Rivista "IBC" XI, 2003, 4

Dossier: L'IBC per l'Europa

territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

"Life - Natura 2000": il Lupo dell'Appennino, la Salina di Comacchio, i Chirotteri di Onferno

Stefano Corazza
[IBC]

 

"Life" è lo strumento finanziario per l'ambiente introdotto dall'Unione Europea nel 1992 e costituisce uno dei capisaldi della sua politica ambientale: cofinanzia progetti proposti dai Paesi membri e dai Paesi candidati all'interno di tre differenti aree tematiche: "Natura", "Ambiente" e "Paesi Terzi". In particolare, "Life - Natura" mira a stimolare progetti contenenti azioni dirette alla conservazione degli habitat naturali e della fauna e della flora selvatica di interesse comunitario indicate dalla Direttiva "Uccelli" e dalla Direttiva "Habitat"; questi progetti supportano l'implementazione delle politiche di conservazione della natura dell'Unione Europea, in particolare la realizzazione della Rete "Natura 2000", un network europeo di siti contenenti gli habitat e le specie di maggiore interesse.

Alla fine del 2001 la Giunta regionale dell'Emilia-Romagna ha attribuito all'Istituto per i beni culturali (IBC) una competenza specifica per la "progettazione, gestione e coordinamento di progetti ai sensi di direttive o programmi comunitari" (Delibera GR n. 2832/2001). In virtù di tale competenza sono affidati all'IBC, per la loro realizzazione, 3 progetti presentati nel settembre 2000 dalla Regione Emilia-Romagna sul programma "Life - Natura 2000", che hanno ottenuto nel luglio 2001 un sostegno finanziario della Commissione Europea. Il sostegno finanziario complessivo accordato dalla Comunità Europea ai 3 progetti è di oltre 1,3 milioni di euro su un costo totale di circa 3,1 milioni. La Regione Emilia-Romagna si impegna per circa 1,4 milioni per la loro realizzazione, mentre la quota restante viene coperta dai partner.


Progetto "Life - Natura 2000" - "Azioni di conservazione del Lupo in 10 siti SIC di tre Parchi della Regione Emilia-Romagna" (LIFE00NAT/IT/7215)

Il progetto "Azioni di conservazione del Lupo (Canis lupus) in 10 siti SIC [Siti di importanza comunitaria, ndr] di tre Parchi della Regione Emilia-Romagna" viene realizzato in collaborazione con i Parchi regionali dell'Alto Appennino reggiano (del Gigante), dell'Alto Appennino modenese (Frignano) e dell'Alta Val Parma e Cedra (100 laghi) con un costo di circa 930.000 euro, finanziato per il 45% dalla Comunità Europea. Il progetto, avviato nel 2001, ha una durata di tre anni e si concluderà nel maggio 2004. La responsabilità generale del progetto è della Regione Emilia-Romagna, che si avvale dei tre Parchi per la sua attuazione.


Le ragioni

Il lupo resta ancora oggi una specie fortemente minacciata dalle azioni di bracconaggio generate dai presunti conflitti con la zootecnia e l'attività venatoria, nonostante sia riconosciuto a diversi livelli legislativi come una delle priorità conservazionistiche e gestionali del nostro paese. Largamente diffuso sull'intero territorio nazionale fino agli anni Venti, il lupo fu oggetto di una intensa attività venatoria che lo portò alla scomparsa dall'intero arco alpino già alla fine di quegli stessi anni. Intorno agli anni Cinquanta la sua presenza subì una forte riduzione anche sulla catena appenninica fino ad arrivare, nei primi anni Settanta, a una distribuzione frammentaria e localizzata a pochi comprensori montani dell'Appennino centro-meridionale.

In seguito a questa sua importante contrazione numerica il lupo venne dichiarato specie protetta intorno alla metà degli anni Settanta. Dai primi anni Ottanta l'areale del lupo si è progressivamente esteso fino a interessare nuovamente l'intera catena appenninica con importanti ramificazioni nel Centro-Italia. La recente espansione settentrionale del suo areale ha portato oggi la specie a ricolonizzare stabilmente anche l'arco alpino occidentale. Ragioni di questa positiva dinamica sono probabilmente da ricercare sia nelle mutate condizioni legislative, sia nella istituzione di aree naturali protette che hanno sottratto ampi territori all'attività venatoria, sia soprattutto alla ricomparsa delle principali grandi prede selvatiche del lupo.

Ciononostante, il ritorno di questa specie in aree in cui da alcuni decenni non se ne registrava più la presenza ha permesso a vecchi ma ben radicati pregiudizi di riacquistare nuovamente vigore, al punto da rappresentare ancora una fonte di minaccia non trascurabile per il lupo.

Tuttavia, sia i rinnovati conflitti economici con le attività degli allevatori, sia le potenziali interazioni negative con popolazioni di interesse venatorio non hanno rappresentato, da soli, le vere ragioni che hanno spinto la Regione Emilia-Romagna e i tre Parchi regionali del Gigante, del Frignano e dei 100 Laghi a presentare all'Unione delle Comunità Europee una candidatura di un proprio progetto di conservazione del lupo. Motivazioni ancora più forti sono state la consapevolezza di non disporre di sufficienti conoscenze sulla presenza del lupo nell'area dei tre Parchi e soprattutto la presa di coscienza di non disporre di strumenti di gestione in grado di garantire un adeguato livello di protezione alla specie e nel contempo in grado di ridurre i conflitti con la zootecnia.


Gli obiettivi

Obiettivo principale del progetto è la ricerca della convivenza possibile tra l'uomo e le sue attività sul territorio e il lupo e le sue esigenze di areali di vita e riproduzione, di caccia, di rifugio. Questo obiettivo viene perseguito attraverso interventi di gestione comuni su un territorio vasto, che interessa l'area appenninica di tre province: Modena, Parma e Reggio Emilia. Si tratta in particolare di attuare una campagna triennale di monitoraggio allo scopo di:

1) creare un sistema informativo (GIS), fatto di strategie di raccolta, di archiviazione e di elaborazione dati comuni ai tre Parchi regionali;

2) sviluppare ipotesi di gestione attraverso proposte di zonizzazione più adatte alla conservazione del lupo e dei SIC, regolamenti (generali e di settore) e articolati di indirizzo di maggiore efficacia conservazionistica;

3) concordare tempi, individuare strategie e modalità di ricerca del consenso da parte delle categorie sociali più direttamente coinvolte e presenti nell'intera area del progetto (cacciatori, pastori, allevatori, forestali, agricoltori, amministratori locali, ecc.);

4) coordinare il servizio di vigilanza antibracconaggio istituzionale e volontario presente nell'area di progetto.

Obiettivi specifici dell'attività di monitoraggio sono la stima della consistenza numerica dei lupi e delle principali prede selvatiche, della composizione dei nuclei familiari, della definizione della dieta e del ruolo delle prede selvatiche, nonché la determinazione della diversità genetica e del grado di parentela dei diversi individui della popolazione. Altri obiettivi specifici del progetto sono la tutela diretta e indiretta delle attività zootecniche attraverso la costruzione di recinti a prova di lupo, la predisposizione di un sistema di relazioni tra gli enti competenti allo scopo di semplificare le procedure di indennizzo dei danni da predazione e soprattutto la sensibilizzazione e l'informazione rivolta al grande pubblico, nonché la divulgazione, a diversi livelli, dei risultati acquisiti.

Le ipotesi gestionali formulate sulla base delle esperienze svolte e delle conoscenze acquisite, troveranno concretezza in articolati normativi generali e/o di settore che verranno proposti ai Parchi al termine del progetto. Altri obiettivi sono: la formazione tecnica del personale, l'informazione e la sensibilizzazione specificatamente rivolta agli amministratori locali anche attraverso incontri con amministratori e funzionari di altre aree protette italiane e comunitarie [sul progetto "Lupo" si veda anche l'articolo di Willy Reggioni sul n. 1/2003 di "IBC", ndr].


Progetto "Life - Natura 2000" - "Ripristino ecologico e conservazione degli habitat nella salina del SIC Valli di Comacchio" (LIFE00NAT/IT/7215)

Il progetto "Ripristino ecologico e conservazione degli habitat nella salina del SIC Valli di Comacchio", realizzato in collaborazione con il Parco regionale del Delta del Po, ha una durata di quattro anni e un costo di circa 1,6 milioni di euro, finanziato per il 40% dalla Comunità Europea. Avviato nel 2001, il progetto si concluderà nel marzo 2005.


Le ragioni

Le Valli di Comacchio sono il più vasto specchio d'acqua palustre d'Italia. L'origine è da far risalire all'epoca medioevale, quando la deviazione dei rami del Po che avevano formato la piana alluvionale provocò il blocco della deposizione di sedimento e la zona iniziò ad abbassarsi per il naturale effetto della subsidenza. L'acqua marina potè così penetrare nelle Valli, assieme all'acqua dolce portata dalle piene del fiume Reno. Le bonifiche hanno poi ridotto le Valli dagli originari 40.000 ettari agli attuali circa 12.500.

La Salina di Comacchio, posta nell'angolo nord-est delle Valli, è stata ricavata nell'antica foce del Po di Eridano, che fluiva a nord delle attuali Valli di Comacchio. È suddivisa in due porzioni: una porzione orientale, caratterizzata da vasche di forma rettangolare in cui era fatta evaporare l'acqua e veniva raccolto il sale; una porzione occidentale, adiacente al nucleo principale delle Valli di Comacchio, con bacini di forma e aspetto completamente naturale, con rive sinuose e dossi emergenti, utilizzati per l'accumulo delle acque marine e la prima evaporazione.

L'uso della Salina, di antichissima origine, si è protratto fino ai giorni nostri, ed è stato interrotto nel 1984. La Salina di Comacchio rappresenta oggi un sito di grande importanza a livello europeo per la nidificazione di Charadriiformes e per lo svernamento degli uccelli acquatici e fa parte della zona Ramsar "Valli di Comacchio e specchi d'acqua limitrofi" e della omonima Zona di protezione speciale (ZPS). In particolare le arginature, caratterizzate dalla presenza di vegetazione alofila di diversa composizione, in rapporto al grado di umidità e di rimaneggiamento da parte dell'uomo, sono importanti siti riproduttivi per le specie di maggiore importanza conservazionistica.

Dalla cessazione dell'attività di produzione del sale, avvenuta nel 1984, si è verificato un progressivo degrado della regimazione e circolazione idraulica. Tale situazione rischia di compromettere gli habitat della porzione occidentale della Salina, che sono quelli di maggiore importanza naturalistica. La conseguente diminuzione del livello di salinità delle acque rischia di far scomparire specie animali e vegetali tipiche delle acque soprassalate. In particolare risulta strategica la sopravvivenza di Artemia salina, crostaceo importantissimo nella dieta del Fenicottero.

L'erosione causata dalla mancata manutenzione e gestione dei livelli idrici, nonchè dalla subsidenza, ha provocato una considerevole diminuzione dei dossi emergenti sull'intera superficie delle Valli. Si è poi registrata una modifica vegetazionale a causa della progressiva dolcificazione delle acque. Ciò ha determinato una generale diminuzione delle possibilità di nidificazione, in particolare proprio per quelle specie di maggiore rilevanza naturalistica. La presenza di una estesa e fatiscente rete di linee elettriche aeree costituisce un grave rischio per l'avifauna locale. Inoltre la presenza di capannoni in fibrocemento e in pericolo di crollo potrebbe provocare un riversamento nelle acque di particelle di amianto.


Gli obiettivi

Il ripristino della funzionalità idraulica, cui sono indirizzati alcuni interventi in grado di avviarne un primo parziale stralcio, è condizione indispensabile e prioritaria per la riqualificazione dell'habitat del sito. Con il ripristino della produzione esemplificativa del sale in una piccola porzione sud-orientale della salina, ristrutturata e riadattata in modo da potere procedere alla raccolta manuale, si mira principalmente a conservare un habitat adatto alle specie legate alla presenza di acque soprassalate. La ripresa della produzione del sale ha poi un valore culturale e didattico, visto che gran parte della storia locale del Comacchiese è stata influenzata dal peso economico della Salina.

La ristrutturazione e ricostruzione dei dossi nella parte occidentale della Salina produrrà una maggiore superficie disponibile per la nidificazione di importanti colonie di Laridae e Sternidae, oltre a ricomporre un aspetto di quelle aree andato perduto. Allo stesso tempo l'eliminazione di linee elettriche in disuso e l'interramento di quelle indispensabili cancellano un grave pericolo per la libertà di movimento dell'avifauna locale e contribuisce a una complessiva riqualificazione del paesaggio originario delle saline. Infine, l'abbattimento di capannoni di cemento armato con coperture in cemento amianto rimuove pericolosi rischi di inquinamento delle acque della salina ed elimina elementi di notevole impatto paesaggistico.

La realizzazione di un Centro operativo per il monitoraggio ambientale e la divulgazione scientifica consentirà di operare nel sito stesso l'elaborazione dei dati raccolti sugli elementi dell'ecosistema. Il Centro favorirà inoltre la divulgazione scientifica e la fruibilità turistica e didattica della Salina. Particolarmente interessante dovrebbe poi risultare la possibilità di vedere "in diretta" e al naturale la vita dell'avifauna locale attraverso telecamere poste in punti strategici della salina.


Progetto "Life - Natura 2000" - "Conservazione dei chirotteri e loro ambienti di foraggiamento nella Riserva Naturale Orientata di Onferno nel sito SIC omonimo" (LIFE00NAT/IT/7216)

Il progetto "Conservazione dei chirotteri e loro ambienti di foraggiamento nella Riserva Naturale Orientata di Onferno, nel sito SIC omonimo", realizzato in collaborazione con il Comune di Gemmano (Rimini), ente gestore della Riserva regionale, ha una durata di tre anni e ha un costo di oltre 580.000 euro, finanziato per il 40% dalla Comunità Europea. Avviato nel 2001, il progetto si concluderà nel maggio 2004.


Le ragioni

Tra Emilia-Romagna e Marche si trova la Riserva naturale orientata di Onferno, un'area caratterizzata da fenomeni carsici che hanno dato origine a un articolato sistema di grotte. La zona è caratterizzata da un limitato lembo di evaporiti messiniane con fenomeni carsici e bosco relitto circostante. La copertura vegetale è costituita da lembi di vegetazione forestale, da praterie secondarie molto diversificate a seconda del substrato e da arbusteti di ricostituzione del manto forestale. L'area ospita specie vegetali di particolare rarità per la Regione: Staphylea pinnata, Phyllitis scolopendrium, Polypodium australe, ecc. Il sistema carsico della Grotta di Onferno si presenta come uno dei più importanti siti regionali per gli insetti troglobi.

Ambiente ricco in biodiversità per la presenza di numerose specie di vertebrati e con un notevole livello di conservazione del paesaggio rurale e naturale, il sito è di particolare importanza per la presenza di comunità di pipistrelli di diverse specie, tra cui 6 riconosciute di importanza comunitaria. Dai loro rifugi nelle grotte e nei boschi trovano nell'area circostante, costituita da prati aridi e boschetti riparali, le proprie aree di alimentazione. La messa a coltura, l'abbandono o l'erosione di queste aree stanno però riducendo le zone dove i pipistrelli trovano adatte condizioni di vita. Il prosciugamento di uno specchio d'acqua seminaturale ha poi peggiorato ulteriormente la situazione dei chirotteri che lo utilizzavano come zona di abbeverata. Alcune specie soffrono invece della perdita di cavità adatte per il rifugio e la riproduzione.


Gli obiettivi

Il progetto si propone di estendere le azioni di gestione in favore dei pipistrelli attuate dalla riserva ad altre aree interne al Sito di importanza comunitaria (SIC). Le azioni previste comprendono l'acquisto di terreni per ampliare l'area di protezione, interventi di recupero forestale, il ripristino di una pozza semi-naturale e la creazione di siti adatti al riposo e alla riproduzione dei chirotteri attraverso l'installazione di cassette nido e la creazione di cavità adatte nelle costruzioni esistenti. 

Una migliorata gestione dei prati attraverso il pascolo controllato di razze locali di ovini e bovini mira a favorire le specie preda dei pipistrelli. A queste misure si affianca un'opera di divulgazione nelle scuole e di produzione e diffusione di materiale informativo tesa ad accrescere le conoscenze della popolazione sulla relazione tra i pipistrelli e gli habitat rurali in cui vivono.


La situazione attuale (ottobre 2003)

I tre progetti descritti sono in avanzata fase di realizzazione e lo svolgimento delle diverse azioni avviene sostanzialmente nel rispetto dei tempi e delle modalità previste. Sono già stati prodotti le relazioni di avanzamento e i rapporti intermedi, che hanno ricevuto una positiva valutazione da parte della Commissione. Soddisfazione sullo stato di attuazione dei progetti è stata espressa dalla Commissione anche a seguito di diverse visite di verifica effettuate sia dalla società "Mecomat Comunità Ambiente" che dagli stessi tecnici della Direzione competente. In particolare sono stati segnalati: la qualità dei rapporti inviati, l'organizzazione, la conduzione tecnico-scientifica e l'intensità con cui viene realizzato il lavoro di monitoraggio del progetto "Lupo", la ricchezza e chiarezza del sito web dedicato ai tre progetti.

 

Sito web di riferimento:

www.lifenatura.it/emilia-romagna/

 

Referente IBC:

Stefano Corazza

(SCorazza@ibc.regione.emilia-romagna.it)

 

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