Rivista "IBC" XVI, 2008, 4

musei e beni culturali / pubblicazioni

Gli Estensi e il Cataio. Aspetti del collezionismo tra Sette e Ottocento, a cura di E. Corradini, Milano, Federico Motta, 2007; Ducato di Modena & Reggio. 1598-1859. Lo stato, la corte, le arti, a cura di P. Vasco Ferrari, Modena, Artioli Editore, 2007.
I frutti degli Este

Elisabetta Landi
[IBC]

È di scena la storia degli Estensi nelle produzioni editoriali modenesi. Due pubblicazioni, edite nel 2007, fanno luce su aspetti importanti della dinastia che resse i fili degli intrecci politici della storia europea con ripercussioni nella nostra regione. Prima di tutto il ducato, feudo di "Modena Capitale" dove dalla devoluzione di Ferrara alla Chiesa fino all'unità d'Italia (vale a dire dal 1598 e per 260 anni) gli Este dettarono legge, collegando quel territorio ai destini internazionali; poi, gli effetti che il governo della famiglia ebbe sulla vita sociale e sulle relazioni con i paesi esteri, in particolare l'impero. Quali furono le modalità con cui Modena esercitò il suo ruolo di piccola ma prestigiosa città ducale in periodo preunitario, e quali le conseguenze sulla cultura e sulle scelte dei committenti, ce lo raccontano due volumi, promossi rispettivamente dal Banco di San Geminiano e San Prospero e dalla Cassa di risparmio di Modena.

Nel primo - Ducato di Modena & Reggio. 1598-1859. Lo stato, la corte, le arti, a cura di Paolo Vasco Ferrari (la pagina successiva, si sarebbe tentati di dire, rispetto a Modena Capitale di Luigi Amorth) - l'immagine dello Stato preunitario è delineata da una serie di saggi che illustrano il passaggio da Ferrara alla città ducale, fino all'evoluzione negli stati estensi e alla politica matrimoniale: "fiori d'arancio nell'orto delle alleanze" (secondo Roberta Iotti), delle quali i duchi furono abili "giardinieri". Abili giardinieri ma anche accorti sovrani: l'economia, la zecca, le arti e i mestieri, documentano una strategia dinastica testimoniata, per il mecenatismo, dalla ricchezza delle quadrerie e dalla vivacità dei cantieri, raccontati da Massimo Pirondini, Emilio Negro e Nicosetta Roio.

Un capitolo, quello della committenza, al quale idealmente si ricollega Gli Estensi e il Cataio. Aspetti del collezionismo tra Sette e Ottocento, il volume nel quale Elena Corradini presenta, con altri studiosi, gli esiti di una ricerca promossa dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena, in collaborazione con l'Università. Di scena un capitolo importantissimo ma meno indagato della nostra storia: le vicende che si svolsero nel fiabesco e anche un po' misterioso Castello del Cataio, alle pendici dei colli Euganei, dove gli austro-estensi soggiornarono nell'Ottocento, trasferendovi molta parte del patrimonio artistico modenese. Che di lì, purtroppo, prese la via del Brennero, ed è per questo che oggi lo si può ammirare al Kunsthistorisches di Vienna e al castello di Konopiste, vicino a Praga. Si tratta, nella fattispecie, di una ricognizione sull'archivio Obizzi-Austria Este, un complesso documentario pressoché inedito, e certamente ponderoso (ben 1944 pezzi), conservato per secoli nel castello del Cataio di Battaglia Terme e acquistato nel '97 dall'Amministrazione archivistica italiana, che lo destinò all'Archivio di Stato di Padova. Le numerosissime carte raccontano le vicissitudini dell'edificio e i passaggi patrimoniali della famiglia.

Nel 1803 Tommaso Obizzi, tra i più importanti collezionisti padovani del Settecento, destinò a Ercole III d'Este, per lascito testamentario, la sua ingentissima raccolta d'arte, allestita in un museo appositamente organizzato nel maniero cinquecentesco. Nella "picciola Atene" figuravano reperti antiquariali, codici, materiali bibliografici e musicali, oltre a quadri di grandissimo prestigio, ora presso la Galleria Estense; opere straordinarie, del Botticini, di El Greco, di de la Haye, che decoravano le sale del castello. Qui soggiornarono spesso e volentieri gli Estensi, che elessero loro residenza l'imponente complesso ai piedi dei colli Euganei, senz'altro più vicino alla corte imperiale. Una residenza alternativa al Palazzo Ducale, ampliata in alcune parti con corpi architettonici ispirati al neogotico, dominante nella cultura mitteleuropea. Nel XIX secolo il complesso rappresentava una cornice ideale al "museo" degli Obizzi, ricostruito ora per la prima volta e nella molteplicità delle sue raccolte grazie ai documenti trascritti nel volume. Dal quale emergono, accanto alla ricognizione sul patrimonio d'arte, temi fondamentali di storia modenese e anche centroeuropea, restituita all'attenzione degli studiosi.


Gli Estensi e il Cataio. Aspetti del collezionismo tra Sette e Ottocento, a cura di E. Corradini, Milano, Federico Motta, 2007, 143 pagine, senza indicazione di prezzo; Ducato di Modena & Reggio. 1598-1859. Lo stato, la corte, le arti, a cura di P. Vasco Ferrari, Modena, Artioli Editore, 2007, 320 pagine, 80,00 euro.

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