Rivista "IBC" XV, 2007, 2

musei e beni culturali / inchieste e interviste, mostre e rassegne, progetti e realizzazioni

Un viaggio a puntate attraverso l'Emilia per parlare di musei e luoghi dell'arte contemporanea.
In contemporanea: Bologna, Modena

Claudia Collina
[IBC]

La geografia emozionale dell'arte contemporanea sul territorio dell'Emilia si può percorrere attraverso gli spazi culturali di istituti e sedi espositive assai rappresentativi e dinamici, i fiori all'occhiello della regione. Una passeggiata, un racconto a puntate, che porta lo spettatore ad attraversare le traiettorie estetiche, museografiche e museologiche delle arti, in cui architettura ed espressioni artistiche s'intersecano tra passato e presente; una sorta di dialettica che dà vita ai centri istituzionali che costellano la via Emilia e i suoi "orizzonti di bruma", tra Bologna, Modena, Reggio Emilia e Piacenza.

"Viviamo con il tempo, cioè siamo contemporanei".1 L'affermazione intelligentemente lapalissiana di Franco Ferrari genera una necessaria puntualizzazione della complessa questione per il lettore non addetto ai lavori: la periodizzazione accademica vedrebbe, di diritto, l'arte contemporanea compresa e coincidente con l'età contemporanea, tra la fine del XVIII secolo e il presente. Ma importanti storici e critici dell'arte (Roberto Longhi, Enrico Crispolti) l'hanno fatto coincidere con la nascita dei primi musei europei dedicati all'opera dei viventi, ossia hanno considerato l'inizio della contemporaneità con la fine del movimento impressionista, al contempo epigono della modernità e culla delle avanguardie artistiche nate tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, nonostante i prodromi dell'avanguardia risalgano proprio al primo Romanticismo (Francesco Arcangeli, Renato Barilli).

La giurisprudenza statale, per contro, ha consegnato la contemporaneità artistica a una disposizione che prevede la contemporaneità riferita all'arte degli ultimi cinquant'anni, termine temporale che non tiene conto della storia e si sposta man mano con lo scorrere del tempo, per giungere all'inizio del XXI secolo, un tempo in cui l'intersezione tra discipline - arti plastiche, musica, cinema, video, poesia, performance, multimedialità e fotografia - è talmente serrata da far ipotizzare, provocatoriamente, l'arte contemporanea come genere artistico eclettico, orizzontale e sovrapposto, e paradigma di classicità e modernità, anch'esse continue e costanti sino al presente (Natalie Heinich). E siccome l'arte è sempre stata contemporanea al suo tempo, se non addirittura intuitivamente precorritrice, vale la pena d'interrogarsi su quale tipo di estetica e di possibilità essa rifletta oggi, e fare il punto della situazione sugli sviluppi istituzionali in seno all'attuale "sistema dell'arte",2 ponendo qualche domanda ai rappresentanti di alcuni dei più significativi musei e sedi espositive d'arte contemporanea del territorio.

La funzione del museo d'arte contemporanea è radicalmente cambiata a metà degli anni Novanta con uno spostamento di baricentro: da luogo della memoria a importante contenitore architettonico a polivalenza dinamica; questo spostamento consente la molteplicità espressiva dell'arte del presente, caratterizzata dalla globalizzazione, i cui valori orizzontali pongono l'accento sulla discorsività, la socievolezza, gli aspetti del quotidiano, la sua etica e i frammenti della sua memoria. Questa temperie predilige i media della fotografia pittorica e della multimedialità,3 o opere realizzate con l'evidenza del gesto, del segno e della luce (Jean-Luc Nancy).

A Bologna, la Galleria d'arte moderna si è trasformata nel "MAMbo", museo traslocato nel centro della città, all'interno dei diecimila metri quadrati dell'ex Forno del Pane, la cui architettura industriale e monumentale, risalente all'epoca della Grande Guerra, è ingentilita da una galleria con anses de panier nella Manica lunga (www.mambo-bologna.org). L'ex Forno è stato oggetto di un restauro splendidamente funzionale alla nuova destinazione, ma assai rispettoso nei confronti della preesistenza. A Gianfranco Maraniello, direttore dal 2005, e a Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell'istituzione, che con tenacia e sapienza è stato alla guida del progetto per quattordici anni, è stato affidato il compito di traghettarla e inaugurarla con un'importante rassegna tematica al fianco di Germano Celant, autore di una bella teoria critica dell'arte concettuale, dalla sua genesi al presente, sviluppata in mostra con l'intelligenza che lo contraddistingue. La nuova struttura museale, straordinaria per spazi espositivi su più piani, capienti depositi, una grande biblioteca aperta al pubblico, ristorazione e bookshop, è integrata in un mini distretto culturale cittadino - la "Manifattura delle Arti", che comprende la Cineteca, i laboratori universitari del Dipartimento di musica e spettacolo, il Dipartimento di comunicazione e la sede espositiva della Salara - e andrebbe a connotarsi come museo attrattore, secondo le categorie proposte da Pier Luigi Sacco,4 attraverso grandi o medi eventi.

La Galleria civica di Modena, dal suo canto, si è definita nel tempo come museo attivatore, con iniziative di carattere sperimentale spesso legate alla fotografia, disciplina a cui la città è particolarmente affezionata, a cui si affianca l'intensa attività di promozione dell'arte giovanile locale effettuata dai "Giovani d'Arte" di Ornella Corradini (www.comune.modena.it/galleria/). Alla guida della Galleria modenese da due anni è Angela Vettese, che ha distinto il suo operato attraverso un'attività espositiva volta a documentare gli aspetti più sociali e inquieti dell'estetica della contemporaneità nazionale e internazionale, con mostre a tema - "Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte. La mensa delle culture", "EgoMANIA" e "Northern Lights" - che hanno tracciato un solco importante nel territorio. La direttrice ha compiuto scelte critiche significativamente aggiornate e d'avanguardia e ha individuato attività collaterali originali volte al massimo coinvolgimento di pubblico, anche in sinergia con il "Festivalfilosofia".

Rivolgiamo ora qualche domanda a chi ha responsabilità culturale e istituzionale a Bologna e Modena, riservando attenzione a Reggio Emilia e Piacenza nel prossimo numero di "IBC".

 

All'inizio del XXI secolo il panorama dell'arte contemporanea sta mutando, com'è logico che sia, così come la sua funzione culturale. Vediamo, in territorio emiliano, come due importanti poli museali d'arte contemporanea - Bologna e Modena - stiano rapportando la loro politica culturale a tali trasformazioni, nell'organizzazione della cultura istituzionale collegata al tessuto della città, al territorio italiano e a quello internazionale. Rispetto a questa considerazione, quali obiettivi si prefigge il museo attraverso i suoi indirizzi?

Lorenzo Sassoli de Bianchi: Per il nascente MAMbo, inaugurato lo scorso 5 maggio a Bologna, il posizionamento scelto è quello di una struttura museale dedicata al presente e alla ricerca artistica più avanzata. In buona sostanza MAMbo sarà cultura visiva e sperimentazione a disposizione dei giovani. Il museo dovrà far conoscere gli elementi significativi delle ricerche artistiche del presente avanzato.

Angela Vettese: La Galleria civica di Modena si prefigge di diventare un centro di interesse nazionale con numerosi scambi internazionali, un luogo dove si offrono mostre di prima mano e prime presenze in Italia di artisti importanti, italiani e stranieri. Inoltre si intende avere un legame con il territorio mostrando circa sette artisti modenesi all'anno, in uno spazio a loro assegnato e capace di accogliere un progetto ad hoc anche di vaste dimensioni. Infine si vogliono favorire tutte le forme di partecipazione possibile: dalla visita guidata alla conferenza del direttore, dall'incontro con l'artista alla recitazione di poesie, dal dialogo con bambini e ragazzi (con il supporto del laboratorio didattico) all'arteterapia per gli adulti, fino a performance artistiche, musicali, letterarie. Questo è quanto è stato fatto finora, ma siamo aperti a ogni altra proposta di interazione con la città, a partire da un piccolo dialogo con le gallerie private che sta man mano crescendo e prendendo la forma di un calendario comune.

 

La strategia delle acquisizioni delle opere d'arte di un museo è estremamente importante perché rappresenta il simbolo del collezionismo pubblico della società, avvalorando l'operato degli artisti scelti, determinandone un rinnovato patrimonio economico e la fruizione da parte della collettività. Quali nuove acquisizioni sono state fatte dai vostri musei e con quali criteri?

Sassoli de Bianchi: Il MAMbo, per quanto riguarda la collezione permanente, traccerà la storia dell'arte contemporanea italiana, a partire dagli anni Sessanta a oggi. In questa direzione va la politica di acquisizioni che, dati i mezzi limitati, si avvarrà anche di contributi privati in termini di prestiti e depositi. Inoltre è nata una nuova sinergia tra MAMbo e Unicredit al fine di produrre, promuovere e collezionare opere dei giovani artisti italiani, attraverso un progetto triennale che coniugherà l'imprenditorialità della banca e la ricerca culturale del museo: saranno selezionati e acquisiti lavori che andranno a incrementare la collezione permanente dell'istituzione; a tutt'oggi le opere acquistate insieme a Unicredit sono quella di Loris Cecchini, Clouds, prima esposta alla Biennale di Shanghai e ora in mostra al Palais de Tokio a Parigi, e quella di Luca Pancrazi, eseguita per la Biennale di Mosca.

Vettese: I fondi sono molto pochi e acquisizioni "come si deve" avrebbero bisogno di ben altre risorse. Ciò detto, finora nella mia direzione abbiamo arricchito la collezione con tre disegni di Roberto Cuoghi e una fotografia di Adrian Paci. Piero Gilardi ha donato un piccolo Tappeto Natura e Melina Mulas ha donato una serie di fotografie dedicate alla cultura tibetana. Ricordo che i due filoni più forti della nostra collezione sono da sempre il disegno italiano e la fotografia internazionale.

 

Le esposizioni temporanee consolidano o trasformano significativamente il gusto del pubblico, ampliando la conoscenza dell'esistente e dando conto, attraverso la divulgazione e la didattica, di nuovi sviluppi della storia e della critica d'arte. Quali sono i progetti di mostre che impegneranno il vostro museo, a breve o lunga scadenza?

Sassoli de Bianchi: Al momento mi soffermo sulla mostra inaugurata il 5 maggio, "Vertigo", focalizzata sull'analisi del rapporto tra mezzi di comunicazione e arte negli ultimi cento anni. Nel tentativo di comprendere come i media abbiano influenzato l'arte e viceversa. È un'esposizione a forte contenuto didattico, in cui le opere d'arte più tradizionali si integrano con i video, le voci, i film, la fotografia: in una "vertigine", appunto, quale è quella rappresentata dall'arte dell'ultimo secolo. Dopo "Vertigo", ogni anno avremo una grande mostra a tema oltre a una serie di esposizioni ed eventi in spazi più contenuti, che saranno comunque sempre rivolti agli aspetti più significativi della sperimentazione contemporanea.

Vettese: Le prossime mostre saranno dedicate a due fotografi, il giapponese Shomei Tomatsu e l'americano Lewis Baltz, e a due artiste di grande importanza internazionale, la tedesca Katharina Fritsch e la centroamericana Ana Mendieta. Proseguire sul filone della fotografia è una sorta di omaggio dovuto alla tradizione della galleria. Ana Mendieta è una figura storica, di riferimento attualissimo anche se scomparsa da tempo, e Katharina Fritsch è uno dei talenti tedeschi emersi negli anni Ottanta che hanno avuto maggiore pregnanza nel panorama internazionale.

 

Oggi più che mai è spesso richiesta la sinergia tra attori pubblici e privati del sistema dell'arte contemporanea, determinata anche dall'interconnessione tra valore artistico e valore economico delle opere della contemporaneità, sempre più spesso presentate a fiere prestigiose dalle connotazioni allusivamente museali. Come si rapporta il suo museo a tale fenomeno?

Sassoli de Bianchi: Noi siamo vicini a molti collezionisti, che trovano nel MAMbo un punto di riferimento culturale e uno stimolo a collezionare opere significative. Siamo aperti e interessati a ricevere prestiti e depositi, purché in linea con il progetto museale, e allo stesso tempo siamo pronti a suggerire, documentare, consigliare chi volesse approfondire le tematiche relative alla ricerca artistica più autentica. Non va dimenticato, inoltre, il nostro storico e fecondo rapporto di collaborazione con "Arte Fiera", attraverso il quale le nostre due istituzioni, pur mantenendo la propria vocazione, si integrano in un'attività complementare.

Vettese: La Galleria civica di Modena non si oppone al fenomeno ma anzi lo prende come un momento positivo: fiere come quelle di Basilea, ma anche di Bologna, hanno il pregio di rendere l'arte contemporanea più vicina alla gente e quindi più disposta a entrare in luoghi in fondo ancora respingenti come le sale di esposizione non commerciali.

 

Note

(1) Del contemporaneo. Saggi su arte e tempo, a cura di F. Ferrari, Milano, Bruno Mondadori, 2007 (con scritti di Jean-Luc Nancy, Georges Didi-Huberman, Nathalie Heinich, Jean-Christophe Bailly).

(2) F. Poli, Il sistema dell'arte contemporanea. Produzione artistica, mercato, musei, Roma-Bari, Laterza, 2004; A. Bonito Oliva, Musei che reclamano attenzione. I fuochi dello sguardo, Roma, Gangemi, 2004: i due autori hanno sottolineato la fondamentale importanza nell'interconnessione fra valore artistico e valore economico.

(3) H. Foster, R. Krauss, Y. A. Bois, B. Buchloh, Arte dal 1900. Modernismo, Antimodernismo, Postmodernismo, (edizione italiana a cura di E. Grazioli), Bologna, Zanichelli, 2006.

(4) P. L. Sacco, Quali economie per i musei d'arte contemporanea in Italia?, intervista in I Musei d'Arte Contemporanea in Italia, a cura di L. Pratesi, Milano, Skira, 2006, pp. 23-29.

 

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