Rivista "IBC" XV, 2007, 2
biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi
"Cari amici, sono sempre in attesa del premio. Spero avrete ricevuto le mie precedenti. Avrei proprio bisogno che mi mandaste subito questo premio [...]". Così scriveva Italo Calvino il 4 settembre 1947 alla segreteria del premio "Riccione". Un sollecito garbato e però perentorio, considerato il poco tempo trascorso dall'atto conclusivo del neonato concorso letterario e teatrale (culminato con una cerimonia squisitamente mondana alla presenza dell'onorevole Umberto Terracini e signora, ma disertata dallo scrittore impegnato a Praga come inviato dell'"Unità" al Festival mondiale della gioventù).
Di fatto, la lettera mette la parola fine al rapporto fra Calvino e Riccione. E proprio quel rapporto - determinato dalla partecipazione del giovane scrittore al neonato premio nazionale con il suo romanzo inedito Il sentiero dei nidi di ragno, ma poi consumato a distanza, senza un contatto ravvicinato - costituisce il capitolo centrale della mostra allestita durante la prossima estate all'interno di Villa "Mussolini", un'iniziativa realizzata dall'istituzione "Riccione Teatro" con l'apporto della Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'Istituto regionale per i beni culturali.
Una mostra senza intenti meramente commemorativi del sessantesimo compleanno del premio "Riccione", ma che si direbbe confezionata come un grande "libro aperto" sull'evento del '47. Un libro attraente, da leggere a passo lento, ispirato dal bellissimo saggio scritto da Andrea Dini per il volume che a sua volta accompagna l'esposizione. Il catalogo ha come "copertina" belle immagini dell'epoca, fotografie, documenti, manifesti. Vi si scorge la città ereditata dal regime, con il suo caratteristico porto canale, i grandi viali litoranei, le architetture alberghiere, gli stabilimenti balneari, gli spazi della mondanità; una "fascinosa Riccione" ancora bambina, una "perla dell'Adriatico" ancora da lucidare.
Per il visitatore è dunque un ritorno alla città "ricostruita" dal sindaco comunista Gianni Quondamatteo e dalla locale Azienda di soggiorno, con i buoni servizi dello scenografo e animatore bolognese Paolo Bignami, non esclusivamente come centro di svago balneare, ma come un luogo di villeggiatura alla moda (e dunque largo spazio alla mondanità, alla presenza della creatività artistica, della cultura, dello spettacolo, per animare l'estate della riconquistata libertà). Ed ecco, a colorare l'estate del 1947, una grande mostra di pittura e scultura con le opere di venti valenti giovani artisti italiani emergenti a quel tempo; ecco, specialmente, l'idea di far nascere un premio nazionale per il romanzo e per il teatro, una sorta di corrispettivo adriatico del "Viareggio".
Tutto l'iter organizzativo del concorso, per la parte riservata all'"opera letteraria narrativa" (quella che appunto vide tra i partecipanti il giovane Calvino) viene ricostruito nella mostra a Villa "Mussolini". E non mancano, come si diceva all'inizio, le curiosità e le sorprese: cominciando dal bando di concorso, apparso fin dal gennaio del '47, con il vincolo agli scrittori interessati di attenersi, per le loro opere narrative, a un non meglio precisato "contenuto sociale" (il che causò di fatto una scarsa partecipazione di inediti romanzeschi, in tutto 25 a fine giugno, mentre furono ben 217 le opere partecipanti alla sezione teatrale "a libero tema"). Fino alla commissione giudicatrice, la cui composizione fu complicata "in corsa" da rinunce e defezioni e dalla conseguente ricerca di autorevoli sostituti, come viene attestato dalle corrispondenze con Corrado Alvaro, proposto come presidente e poi dimissionario, con Elio Vittorini, Sibilla Aleramo, Guido Piovene, Cesare Zavattini, con Eugenio Montale e Marino Moretti, questi ultimi da subito non disponibili, e con i subentranti Romano Bilenchi e Mario Luzi. E fino ai problematici contatti della segreteria del Premio con i vari commissari, più e più volte invitati a procedere alla lettura dei singoli elaborati.
Davvero clamorosi, a questo proposito, certi retroscena del premio: la "poca voglia" dimostrata da Bilenchi, Vittorini, Luzi e Piovene, oppure la rinuncia di Alvaro, di fatto comunicata soltanto il 21 luglio "per ragioni di salute" (salvo poi ritrovarlo, negli stessi giorni, a far da giurato al "Viareggio") e, ancora, l'accorato appello degli organizzatori a Cesare Zavattini affinché assumesse la presidenza del premio, di fatto accettata e poi cavallerescamente offerta all'Aleramo. Così, alla vigilia della proclamazione dei vincitori, c'è spazio nella mostra per la cronaca mondana. In una nota giornalistica del 14 agosto si legge tra l'altro: "Sono arrivati, nella giornata di ieri, i giudici delle due commissioni che dovranno designare i vincitori dei grandi concorsi letterario e drammatico che il Comune e l'azienda di Soggiorno di Riccione hanno a suo tempo bandito tra gli scrittori italiani". E ancora: "Oggi sono stati visti dal pubblico di Riccione, e immediatamente riconosciuti, a un tavolo di Zanarini, la poetessa Sibilla Aleramo, giovanile e sorridente, l'umorista Zavattini indaffarato a polemizzare di copioni e d'arte, Zorzi e Palmieri che stavano discutendo sulla loro reciproca origine veneta, Luzi serafico e calmissimo nonostante l'immane lavoro che in queste ultime ore è piovuto addosso ai commissari che quasi in permanenza risiedono nel palazzo del Turismo".
A Villa "Mussolini" l'"immane lavoro" dei commissari (Vittorini non si fa vedere: si ritrovano dunque, a Riccione, Zavattini, Aleramo, Luzi, Piovene) viene raccontato con le parole del diario di Sibilla Aleramo tra il pomeriggio di Ferragosto:
Letti ancora altri due manoscritti, ma ora finalmente la fatica è terminata. Stasera ultima votazione fra i quattro giudici e votazione. Io come presidente ho diritto a due voti, e farò pendere la bilancia a favore di Fabrizio Onofri, il quale tuttavia dovrà dividere il premio con un altro giovane scrittore, anch'egli comunista, Italo Calvino, autore di Il sentiero dei nidi di ragno, libro che non è neppur esso un capolavoro, ma è indubbiamente assieme a quello di Onofri quanto di meno peggio è stato mandato al concorso.
e la mattina del 16 agosto:
Tre voti favorevoli e uno contrario alla premiazione ex aequo di Onofri e Calvino: il contrario è stato quello di Zavattini, il quale patrocinava il libro di un certo Luigi Squarzina, che invece non è affatto piaciuto né a me né a Piovene né a Luzi. Stamane stenderemo tutti quattro assieme la breve relazione, che stasera a mezzanotte leggerò al pubblico. Abbiamo deliberato di far alcune "segnalazioni", e fra esse quella del libro di Eva Quajotto, che speriamo possa trovare così un editore. Una volta di più ho verificato il fenomeno della disparità e incertezza di giudizio letterario fra gente d'uguale cultura.
Ma ecco che finalmente il visitatore della mostra può partecipare al momento della proclamazione dei vincitori del primo premio nazionale "Riccione"; e dunque spazio alle fotografie del pubblico al dancing Savioli, al testo scritto dell'intervento del sindaco Quondamatteo, al verbale letto dall'Aleramo (con il cenno critico all'"interpretazione limitata data al 'contenuto sociale' imposto dal bando" e il consiglio "al comitato promotore di togliere per gli anni venturi una clausola che può, generando un equivoco sulle finalità del concorso, avere tenuto lontani molti concorrenti"); e, su tutto, spazio al Sentiero nella sua prima veste, quella della copia dattiloscritta per Riccione.
Fin qui la cronaca del premio: prima e ultima edizione riservata a "opere letterarie" (mentre invece, come è noto, anche negli anni a venire il "Riccione" avrà un ruolo preminente tra i concorsi nazionali per testi teatrali). Il seguito riguarda il romanzo vincitore nella "fascinosa Riccione" (bollato da un deludente ex aequo, accompagnato dai giudizi non proprio lusinghieri dei giurati, con il seguito di qualche spunto polemico sui giornali dell'epoca circa l'esito del concorso: "Calvino e Onofri sono tutt'e due comunisti, tutt'e due giovani e già noti... Colpa del presidente la commissione, qualcuno dirà certamente, la scrittrice e comunista Sibilla Aleramo") e ciò che accadde al Sentiero dopo quella calda estate del 1947. Ed è anche questo, con la sapiente "guida" di Andrea Dini, un bel capitolo della mostra tutta da leggere sul giovane Calvino alla prova del romanzo.
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