Rivista "IBC" XIII, 2005, 4

Dossier: 6000 caratteri per un museo - Luoghi d'incontro e nuove narrazioni nei musei dell'Emilia-Romagna

musei e beni culturali, dossier /

Alpino in vedetta

Chiara Marzocchi
[Liceo classico "Luigi Galvani", Bologna]

Solo un piede dopo l'altro; prima il destro poi il sinistro. Il respiro si condensa nella sciarpa, alta sugli occhi, fredda e bagnata, che si infeltrisce sfregando sulla barba incolta. Destro-sinistro. Timpani violentati dal vento incessante e sguardo fisso, intento a distinguere nella neve le impronte degli scarponi lasciate dal compagno che mi precede e calpestarle a mia volta, ma è vano qualsiasi tentativo di attenuare la fatica: ormai il mio prezioso carico è diventato troppo gravoso per le mie spalle. Dest-sinist.

"Marzocchi, accompagni il soldato Agostini in perlustrazione almeno fino a Passo Ombretta, dobbiamo essere certi che non ci attendano sorprese. Porti con sé la sua macchina fotografica, ci sarà una bellissima vista da lassù; gli ufficiali, lei capisce, apprezzano l'arte".

"Sissignore".

E subito mi tormenta il ricordo di quella bambina sporca di fango, fuliggine e sangue, nella polvere, con le dita di rosa che si schiudevano al sole, distese verso una bambola di pezza lacera, che giaceva accanto a lei, dimenticata. E il suo volto che non avevo immortalato nella fotografia, esprimeva tutta l'inadeguatezza di una bambina per la guerra che non riusciva, non poteva capire e che l'aveva uccisa.

La fotografia più bella e angosciante che avessi mai scattato. Un'arte impietosa e immorale, la mia; "inadatta a promuovere la propaganda politica del nostro governo" mi era stato rimproverato da un ufficiale, che non capiva le ragioni dell'arte, mentre frantumava la lastra fotografica con il tacco del suo stivale e recideva per la seconda volta quel fiore, cancellando in me qualsiasi velleità artistica, per sempre.

Dest-sinist.

D'un tratto le impronte finiscono, alzo la testa e vedo Angelo voltato verso di me: una nevralgia gli aveva procurato una paralisi al lato destro del viso, lasciandogli le labbra contratte in una smorfia sarcastica, tradita solo dalla dolcezza con cui la palpebra era adagiata sull'occhio, sempre chiuso. Passo Ombretta, un nudo sperone di roccia che ci avrebbe offerto riparo. Ci sediamo all'ombra di quell'aspra guglia e mentre io monto meccanicamente la fotocamera, dimentico di ogni cosa, Angelo estrae il cannocchiale dallo zaino e stesosi sulla neve, scruta la valle in cerca del nemico.

Forse è passione o puro ardore giovanile a renderlo fiero di sventolare la bandiera tricolore del suo paese, per me diventato condanna e prigione.

"La valle sembra deserta, di là non ci aspetta nessuno".

Sono le parole deluse di un ragazzo che ancora crede nella gloria immortale del divino Achille e che non ha mai vissuto nel fango della trincea, fra lo squallore e la morte, faccia a faccia con il proprio carnefice, dove ci si ferisce volontariamente pur di essere portati via, pur di dimenticare. È questa la guerra di cui nessuno parla, di cui nessuno sa nulla e di cui neppure io parlerò.

"Vuoi una sigaretta?".

"Sì, grazie".

Così rimaniamo seduti a fumare e a discorrere di vani propositi di matrimonio e di piani riguardanti un nebuloso futuro.

E io per la prima volta rivelo a qualcuno il mio ambizioso progetto di costruire un apparecchio che consenta di vedere tutte le lastre fotografiche che ho collezionato in questi anni di servizio militare, non nascondendo l'ingenuo desiderio di voler diventare un rinomato reporter di guerra.

Spengo la sigaretta e finisco di montare la macchina fotografica; ora il vento è calato.

È da tanto tempo che non... perché no? E per un istante, come da giovane, sono tentato di catturare la bellezza per riscattarla dall'effimero e renderla palese al mondo che l'ignora.

"Angelo inginocchiati lì dove sei e girati a guardare l'orizzonte".

"Così? Ma non preferisci ritrarre solo il paesaggio come ti ha detto il tenente?".

"No, voglio solo che tu ti metta in posa e non ti muovere".

Clic-clac.

"Ora posso alzarmi? È meglio se torniamo al campo; fra poco sarà buio e il tempo sta peggiorando".

"Sì, ho finito".

Mi carico sulle spalle la mia musa e mi volto a salutare l'orizzonte e le nuvole macchiate di sangue, poi comincio a scendere dietro il mio compagno. Destro-sinistro. Dest-sinist.

 

[l'opera citata: Visore stereoscopico di Luigi Marzocchi; lastra fotografica 27 - Prop. Riserv. S.L.M. n. 234, Guerra Italo Austriaca - Cadore - Marmolada - Passo Ombretta - Gennaio 1917, "Alpino in vedetta oltre i 3000 metri"]

 

Museo permanente della strumentazione storica e atelier didattico del Liceo "Luigi Galvani"

Bologna, via Castiglione 38

telefono: 051226461

www.ibc.regione.emilia-romagna.it/h3/h3.exe/amuseier

www.comune.bologna.it/iperbole/llgalv/mus eo/museo

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