Rivista "IBC" XIV, 2006, 1

territorio e beni architettonici-ambientali / itinerari

Una passeggiata a piedi nel centro storico di Bologna, alla scoperta dei giardini dipinti e dei loro ingannevoli incanti...
Inganni privati

Micol Scondotto
[Istituto cooperativo per l'innovazione, Bologna]

A molti sarà capitato di passeggiare per le vie del centro di Bologna, soprattutto nella stagione primaverile, e di cogliere il verde di un giardino, il grande tronco di un albero o un pozzo ornato di statue attraverso il portone aperto di qualche antico palazzo. È noto infatti che molti sono i giardini gelosamente custoditi fra le mura pluricentenarie dei palazzi bolognesi. Forse, però, è meno noto che molti di questi giardini nascondono a loro volta il segreto di pitture a trompe-l'oeil che arricchiscono androni e pareti di recinzione dei giardini, dando l'idea che al verde non ci sia limite. Con questa tecnica prospettica, infatti, anche piccoli spazi verdi possono apparire come i grandi parchi delle ville fuori città, o si può creare l'illusione del giardino dove a causa degli spazi limitati è possibile solo ottenere una piccola corte.

Un esempio abbastanza noto di quadratura dipinta è certamente quella presente in strada Maggiore 34, all'interno dell'androne recentemente restaurato del palazzo Sanguinetti, che ospita il Museo della musica. Questa quinta murale, davvero simile anche per soggetto a certi fondali teatrali, è stata dipinta ai primi del XIX secolo. La pittura rivela l'ammaliante esistenza di un giardino ricco di statue e fontane, a cui è possibile accedere tramite un ampio scalone. Sulla destra di chi guarda è visibile un'elaborata architettura, probabilmente la parte finale di un loggiato che continua al di fuori della scena impressa sulla parete. Un effetto molto particolare è dato dal cielo di un bell'azzurro trasparente, attraversato da nuvole candide e benigne, che dona al passante un raggio di sole anche nelle giornate invernali più buie. L'effetto giardino è intensificato da un piccolo spazio verde molto curato, posto proprio davanti alla parete dipinta.

Naturalmente l'itinerario dei giardini dipinti è solo all'inizio: si può infatti continuare il percorso di scoperta di questa Bologna insolita al numero 19 di piazza Aldrovandi. Anche qui è presente un lungo androne, al termine del quale è posto un piccolo giardino chiuso da un cancello in ferro battuto. Il muro di fondo del giardino segreto è dipinto con una prospettiva altamente illusionistica che si riallaccia alla tradizione dei peristili romani e pompeiani. Oltre le sei colonne si vede un paesaggio boscoso, un fiume e delle colline in lontananza. Il fondale funziona come una porta dei sogni: non è difficile immaginare di varcarla e perdersi in quei boschi, sentire l'acqua che gorgoglia dolcemente e dimenticare per qualche momento di trovarsi nel centro di una grande città.

Rimanendo nella stessa zona ci si può recare a palazzo Gasperini in strada Maggiore 22. Qui ciò che colpisce è la grande dimensione della quadratura dipinta della corte, oltre che la perizia e la fantasia con cui vengono utilizzati gli effetti dello sfondato e del trompe-l'oeil. Tale fondale è attribuito alla tradizione dei Bibiena e si apre al centro con un grande voltone prospettico. Dietro all'arco, ornato da nicchie contenenti statue in movimento, sono visibili un ampio loggiato e un trinato in ferro battuto. Uno stendardo dai colori rosso e azzurro sembra presentare al visitatore la città gotica ricca di torri e architetture complesse che si apre subito dietro.

È facile continuare la passeggiata dei giardini "virtuali" a palazzo Fantuzzi, in via San Vitale 23. All'interno di questo palazzo si nota la mancanza dei grandi spazi verdi presenti in altri palazzi della stessa epoca, la prima metà del Cinquecento, mancanza che ha però fornito le condizioni per la creazione di incredibili impianti scenografici a trompe-l'oeil, fra cui la scenografia interna del grande salone senatorio a opera della scuola di Angelo Michele Colonna nel XVII secolo. Il salone è circondato da colonne marmorizzate e balaustre ricche di decori, che si affacciano su grandi giardini alberati. In lontananza è possibile scorgere delle dolci colline e l'azzurro del cielo fa capolino fra i tendaggi damascati raccolti accanto alle colonne. Nella scenografia dipinta compaiono alcune parti di un soffitto a cassettoni molto elaborato e grandi statue poste al di sopra delle balaustre.

Per scoprire altri luoghi dell'immaginario basta spostarsi verso il cuore più interno della città, fino a raggiungere il Collegio di Spagna, al numero 4 della via che da esso prende il nome. Il lungo loggiato è chiuso, come spesso accade, da una quadratura prospettica dipinta. La pittura murale, del XVIII secolo, rappresenta un grande arco di trionfo e un palazzo a più piani molto elaborato che sembra alludere alla mitica torre di Babele. In questo caso alcune parti del trompe-l'oeil sono molto rovinate e si sono in parte persi i colori originari, ma nonostante tutto l'originalità del soggetto è comunque ancora apprezzabile.

Il palazzo Masetti, in via Ca' Selvatica 4, racchiude un grande giardino arricchito da una peschiera con al centro un isolotto alberato, pergolati, roseti, sentieri, pozzi, e naturalmente, all'interno dell'androne di ingresso posto dal lato di via Nosadella, non manca una bella quadratura interna dipinta nel XIX secolo. La pittura delinea una cancellata in ferro battuto con balaustra di marmo sormontata da un putto, oltre la quale è visibile un magico e misterioso giardino ricco di alberi e zampilli di fontane sopra cui spicca un cielo grigio azzurro.

Allontanandosi da questo luogo silenzioso ci si può recare in via San Felice 20, dove la consueta prospettiva a cannocchiale dell'androne di accesso è chiusa da una quadratura pittorica di alto valore artistico. Qui il giardino ci porta in una visione di ispirazione romana. Sulla sinistra dello spettatore si apre un ampio porticato, mentre il resto della scena è occupato da uno scalone ornato di statue che porta a un livello superiore del giardino e poi a una grande villa appena celata da alcuni alberi secolari. È facile immergersi nella pace emanata dal dipinto, farsi coinvolgere dai suoi colori caldi che ricordano quelli della fine dell'estate, il momento magico in cui le foglie verdi degli alberi e i prati stanno per cedere il passo ai gialli e agli aranci autunnali.

Più primaverile è la quadratura pittorica visibile oltre il volto a cannocchiale del Collegio Venturoli, in via Centotrecento 4. Il trompe-l'oeil settecentesco suggerisce l'esistenza di un grande parco oltre la corte porticata. Un albero dalle vaste ramificazioni è posto in primo piano e dietro di esso è possibile scorgere un tempietto di ispirazione classica posto in un paesaggio che ricorda l'Arcadia pastorale. Purtroppo la parte inferiore del dipinto è così rovinata da compromettere irrimediabilmente l'effetto illusorio. Del tutto diversa è la scena che si presenta allo spettatore poco lontano da qui, in via Borgo San Pietro 4. L'atrio è una vera e propria scenografia teatrale creata in buona parte dalle quadrature pittoriche ricche di architetture virtuali del XVIII secolo. Archi, colonne, grandi vasi di pietra con mazzi fioriti, e finestre dipinte con maestria, sono i temi principali. Al di là delle finestre si apre all'immaginazione la vita segreta degli abitanti della casa: è possibile spiare una tenda mossa dal vento attraverso i vetri aperti. Un gatto nero dai lunghi baffi è accoccolato sornione sulla balaustra, una donna in abiti antichi spia il viavai dello scalone su cui si affaccia con aria malinconica. La finzione pittorica è resa fino nei minimi particolari, con i riquadri arzigogolati attorno alle finestre e con la luminosa trasparenza conferita ai vetri.

Interessante è anche la visita alla palazzina della Viola all'interno dell'Orto botanico, in via Filippo Re. La palazzina rinascimentale del Bentivoglio presenta una pittura parietale che ricorda un bosco dai rami scuri e intricati. All'interno del bosco una giovane si bagna, probabilmente in un ruscello, accompagnata da alcune ancelle. Un giovane in abiti rinascimentali la spia dal folto della vegetazione. Uno scudo appoggiato a un albero può far pensare ad Artemide spiata da Atteone. E per concludere questa lunga carrellata di fondali pittorici si possono ancora ammirare quello presente in via Rolandino 2, una balconata sormontata da fregi che si affaccia su un giardino frondoso, la nicchia barocca in via Parigi 16, con architetture, colonne e fronde che ornano un grande terrazzo, e le complesse architetture all'interno della corte del palazzo di via Porta Nova 3, oltre al fondale pittorico presente nell'androne del palazzo di Piazza Calderini 20. Qui le architetture virtuali sono poste di scorcio e la prospettiva è resa in diagonale. La composizione risulta piuttosto complessa, è ricca di balaustre, colonne con capitelli corinzi, arcate, statue e fronde in secondo piano.

Il viaggio attraverso i giardini dipinti di Bologna si può così dire concluso, e a pensarci bene è stato davvero un lungo percorso: ci ha permesso di scoprire angoli remoti e sconosciuti della città, ma anche di esplorare le potenzialità dell'immaginazione e della fantasia, due ali capaci di trasportarci oltre le altezze dei muri di pietra.

 

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