuo rinnovamento di ceramista, di sperimentatore del grès in una dimensione sempre più scultorea (con l'impiego anche del bronzo e del marmo), di designer.
All'esterno le opere sono visibili nel piccolo giardino racchiuso dai tre lati della casa e dal muro che la separa dalla proprietà confinante. Di medie e grandi dimensioni, le sculture si collocano in questo contesto con un'armonia che si costruisce sulle forme e sulla gamma di tonalità, spesso evocatrici di un fotografico e suggestivo bianco e nero. Ma il gioco interno/esterno è anche proprio delle stesse opere, tonde o longilinee, definite da solchi che suggeriscono il movimento delle onde marine, oppure indagate, scavate a cercare e restituire le stratificazioni e le complessità che si celano sotto la forma apparentemente liscia e attraente.
C'è poi ancora un risvolto interno/esterno ed è quello che rimanda al rapporto della casa con l'ambiente circostante: Faenza, città simbolo della ceramica, al punto da identificarsi, nell'accezione francese (faïence), con la materia stessa. Casa Zauli diventa così, da una parte, il fulcro di un percorso che consente di vedere le opere dell'artista conservate in altri luoghi - dal Museo internazionale delle ceramiche a edifici decorati con suoi pannelli, ad angoli cittadini come elementi dell'arredo urbano - e, dall'altra, una delle realtà più significative tra quelle che contribuiscono a illustrare il mondo ceramico nella sua complessità, fatta di istituzioni museali e didattiche e di una fitta rete di botteghe e studi ceramici.
Nell'universo delle case d'artista, Casa Zauli può definirsi una casa attiva. Oltre a essere una dimora evocativa, sede espositiva e testimone del ciclo creativo e produttivo dell'artista che vi ha vissuto, ha infatti esteso ad altri la possibilità di lavorarvi: con le "Residenze d'artista", un progetto coordinato dal figlio di Zauli, Matteo, che concretizza la volontà di Carlo di dar vita a un centro didattico e di ricerca per la ceramica contemporanea. Le "Residenze" ospitano periodicamente artisti internazionali desiderosi di confrontarsi con la ceramica, e gruppi di studenti delle principali istituzioni didattiche faentine che, seguiti da un tutor, realizzano materialmente le opere, in un'ottica di rinnovamento della ceramica e di creazione di nuove opportunità professionali.
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