Rivista "IBC" XVI, 2008, 4

biblioteche e archivi / pubblicazioni

Le carte del monastero di S. Pietro di Modena (983-1159), a cura di D. Cerami, Cesena, Badia di Santa Maria del Monte, 2008.
San Pietro in carte

Paola Foschi
[Deputazione di storia patria per le province di Romagna]

È uscito nel 2008 il trentesimo volume della collana "Italia Benedettina" del benemerito Centro storico benedettino italiano di Cesena, che ci offre un'importante edizione di carte medievali di un monastero di grande interesse nel panorama ecclesiastico padano: San Pietro di Modena. Già oggetto di interessanti studi in occasione del millenario della sua fondazione e di un indice-regesto della sua abbondante documentazione, il monastero modenese svela il suo patrimonio grazie a un giovane studioso, Domenico Cerami, che da alcuni anni, nell'ambito del dottorato in storia medievale conseguito presso l'Università di Bologna, si occupa dei monasteri padani meno noti e studiati.

Il curatore ci introduce nell'affascinante storia di questo archivio, fra passaggi di mani, dispersioni e passati fraintendimenti sull'epoca in cui furono compilate alcune carte particolarmente ostiche. Cerami ricorda come gli studi su questo importante monastero di fondazione vescovile fossero finora stati basati su un esame dei documenti più antichi e su analisi a campione, integrate dall'esame dei documenti pubblici, privilegi papali e imperiali. L'edizione completa delle carte, invece, permette di ricavare l'evoluzione dei rapporti fra il monastero e il vescovo di Modena, di prendere in esame ben due lamentele verso signori laici usurpatori dei beni monastici, di condurre i primi studi sui rapporti del monastero con lo scriptorium vescovile, di trattare della biblioteca monastica, dei rapporti con altri monasteri padani, di spiritualità peculiare benedettina e di organizzazione interna del monastero nell'articolazione delle sue cariche.

Cerami prende quindi in esame i possessi descritti nelle carte edite, i legami sociali adombrati dalle donazioni, i rapporti con il territorio tracciati dai contratti agrari di affitto con i coltivatori: attraverso un breve esame delle tipologie di coltivazioni, delle case possedute, dei mulini del monastero, non si delinea solo la politica promossa dagli abati nelle zone in cui acquisivano dei possessi, ma anche il tipo di sfruttamento attuato, le modificazioni introdotte nel territorio, il tipo di sviluppo perseguito. Le aree in cui l'abbazia aveva possessi occupano la fascia confinaria fra Bologna e Modena e vanno poi dalla pianura fino al Frignano, con un significativo addensamento nella fascia dell'alta pianura: l'esame delle sue carte può quindi essere utile per la storia sia del contado modenese che bolognese. Con un invito a considerare nell'esame del cartulario non solo l'aspetto patrimoniale ma anche i segnali di spiritualità: dai frequenti passi delle Sacre Scritture che si rinvengono nelle donazioni, al richiamo alla vita comune condotta nella comunità, alla figura dell'abate, che si delinea come una costante guida e un pastore per i suoi monaci, fino al ripetuto invito alla preghiera come rimedio per il peccato, invito contenuto negli atti giuridici stessi.

Quanto all'esame delle carte si tratta, in sintesi, dell'edizione, condotta con criteri moderni, di 105 documenti compresi fra il 983 e il 1159, i secoli centrali e cruciali del Medioevo, dall'età ottoniana alla nascita dei Comuni e al loro diventare sempre più formazioni politiche e non più solo associazioni giurate. A questi atti sono premessi gli indispensabili regesti riuniti in un elenco generale cronologico, che permettono di avere sott'occhio un alto numero di atti e di compiere utili sintesi; all'edizione seguono l'elenco dei documenti perduti (oggi elencati solo nei regesti settecenteschi di corredo al fondo), gli indici onomastico e toponomastico e gli elenchi degli abati e dei monaci presenti negli atti, dei notai roganti, dei documenti che non presentano veste giuridica e infine degli atti privi della sottoscrizione notarile.

La bibliografia, molto ricca sia sul versante paleografico-diplomatistico sia sul versante storico, mostra quanta meditazione e quanto studio siano stati usati per condurre questa edizione. Una riflessione che non si può non ripetere, d'obbligo per chi studia il Medioevo padano, più volte espressa: solo con l'edizione corretta e moderna delle carte medievali è possibile studiare in maniera esauriente e pienamente corretta un momento, un fenomeno, un'istituzione. Se lo storico si affatica a cercare in più archivi di più città, o addirittura all'estero, le carte che gli sono utili, non può sperare di condurre un'indagine esaustiva: deve sempre presumere che qualche altro testimone, qualche documento finito per vie imperscrutabili in un archivio o in una raccolta inaspettata, modifichi le sue conclusioni. La completezza e l'esattezza dell'indagine ne risentono. Solo l'edizione (o per certi versi la regestazione ampia, quasi un'edizione per estratto) può offrire un panorama completo: l'editore o il regestatore compie quel lavoro preliminare di ricerca dei documenti, di storia delle carte e degli archivi, di trascrizione e di corredo di strumenti che rende più mirato il lavoro dello storico e più completa ed esatta la sua indagine.


Le carte del monastero di S. Pietro di Modena (983-1159), a cura di D. Cerami, Cesena, Badia di Santa Maria del Monte, 2008 (Italia benedettina, XXX), 289 pagine, senza indicazione di prezzo.

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