Rivista "IBC" XVI, 2008, 2
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni, restauri
Nel panorama delle esposizioni odierne raramente trova spazio il problema delle copie. La produzione seriale di prodotti artistici, una questione molto rilevante dal punto di vista scientifico, indaga l'antica consuetudine di mutuare, per fini devozionali, nuove opere da modelli altisonanti. La pratica della copia si contrappone così all'ossessione contemporanea per l'unicità dei capolavori artistici.
La piccola e brillante esposizione delle Collezioni comunali d'arte di Bologna (Musei civici d'arte antica), curata da Carla Bernardini e Antonella Mampieri, continua il percorso inaugurato dalla precedente "La Madonna del presepe, da Donatello a Guercino. Una devozione antica e nuova nella terra di Cento", la mostra che si è tenuta dal 2 dicembre 2007 al 13 aprile 2008, nella Pinacoteca civica di Cento (Ferrara), a cura di Giuseppe Adani, Giancarlo Gentilini e Cristina Grimaldi Fava. Dal 5 giugno al 7 settembre 2008 l'esposizione bolognese ha illustrato le vicende connesse alla storia di una serie di presepi in terracotta, partendo dal prezioso bassorilievo in stucco, raffigurante l'Adorazione del Bambino, ispirato a un prototipo realizzato probabilmente dal collaboratore di Donatello, Bartolomeo Bellano. La fortuna devozionale e la qualità stilistica dell'originale donatelliano hanno infatti ispirato una serie di innumerevoli copie realizzate nel corso dei secoli nella regione: si pensi che solo nel territorio bolognese, oltre all'opera della Certosa esposta in mostra, se ne conserva un'altra variante in Santa Maria dei Servi e una a Casalecchio nella chiesa di San Giovanni Battista.
L'occasione è propizia per fare il punto anche sul complesso monumentale della Certosa come museo, luogo da cui provengono gran parte delle opere oggi conservate nei nostri musei cittadini. Il bel Presepe protagonista dell'esposizione, riportato alla policromia originaria, grazie al restauro della mostra centese, si integra alle campagne d'intervento che stanno riqualificando il complesso della Certosa. Nel 1801 l'ex monastero certosino fu destinato a diventare cimitero cittadino, in anticipo rispetto all'editto napoleonico di Saint Cloud (1804), dove le più prestigiose famiglie bolognesi fecero a gara per realizzare i propri monumenti sepolcrali, ancora oggi visibili. A fianco di questa funzione si cercò di assegnare al complesso un ruolo di salvaguardia del patrimonio storico-artistico, attraverso la conservazione di molte opere provenienti dagli edifici religiosi chiusi al culto.
Nella sofisticata cornice della sala Urbana, attraverso un apparato didattico sciolto ed esaustivo, i pannelli didattici hanno illustrato queste due problematiche, partendo da disegni e da incisioni antichi che raccontano i romantici spazi claustrali per arrivare alla Madonna del Presepe, perno di tutta la mostra. Il raffinato Presepe è stato reinserito nella sua bella cornice settecentesca, restaurata ad arte, che celebra e completa le plastiche e delicate forme, richiamo dell'opera antica del grande Donatello. Nell'ordine sobrio dell'allestimento, dove ogni oggetto trovava il tempo pausato d'interazione con i fruitori, l'ultima vetrina conteneva un'interessante testimonianza pubblicata da Giovanni Zecchi nel 1828: la Collezione dei Monumenti Sepolcrali della Certosa, preziosa raccolta di tutte le sepolture antiche e coeve.
L'esposizione proponeva poi due piante antiche della Certosa, che incornicivano un modernissimo televisore al plasma su cui veniva illustrato il sito www.certosadibologna.it, realizzato dal progetto "Nuove istituzioni per comunicare la città del Comune di Bologna" diretto da Mauro Felicori, con la collaborazione dei Musei civici d'arte antica (Carla Bernardini e Antonella Mampieri) e dell'Ufficio edilizia cimiteriale (Maria Bacchini). La piccola mostra ha avuto così il pregio di portare a conoscenza del pubblico stimolanti problemi storico-artistici. Un'indagine che con impegno e costanza, attraverso una distinta qualità scientifica, frutto di anni di lavoro, riscopre uno dei monumenti più importanti della città, vera memoria storica della nostra comunità.
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