Rivista "IBC" XII, 2004, 2
musei e beni culturali / restauri, pubblicazioni
Interno del Casinò di Montecarlo è un grande dipinto su tela di Francesco Valaperta, dal 1939 appartiene alle collezioni della Galleria "Ricci Oddi" di Piacenza e fino a poco tempo fa era fra tutte le opere qui conservate quella forse più sconosciuta. Il dipinto fu donato alla galleria piacentina dai coniugi milanesi Angelo Giulini e Teresa Ghizzoni. Opera incompiuta di un artista poco studiato, il quadro dalle dimensioni assai ragguardevoli, incrementate da un'importante cornice, a lungo è rimasto collocato su un pianerottolo degli uffici della galleria, celato all'attenzione della maggior parte dei visitatori. Il recente restauro cui è stato sottoposto il dipinto, grazie ad un finanziamento regionale (Legge regionale 18/2000, piano museale 2001), ne ha consentito il recupero ed è stata nel contempo occasione per condurre un approfondito studio sul suo autore.
Sergio Rebora, giovane e brillante storico dell'arte, ha indagato le vicende biografiche e analizzato il percorso formativo e produttivo del Valaperta, consentendo la riscoperta di un pittore finora pressoché ignorato dalla critica e, nei più autorevoli dizionari d'arte, rammentato molto brevemente come allievo di Francesco Hayez. Ne è sortito un gradevole libretto, il IV dei Quaderni della "Ricci Oddi", arricchito dai contributi della restauratrice Silvia Ottolini alle cui cure era stato affidato l'Interno del Casinò di Montecarlo e dal breve racconto di Gabriele Dadati che proprio dalla scena del dipinto trae libera ispirazione.
Il 26 febbraio 2004, presso l'aula didattica della Galleria "Ricci Oddi", sono stati presentati al folto pubblico presente sia il grande dipinto restaurato che la pubblicazione di Rebora. Nel suo appassionato intervento il professore Ezio Raimondi, presidente dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, ha proposto dell'opera di Valaperta un'interpretazione ricca d'innumerevoli spunti intellettuali, notando quanto questo artista, secondo il costume della classe alto borghese cui apparteneva (aveva avuto i natali nel 1836 in un'antica famiglia lombarda di produttori tessili), fu sempre attento al controllo dei propri sentimenti, con slanci emotivi ben stemperati dalla ragione, che sulle sue tele lascia presagire un'attenzione "trepida ma composta".
Furono probabilmente i profondi legami ai valori della propria classe sociale e le tradizioni familiari da cui non si distaccò mai - pare abbia condotto una vita moralmente ineccepibile - a far sì ch'egli si tenesse distante dalla Scapigliatura, "un pittore che rinuncia" (per dirla con le parole di Raimondi), il cui modo d'essere è fatto di calma e di fermezza, altro quindi rispetto ai focosi impeti degli scapigliati.
I solidi principi morali a cui fu educato l'artista trovano significativa espressione nella grande tela della "Ricci Oddi". La società del tempo vi è ritratta in una sorta d'istantanea, un tableau-vivant in cui un fitto campionario umano pare muoversi in una sorta di danza: due in particolare le figure umane che attraggono lo sguardo dell'osservatore, poste a paradigma delle maledizioni del gioco d'azzardo. Da un lato il vincente, rappresentato da un pingue e soddisfatto borghese che si accinge a godere della benevolenza della dea bendata, dall'altro lo sconfitto, colto nell'attimo in cui, presa coscienza della propria rovina, volge le spalle al tavolo verde. Inoltre, come fa ben notare lo stesso Rebora, valutando il rigore etico che aveva determinato le scelte esistenziali di questo artista, l'opera si presta ad un'interpretazione in chiave allegorica, rappresentazione della borghesia emergente più disinibita, dedita alle facili e spregiudicate fortune. A maggior ragione se si tiene conto che il dipinto era molto probabilmente destinato alla prima Triennale di Brera del 1891, rassegna che vide la presenza di opere dal rilevante impegno sociale vicine allo spirito etico dell'Interno del Casinò di Montecarlo. Quando nel 1908 Valaperta muore, il dipinto, incompiuto, è ancora nel suo studio: non fu portato a termine forse per scelta dello stesso artista, che in seguito a una serie di eventi spiacevoli nella sua famiglia diradò la sua presenza in ambito espositivo.
S. Rebora, Francesco Valaperta 1836-1908: un artista ritrovato, con testi di S. Ottolini e G. Dadati, Piacenza, Galleria d'arte moderna "Ricci Oddi", 2004, 62 p., s.i.p.
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