Rivista "IBC" XII, 2004, 4

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi

Alle origini del Museo 1914-2004. La donazione Foresti nelle collezioni di Carpi, a cura di M. Rossi e T. Previdi, Carpi (Modena), Comune di Carpi, 2004.
Le conseguenze di un amore

Elisabetta Landi
[IBC]

"Alle origini del Museo" c'è la collezione di Pietro Foresti. Così ha precisato la mostra allestita nella scorsa primavera nelle sale del Castello dei Pio, sede dei Musei civici di Carpi ( www.comune.carpi.mo.it/musei/sito/civico). Puntualizzazione doverosa, questa, non soltanto per la storia del patrimonio artistico locale, quanto, a più largo raggio, per una panoramica sul collezionismo italiano. Un settore verso il quale la storiografia moderna si è rivolta in questi anni con attenzione particolare, ricostruendo la storia di numerose raccolte, anche nella nostra regione. È all'interno di questo scenario che va ripercorsa la vicenda, importantissima, della collezione Foresti. Un capitolo da rileggere e considerare, come auspicava Federico Zeri sul "Giornale dell'arte"(il n. 37 del 1986), alla luce delle nuove acquisizioni in ambito internazionale.

Sul recupero di questa autorevole pagina di storia dell'arte si è conclusa appunto la "Primavera di cultura nella città dei Pio", indetta dall'amministrazione civica in attesa di ridefinire gli spazi del castello secondo il nuovo e più ampio progetto pensato da Giuseppe Gherpelli. Un modo significativo per augurare buon compleanno al Museo di Carpi, inaugurato il 7 giugno del 1914 ed ora al suo novantesimo compleanno. Perché, in realtà, fu Pietro Foresti (Carpi, 1854-1926) ad originare il nucleo principale di quelle collezioni con la donazione della propria raccolta. "Une collection bien connue par les amateurs", recitava in francese, come allora si usava, il catalogo della collezione. Fu nel 1913 che quadri, sculture, armi, bronzetti e oggetti d'arte si trasferirono nel Castello dei Pio, svuotando le sale della casa-museo neorinascimentale di via San Francesco progettata da Achille Sammarini (1894), su indicazioni del collezionista.

Una cornice straordinaria, ispirata in prevalenza, pur nello squisito orientamento eclettico fin de siècle, alla corte principesca di Alberto Pio. La stagione dorata che Semper raccontava nel suo volume Carpi, ein Furstensitz der Renaissance (1892). E una fonte d'ispirazione, per Pietro, che ne custodiva copia nella ricca biblioteca del suo palazzo. Qui la raccolta d'arte faceva bella mostra di sé e richiamava esperti e studiosi da tutta Italia. Se ne registrano i nomi nel libro degli ingressi in casa Foresti: ospiti fissi Ricci e Venturi, ma anche Campori, Frizzoni, Tito Azzolini e molti altri. Nella corrispondenza di Pietro, del resto, si rintracciano contatti con la cultura che conta, incaricata di vagliare i pezzi volta a volta acquistati. Bode, ad esempio, che in qualche occasione li giudicò degni "di abbellire le primarie Gallerie". Un milieu culturale di ampio respiro, quindi, che inseriva autorevolmente la città di Carpi in un circuito internazionale.

Ma chi era Pietro Foresti? E, soprattutto, quando aveva contratto quella "malattia che difficilmente si guarisce", come lui stesso amava definire scherzosamente con Corrado Ricci la sua passione di collezionista? Non si conosce con esattezza il percorso della sua formazione. Certo è che nella sua famiglia questo "morbo" vantava illustri precedenti. Committente di Matteo Loves un antenato; degli scultori impegnati a decorare la facciata del duomo un altro. Tuttavia, al di là di queste antiche tradizioni, non c'è dubbio che una solida cultura e un'accorta politica di acquisti per la propria "stanza delle meraviglie" fossero alle origini di quello straordinario patrimonio, messo assieme grazie ad una frequentazione assidua del mercato antiquariale. E complice, per giunta, la contingenza storica favorevole dell'estinzione di nobili casati. Condizione opportuna, e ben nota agli studiosi, per la formazione del collezionismo di fine secolo, come osserva la Martinelli Braglia nel denso saggio sul collezionista.

Così, in seguito a compere oculate, rese possibili dal benessere economico assicurato dall'impresa del truciolo, confluirono in palazzo Foresti le principali raccolte di Carpi e dell'area padana: Franciosi, Campori, Malmusi, Diena, Molza, Bentivoglio, Abbati Marescotti, Cavriani, rivelate dal catalogo del 1913. Ma c'è di più. Perché se, come è risaputo, "il raggio d'azione dell'amateur Foresti si estendeva oltre i confini del Ducato" (Martinelli Braglia), fu nondimeno dalla Firenze delle prime case-museo che prese forma la sua collezione, ispirata a quegli esempi. E proprio in quegli anni, per intenderci, quando Elia Volpi, Stibbert, Horne e Bardini davano forma al collezionismo postunitario con i primi musei di ambientazione. Dalla raccolta Bardini, in piazza dè Mozzi, "visitata più volte" (1907), Foresti effettuava infatti "diversi acquisti" (Archivio Bardini, Carteggio, 22 gennaio 1907 - 5 febbraio 1907, n. 22, progr. 2). Come si desume da un documento reperito nell'archivio Bardini da chi scrive, autrice dei primi pioneristici studi sul collezionista, come committente del pittore modenese Giovanni Muzzioli. Informazione inedita prima d'ora, sfuggita malauguratamente alla mostra benché tempestivamente segnalata ai discendenti del collezionista. Un'occasione, in ogni caso, che ci si augura possa essere in futuro recuperata ed integrata dagli studiosi, a poco più di un decennio dagli studi di Albano Biondi.

Per il momento il catalogo della mostra, a cura di Manuela Rossi e Tania Previdi, resta uno strumento scientifico rilevantissimo per la storia della raccolta, ripercorsa da Graziella Martinelli Braglia nella storia della sua formazione e dei suoi capolavori: Palma il Giovane, Scarsellino, Calvaert, e originariamente Signorelli, Sassoferrato, Sebastiano del Piombo, van der Helst, Guardi, Subleyras, fino a Malatesta e Muzzioli. Mentre a Luciano Rivi spetta ripercorrere nel dettaglio le vicende, complesse e articolate, del collezionismo ottocentesco. Che poi nel Novecento proseguirà, dopo Pietro, con il primogenito di questi, Carlo Alberto (1878-1944), corrispondente abituale di Berenson e di Longhi e responsabile di ulteriori donazioni che arricchirono il patrimonio del Museo: ad esempio il Mattia Preti splendido e raccapricciante- riprodotto sulla copertina del catalogo. Che riserva, per giunta, la sorpresa di un'inedita attività di Pietro Foresti, fotografo amatore a livelli straordinari, attività ripercorsa da Luciana Nora. Una doverosa restituzione alla storia della fotografia. Nell'auspicio di futuri sviluppi.


Alle origini del Museo 1914-2004. La donazione Foresti nelle collezioni di Carpi, a cura di M. Rossi e T. Previdi, Carpi (Modena), Comune di Carpi, 2004, 91 p., s.i.p.

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