Rivista "IBC" XI, 2003, 3

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / storie e personaggi

Roberto Leydi, infaticabile pioniere dell'etnomusicologia italiana, è stato per oltre mezzo secolo un punto di riferimento per tutti gli studiosi di musica e spettacolo popolare.
I canti del professore

Gian Paolo Borghi
[responsabile del Centro di documentazione storica - Centro etnografico del Comune di Ferrara]

Lo scorso 15 febbraio 2003 è scomparso Roberto Leydi, prestigioso pioniere dell'etnomusicologia italiana. Nato ad Ivrea nel 1928, è stato per ventuno anni docente di quella disciplina al Dipartimento di arte musica e spettacolo (DAMS) di Bologna, di cui peraltro è annoverato tra i fondatori. Già direttore della Civica Scuola di arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano, da alcuni anni aveva instaurato un rapporto di collaborazione con la Scuola superiore di studi umanistici dell'Università di Bologna, diretta da Umberto Eco. Affermato giornalista di quotidiani ("L'Avanti") e riviste ("L'Europeo"), nei primi anni Cinquanta aveva iniziato ad effettuare studi e ricerche di musica e spettacolo popolare conseguendo in breve tempo risultati di rimarchevole livello, ancora oggi punto di riferimento in campo europeo.

I traguardi conseguiti dalla feconda opera scientifica di Roberto Leydi si sono tradotti in un importante trait-d'union tra il mondo accademico e le istanze "esterne" dei ricercatori privati, delle associazioni culturali e delle attività istituzionali. Grazie alla sua infaticabile azione sono sorte importanti realtà pubbliche quali il Servizio per la cultura del mondo popolare della Regione Lombardia (oggi Archivio di etnografia e di storia sociale) e, per alcuni anni, il Laboratorio di musica popolare presso l'Istituto per i beni culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna. I suoi stimoli culturali hanno inoltre offerto indispensabili punti di riferimento per la costituzione di centri documentari gestiti da enti locali o in un rapporto tra "pubblico" e "privato": ricordiamo, tra gli altri, il Centro etnografico del Comune di Ferrara (1972), il Centro etnografico della Provincia di Piacenza (1979), l'Istituto per i beni marionettistici e il teatro popolare di Torino (2001).

In campo bibliografico sono innumerevoli i suoi lavori, proposti e articolati in un arco temporale di mezzo secolo di vita culturale italiana. Non si possono non citare, tra gli altri: Marionette e burattini (con Renata Mezzanotte Leydi, Milano, 1958), La Piazza. Spettacoli popolari italiani descritti e illustrati (a sua cura, Milano, 1959), La musica dei primitivi (Milano, 1961), Canti sociali italiani (Milano, 1963: il primo volume di una collana purtroppo incompiuta a causa del fallimento della casa editrice che l'aveva promossa), Dizionario della musica popolare europea (con Sandra Mantovani, Milano, 1970), I canti popolari italiani (con Sandra Mantovani e Cristina Pederiva, Milano, 1973: un vero best seller, più volte ristampato), La canzone popolare (in Storia d'Italia. I documenti, V, Torino, 1973), La zampogna in Europa (Como, 1979), Burattini marionette pupi (con Tinin Mantegazza ed Eugenio Monti, Milano, 1980), L'altra musica (Milano, 1991), Canzoni popolari del Piemonte. La raccolta inedita di Leone Sinigaglia (Vigevano, 1998), Tanti fatti succedono al mondo. Fogli volanti nell'Italia settentrionale dell'Otto e del Novecento (con Paolo Vinati, Brescia, 2001), nonché le varie pubblicazioni della collana "Mondo Popolare in Lombardia" (Regione Lombardia, 1973 - in corso).

Molteplici sono pure le edizioni promosse da Roberto Leydi per la didattica: si pensi, tra le altre, ai quaderni milanesi della Civica Scuola di arte drammatica di Milano, ai Preprints musica, ai Materiali di lavoro (dedicati alle tesi di laurea), alla collana bibliografica "Alla musica" e ai dischi "Ricerche etnomusicologiche - Archivio sonoro", tutti realizzati nell'ambito del DAMS dell'Università di Bologna.

Curatore di decine di dischi di musica etnica (soprattutto per "I Dischi del Sole" e per la collana "Albatros" della Vedette), ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti in campo nazionale e internazionale. Ricordiamo soltanto alcuni suoi "classici": Italia (antologia "Albatros" in tre volumi) e le raccolte tematiche in vari volumi de "I Dischi del Sole", dai Canti della Resistenza ai Canti del lavoro, dai Canti e inni socialisti ai Canti comunisti.

Per quanto concerne più specificamente gli apporti forniti da Roberto Leydi in campo regionale emiliano e romagnolo restano tuttora fondamentali le sue due Guide allo studio della cultura del mondo popolare in Emilia e in Romagna curate dal Laboratorio di musica popolare dell'IBC in collaborazione con Tullia Magrini e con un'équipe di ricercatori articolata per provincia; si tratta rispettivamente del nono e del tredicesimo volume della collana "Ricerche": I canti e la musica strumentale (1982) e Lo spettacolo (1987). A queste opere ha fatto seguito il primo quaderno della serie "Inventari Materiali Documenti" dello stesso Laboratorio: Tradizioni popolari romagnole. Catalogo del Fondo Giovanni Bagnaresi (1864-1945) conservato nella Biblioteca Comunale di Castelbolognese, a cura di Giuseppe Bellosi (1985).

Nell'ambito della collana "Preprint musica", da lui diretta, è da menzionare il lavoro di Susanna Venturi Ballate e canzoni narrative in Romagna. Catalogo dei testi editi in fonti a stampa e disco (1990, 13). Analogo catalogo relativo al territorio emiliano (Maria Angela Marzola, Ballate e canzoni narrative in Emilia. Catalogo dei testi editi in fonti a stampa e in disco, Ferrara, 2000) è stato in seguito dato alle stampe in un rapporto di collaborazione tra Università di Bologna, Centro etnografico ferrarese e Fonoteca del Comune di Pavullo nel Frignano (Modena).

Il rapporto culturale di Roberto Leydi con il Centro etnografico ferrarese era peraltro iniziato nel 1975 con una serie di iniziative espositive e musicali promosse da Regione e Provincia di Ferrara, riassunte nella pubblicazione da lui coordinata in collaborazione con il Gruppo di ricerca per la comunicazione orale e tradizionale in Emilia-Romagna (Canti e balli popolari in Emilia e Romagna). Era poi proseguito con la collaborazione scientifica all'organizzazione del convegno nazionale "Un secolo di ricerca etnografica nel centese" (Cento, 1981), i cui atti venivano pubblicati nel 1985 a cura del Comune di Cento e della Deputazione ferrarese di storia patria (Studi Centesi, con il saggio di Leydi I temi della ricerca. Da Giuseppe Ferraro a Mario Borgatti). Rimarchevole era pure stato il suo apporto scientifico alla ricerca etnomusicologica di Gianni Stefanati Fòra la porta d'Asìa. Repertori di tradizione orale a Pieve di Cento (Padova, 1986; sua la prefazione), nonché al disco di musica etnica Emilia Romagna, edito nel 1989 in memoria di Paolo Natali, etnomusicologo ferrarese prematuramente scomparso.

Sempre in campo istituzionale emiliano e romagnolo sono da ricordare i contributi e le dense note di prefazione a pubblicazioni di rilevante spessore culturale, tra le quali citiamo: Tullia Magrini, Giuseppe Bellosi, Vi do la buonasera. Studi sul canto popolare in Romagna. Il repertorio lirico (Bologna, 1982); Documenti sonori. Catalogo delle registrazioni originali depositate presso il Centro Etnografico Provinciale di Piacenza, a cura di Mario Di Stefano (Piacenza, 1982); Anna Valentini, 1831: la Banda a Pieve di Cento (ibidem, 1993); Piazza Marino "poeta contadino" (Bologna, 1995).

Fondamentale, nel campo dei testi di canti popolari emiliani, risulta inoltre il volume Giuseppe Ferraro. Canti popolari piemontesi ed emiliani, da lui curato con Franco Castelli (Milano, 1977), incentrato sugli ottocento documenti raccolti dallo studioso tra il 1875 e il 1904. Anche la discografia emiliana e romagnola ha tratto i più importanti contributi dalla sua infaticabile opera. Si pensi, tanto per fare un esempio, ai dischi antologici Musiche e canti popolari dell'Emilia (quattro volumi, di cui i primi due a sua cura e di Stefano Cammelli e Bruno Pianta e i restanti a cura di Stefano Cammelli; "Albatros", VPA 8260, 8278, 8402 e 8403), Romagna I (l'unico pubblicato, a cura di Giuseppe Bellosi, Tullia Magrini e Alessandro Sistri, "Albatros", VPA 8467) e La tradizione dei balli montanari: Melchiade Benni ("Albatros", VPA 8492).

Roberto Leydi è stato pure tra i protagonisti del folk music revival (si legga l'omonimo suo libro, stampato a Palermo nel 1972): grazie alla sua attività sono state valorizzate cantanti del calibro di Giovanna Daffini (indimenticabile folk singer padana) e Giovanna Marini (nota oggi al grande pubblico per il disco Il fischio del vapore, da lei inciso con Francesco De Gregori) e hanno avuto origine i "movimenti" del Nuovo Canzoniere Italiano e dell'Almanacco Popolare, autentici protagonisti della storia della canzone popolare e politica in Italia.

Rilevanti sono stati pure gli spettacoli di canti e di musica popolare da lui curati, da Milanin Milanun (1962, con Filippo Crivelli) a Bella ciao (1964, con Filippo Crivelli), da Sentite buona gente (1966), al concerto-conferenza O patria mia!, presentato postumo lo scorso 11 marzo nell'Aula absidale di Santa Lucia a Bologna.

Altrettanto feconda, infine, la sua presenza convegnistica, attestata in decine e decine di atti di studio. Il giorno della sua scomparsa avrebbe dovuto presentare una relazione su Geneviève de Brabant e la canzone popolare al Convegno su "La leggenda di Genoeffa di Brabante dalla tradizione popolare a Erik Satie", organizzato a Novara dalla Regione Piemonte, dall'Università di Torino e da altre istituzioni piemontesi.

 

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