Rivista "IBC" XIII, 2005, 4
Dossier: 6000 caratteri per un museo - Luoghi d'incontro e nuove narrazioni nei musei dell'Emilia-Romagna
musei e beni culturali, dossier /
"Adesso sono stanca!". Si sta facendo buio ed è anche un po' freddo; le mani, rosse e screpolate dall'acqua sporca, fanno male. La testa è stordita dal traffico e da quelle parole... "No", "Vai via", "Zingaraccia", "Cossovara, cossovara...". Qui c'è una scala metallica: chissà cosa c'è in cima? Una porta antipanico. È solo accostata: forse chi fa le pulizie dovrà tornare... vediamo che c'è.
Ossa, ossa e ancora ossa, qualche barattolo con dentro chissà cosa; la luce è flebile, solo qualche lampada qua e là è accesa; Sveta avanza a passi lenti, timorosi, lo straccio sporco infilato alla cintura. Qualcuno, da chissà dove, spegne le luci e restano solo quelle flebili "lucciole" delle vie di fuga, ma gli occhi, poco alla volta, si abituano alla semioscurità e Sveta, tra sogno e realtà, viaggia tra i corridoi...
"Eh! Ma questo lo riconosco: è uno struzzo, ne ho visti un giorno allo zoo, ecco i denti di un pescecane... e quello?... Sì, è lo scheletro di un fagiano, una volta zio ne ha catturato uno, in campagna, e lo abbiamo mangiato... e questi? E questi ne ho visti, ne ho visti al mio paese, per le strade, nel fango, a marcire al sole e disseppelliti: UOMINI! Scheletri umani... però qui c'è un barattolo, e dentro? Un braccio! Di chi sarà? Ora mi riposerò un attimo".
Seduta a terra, la testa appoggiata alla vetrina dei piccoli crani infantili, quasi uno fra gli altri. Un brusio cresce, voci e bisbiglii, qualche secco e breve comando militare, un giovane uomo dai capelli ricciuti e castani, grandi basette, un piacevole profilo e una splendida divisa bianca con alamari dorati, e ancora parole incomprensibili in una lingua antica... ora personaggi in camice bianco, un anziano un po' calvo, senza il braccio destro... ah, ecco! Sarà il suo quello nel barattolo!
Barattoli, ossa, parole: un mulinello che riporta alla coscienza la piccola Sveta, la quale riapre gli occhi che si erano chiusi dalla stanchezza, e la quiete del Museo l'accoglie. Si alza, e in pochi passi ripercorre distanze infinite di tempo e di spazio: dai pesci ai mammiferi e dal piccione di piazza Maggiore ai monotremi dell'Australia.
Un cucciolo di giraffa africana è stupito dalla neve caduta che intravede dalla finestra, il cranio di vacca, sulla mensola di fronte, ride del suo stupore, e la femmina del rinoceronte, sdraiata di lato, sorride materna. In fondo al corridoio una sagoma mezzo nascosta da un pilastro: "Ma è 'medved' - come si dice? - l'orso! Scontroso e brontolone come sempre!". Più avanti un piccolo cavallo e un cervo.
Ora la bambina si è ambientata, però è notte e la stanchezza è tanta, venata da un po' di malinconia. Deve proprio dormire, ci vuole un rifugio e gira l'angolo dietro "medved"... "E questo gigante che cos'è? La bocca è piena di denti... però sono arrotondati, la testa è enorme... ma sembra sorridere. Non ha le gambe: è un mostro marino... Curioso! Ha una grande mano e quanto spazio qui nel suo torace!". Sveta si arrampica: "Lì batteva il suo grande cuore e su questo 'fiore di osso' si deve stare comodi!".
Il grande capodoglio, questa notte, rivive le sue mirabolanti avventure per la piccola, fiduciosamente abbandonata sul suo sterno. Il primo raggio di sole farà svanire questa fantastica bolla di sapone; a noi resterà il Museo di anatomia comparata dell'Università di Bologna... e la voglia di rivedere il capodoglio.
Museo di anatomia comparata dell'Università
Bologna, via Selmi 3
telefono: 0512094243
www.ibc.regione.emilia-romagna.it/h3/h3.exe/amuseier
www.unibo.it/musei-universitari/
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