Rivista "IBC" XIII, 2005, 4

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, restauri

Nel 2007 i musei comunali di Carpi avranno una nuova collocazione nel Castello dei Pio, e un nuovo assetto gestionale: la fondazione di partecipazione mista tra pubblico e privato. Abbiamo visitato il cantiere di lavoro.
Il castello ritrovato

Stefano Luppi
[storico dell'arte]

A Carpi - città del Modenese, già centro del comparto del tessile-abbigliamento, oggi proiettata maggiormente sull'innovazione territoriale con tutto quanto ne consegue in termini di appetibilità per le aziende e i cittadini - ha destato molte attenzioni, anche sulla stampa non specializzata, il progetto che sta interessando in questi anni i musei civici e la loro sede, il Palazzo dei Pio di piazza Martiri. Gli ampi interventi messi in cantiere, sia museografici che gestionali, porteranno, nella primavera del 2007, all'inaugurazione delle nuove strutture museali cittadine site all'interno di un contenitore immobiliare, detto comunemente "il Castello", centro delle attività culturali carpigiane e polo di attrazione per cittadini e turisti.

In tempi in cui la comunicazione culturale e le tecniche legate alla corporate identity vanno per la maggiore, si sono insomma intraprese operazioni al fine di attuare, come afferma il sindaco Enrico Campedelli, "una strategia che costituisca un tassello determinante nel più ampio progetto di recupero del principale monumento della città". Il tutto ovviamente non significa fare una mera operazione di superficie quanto "sfruttare" meglio una struttura dall'alto valore artistico, simbolico e storico. Carpi del resto ben si presta a questa concentrazione in unico luogo delle strutture museali: città non troppo grande (63.000 abitanti) allo stesso tempo ricca, sia in termini economici che storici, venne definita nel 1882 dallo storico tedesco Hans Semper in un suo viaggio in Italia, come "appartenente a quelle città d'Italia che esercitano una particolare attrattiva sull'animo del conoscitore di arte per lo schietto carattere che conservano di una grande epoca artistica passata".

Il progetto di recupero del Palazzo della famiglia Pio, partito negli anni Novanta con una serie di interventi che vedranno il termine nei prossimi mesi, prevede una parte fondamentale denominata "SIVIC - Sistema di identità visiva e coordinata", avviata nel 2004. Il Comune, proprietario dell'immobile, intende cioè rendere più leggibile la struttura architettonica nel suo insieme, ripristinando un'idonea accessibilità, in modo da farne il luogo di maggiore identità della città, nonché l'elemento di attrazione culturale per cittadini e turisti. Perciò prima, dal 2002, si è proceduto a un'analisi delle destinazioni d'uso, riflettendo su gestione e valorizzazione del palazzo (progetto dello studio Giuseppe Gherpelli a cui si sono poi affiancati quelli relativi al Castello dei Ragazzi, all'area nord e all'area del teatro del Vigarani). Tutta la struttura - che comprenderà i musei civici, il Castello dei Ragazzi pronto nel 2008 per il pubblico giovane e l'Archivio storico comunale - sarà come detto caratterizzata da un'immagine coordinata e gestita da una fondazione di partecipazione mista tra pubblico (Comune) e privato (al momento dovrebbe essere certa la presenza della Fondazione della Cassa di risparmio di Carpi).

La vera novità del costoso e ampio progetto comunale carpigiano è proprio questa: gestire gli enti culturali del palazzo di piazza Martiri attraverso uno strumento giuridico, appunto la fondazione di partecipazione "inventata" alcuni anni fa dal notaio milanese Enrico Bellezza, che prevede la collaborazione di soci pubblici e soci privati per portare avanti in economia e senza sprechi di risorse la gestione, molto onerosa, di proprietà e collezioni. L'utilizzo di questi strumenti giuridici è previsto nel "Codice dei beni culturali e del paesaggio" promulgato con Decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 (articolo 115 relativo alle forme di gestione, comma 3, dove si dice che è prevista la gestione indiretta tramite "affidamento diretto a istituzioni, fondazioni, associazioni, consorzi, società di capitale o altri soggetti, costituiti o partecipati, in misura prevalente, dall'amministrazione pubblica cui i beni pertengono").

Predisponendo la fondazione, che dovrebbe entrare in funzione entro il 2006 e sarà intestata ad Alberto Pio, signore che nel XVI secolo diede la forma attuale all'edificio, il Comune intende quindi snellire la macchina burocratica mantenendo il coordinamento su tutto il complesso (ecco perché l'idea del concorso per l'immagine coordinata) senza ovviamente dismettere la proprietà dell'immobile e delle collezioni museali. Il patrimonio mobile e immobile verrà infatti concesso in uso alla Fondazione "Pio" e non conferito, in modo che in futuro eventuali passi indietro non compromettano la proprietà pubblica dell'amministrazione, che sarà il socio forte della nuova fondazione di gestione, un modello che al momento in Italia è applicato solo a Torino (ai Musei civici e al nazionale Museo egizio).

Altra rivoluzione nella rivoluzione, in questo complesso ridisegno delle strategie culturali cittadine, riguarderà il personale attualmente in forza agli enti culturali interessati: a ogni singolo dipendente pubblico sarà prospettata l'ipotesi di passare alla Fondazione "Pio" con un contratto di tipo privatistico oppure mantenere il tipo attuale di contratto ma passando ad altri incarichi. Ben si comprende che, al di là appunto di chi già lavora in queste strutture, la gestione del personale della fondazione potrà prevedere l'assunzione di specifiche professionalità utili a mandare avanti il nuovo contenitore culturale, un'assunzione realizzabile in tempi brevi e non attraverso un concorso pubblico con tutte le sue lungaggini.

Questa gestione "centralizzata" non sarebbe possibile se non fosse accompagnata dall'individuazione di un marchio da utilizzare per la segnaletica interna al palazzo, per le didascalie delle opere esposte e per ogni documento cartaceo prodotto. Dopo un concorso di idee al quale hanno partecipato 9 studi di progettazione (Ada, Fragile, Francesca Pavese, Hangar Design Group, Stefano Rovai, Studio Guida, Studio Signo - Heinz Waibl, Tracce, Zelig) ha vinto quest'ultimo che propone una soluzione grafica molto semplificata, con il termine "Palazzo dei Pio" appoggiato su una spessa parentesi tonda che funge quasi da culla e differenziazioni cromatiche in base ai singoli istituti coinvolti. Oltre al marchio, caratterizzato dal carattere tipografico Palatino e da applicare all'immagine coordinata, Zelig ha predisposto anche il sito internet e la segnaletica all'interno dell'immobile: lavorando in questo caso sulla leggerezza e la trasparenza di materiali come l'acciaio e il vetro il progetto prevede anche uno schermo olografico su cui proiettare immagini e informazioni. Si spera che il sito web risulti altrettanto "leggero" e non venga fagocitato dal testo, contravvenendo così alle caratteristiche tipiche del linguaggio multimediale fatto di collegamenti ipertestuali e immagini.

Un'altra fase, più propriamente contenutistica, riguarda il ripensamento dei percorsi museali: al Museo-monumento del deportato, già storicizzato nei suoi spazi al piano terra, si affiancheranno due soluzioni museografiche per disporre un patrimonio che conta circa 25.000 pezzi, dai dipinti cinquecenteschi di pregio e dalle xilografie del maestro Ugo da Carpi, a oggetti che hanno valore simbolico perché legati allo sviluppo artigianale e industriale della cittadina. I musei, diretti oggi da Manuela Rossi, storica dell'arte in prima fila nell'ideazione della complessa scommessa culturale carpigiana, saranno dislocati su un percorso di circa 2.900 metri quadrati (oggi sono 770) di cui 1.600 per mostre temporanee, a cui si affiancheranno le aree adibite ai laboratori didattici, al bookshop, alla caffetteria e a ogni altro servizio aggiuntivo che si vorrà prevedere.

I dipinti, le sculture e i materiali più propriamente artistici che costituiscono la pinacoteca saranno collocati al piano nobile, mentre la loggia del secondo ordine del Castello diverrà la sede del Museo della città. L'idea non è nuova - a Bologna, per esempio, la Fondazione della Cassa di risparmio sta costruendo una struttura con queste caratteristiche nel restaurando palazzo Pepoli - e il nuovo ente visualizzerà la storia del territorio dagli insediamenti terramaricoli dell'età del Bronzo (XVI secolo avanti Cristo) fino all'enorme sviluppo economico della seconda metà del Novecento, legato al tessile, all'abbigliamento e non solo. Manuela Rossi, a questo proposito, spiega: "L'eterogeneità dei materiali di nostra proprietà non permette di costruire per intero il percorso storico dei secoli trascorsi dalla fondazione, per cui sarà indispensabile predisporre un supporto informativo di prim'ordine per compensare e rendere armonico il percorso del Museo della città".

Introducendo gli atti del convegno "Il museo prossimo venturo" (svoltosi a Modena nel 2003), la responsabile del Servizio musei dell'Istituto regionale per i beni culturali, Laura Carlini, ha scritto: "I visitatori che entrano in un museo non lasciano la loro cultura e la loro identità al guardaroba e neppure rispondono passivamente ai materiali esposti".1 E allora ben si comprende come i nuovi musei debbano tenere conto dei differenti pubblici, sia quello della città che i musei civici al piano nobile. Qui le sale affrescate nel XVI secolo da Giovanni del Sega e Bernardino Loschi ospiteranno il Museo della xilografia e la Pinacoteca, che si estenderà anche nelle cosiddette sale del Vescovo attualmente occupate dalla Biblioteca (che a sua volta troverà idonea collocazione nella vicina Manifattura Loria).

Quello che si prospetta dunque è un riposizionamento strategico del Palazzo dei Pio, immobile che vede la prima menzione negli anni Venti del XIV secolo quando, con Manfredo Pio vincente su Rinaldo Bonacossi detto il Passerino, la famiglia ottiene il principato di Carpi (si trattava ovviamente di una struttura alquanto diversa dall'attuale). È ancora visibile, ed è la parte più antica della costruzione, la Torre del Passerino, innalzata con i tipici stilemi ghibellini intorno al 1320. Con il passare dei decenni la struttura si rafforza e diviene sempre più residenza palaziale prima dei Pio e poi, dal 1450, dei Pio di Savoia. Ancora visibile è la parte tardoquattrocentesca detta "Rocca Nova" che si presume abbia inglobato le strutture murarie del secolo precedente e che è collegata al lato meridionale, detto "Rocca Vecchia", attraverso il Palazzolo di cui ora restano tracce nella ex sala delle poste. La Rocca Vecchia venne eretta nel 1460-1470, molto modificata successivamente tanto da stravolgerne la forma originaria, mentre risale a pochi anni prima l'affrescato Torrione degli Spagnoli - senza dubbio la parte architettonicamente più rilevante del palazzo - già residenza dei signori Marco II Pio e suo figlio Gilberto III prima di divenire ancora in epoca antica sede di uffici e carcere. Di pochi anni successivi è la torre dell'Uccelliera, piccolo edificio angolare che doveva avere funzioni difensive ma che deve il suo nome alla funzione a cui la destinò Alberto III: voliera per la sua collezione di uccelli.

Solo a inizio Cinquecento questi edifici vennero assemblati per assumere la funzione di dimora principesca: fu lo stesso Alberto Pio a volere la splendida facciata attuale di raccordo, classicheggiante e legata allo stile di Baldassarre Peruzzi, e il cortile centrale dalle chiare discendenze lombarde. Nel 1527, poi, Carpi passa dai Pio agli Estensi e, non essendo più la città capitale di un principato, inizia un lento declino del palazzo nobiliare, anche se pochi decenni dopo, nel 1577, verrà costruita la centrale torre dell'orologio (nel 1597 crollò e fu ricostruita da Guido Fassi tra 1625 e 1637). La storia degli interni è altrettanto strutturata e complessa: basterà in questa sede ricordare - tralasciando di descrivere i vari affreschi dei secoli XV e XVI in parte di Giovanni del Sega - che intorno al 1642 Gaspare Vigarani, grande architetto e uomo della corte estense, vi costruì un piccolo teatro, poi malauguratamente distrutto nel XIX secolo: fu la prima parte che divenne di proprietà comunale.

 

Nota

(1) Il museo prossimo venturo. Accesso, dialogo, creatività, a cura di L. Longagnani e G. Martinelli Braglia, Modena, Provincia di Modena, 2005.

 

Bibliografia

A. Garuti, Il palazzo di Carpi e gli artisti della corte, in Quadri rinomatissimi. Il collezionismo dei Pio di Savoia, a cura di J. Bentini, Modena, Artioli, 1994 (con bibliografia precedente).

Il Palazzo dei Pio a Carpi, a cura di L. Armentano, A. Garuti, M. Rossi, Milano, Electa, 1999 (con bibliografia precedente).

Oltre il Logo. Nove progetti di comunicazione visiva per il Palazzo dei Pio a Carpi, a cura di M. Rossi, Carpi (Modena), Comune di Carpi, 2005.

Palazzo dei Pio, sistema di identità visiva, a cura di M. Rossi, Carpi (Modena), Comune di Carpi, 2005.

 

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