Rivista "IBC" XI, 2003, 1
Dossier: 2003: dieci volte Restauro
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /
Musei, ambienti per conservare
Paolo Mandrioli, Romano Toschi
Il visitatore generalmente immagina che un oggetto, contenuto in un museo, si troverà in condizioni ottimali e si conserverà perfettamente nel tempo. Non è sempre così. In generale un oggetto "naturalmente" non si conserva, ma si deteriora. Infatti, qualunque manufatto è influenzato dal microclima, determinato dall'insieme di fattori fisici quali temperatura, irraggiamento luminoso e umidità, che inducono nell'ambiente circostante e sul manufatto numerose sollecitazioni.
L'azione del clima è continuativa e gli effetti generalmente si manifestano sul lungo periodo, causati dal susseguirsi delle fasi caratteristiche, come l'alternanza notte-giorno e delle stagioni. Questi cambiamenti possono produrre azioni dirette dovute alle sollecitazioni dei fattori fisici sopramenzionati sulle superfici, sia attraverso i semplici fenomeni di evaporazione e condensazione, che attraverso fenomeni fisico-chimici più complessi, come ad esempio l'attivazione di reazioni chimiche prodotte dalla radiazione incidente o dalla disponibilità di acqua di condensazione. L'azione continuata del microclima locale produce un effetto deteriogeno sul lungo periodo, condizionato dai diversi materiali, o da singole parti costituenti le opere d'arte, che rispondono in modo diversificato ai valori assunti dalle variabili ambientali e ai loro cambiamenti, sia in senso temporale che spaziale. L'azione del microclima è condizionata inoltre, per intensità dell'interazione, dalla collocazione del manufatto in ambiente aperto, confinato o ipogeo. Rapide variazioni temporali, o spaziali, di temperatura e/o umidità relativa, o comunque scambi di calore e massa, causano a molti materiali stress con effetti irreversibili e cumulativi che accelerano il processo di degrado.
La modifica continua o estemporanea dei parametri meteoclimatici induce azioni sui manufatti che producono deterioramenti non solo fisici e chimici ma anche biologici.
Il degrado è un processo di natura cumulativa e avviene in modo progressivo con l'invecchiamento dell'oggetto. L'alterazione delle sue proprietà chimico-fisiche, che dipendono dalle caratteristiche ambientali, contribuiscono ad accelerarne il processo, spesso in modo impercettibile all'occhio umano. Il degrado si sviluppa in modo non lineare ed è irreversibile. Le stesse cause possono produrre effetti diversi in relazione al tipo di oggetto e alla sua storia pregressa. La combinazione di più cause, presenti o passate, produce effetti sinergici. Per ogni oggetto è necessario considerare, come primo aspetto, la sua storia pregressa, in cui il microclima ha determinato un assestamento del materiale, in risposta alle condizioni ambientali esterne e alle proprie caratteristiche fisico-chimiche. Questa situazione diviene sempre più critica mano a mano che i materiali invecchiano, riducendo i propri limiti di tolleranza. Inoltre i beni culturali sono costituiti sia da manufatti, sia da reperti naturali. La varietà e la struttura complessa degli oggetti che costituiscono i beni culturali non hanno permesso fino a questo momento di stabilire, per ogni oggetto, precisi valori di soglia o intervalli di valori ottimali dei parametri ambientali ai fini della conservazione. È però possibile fissare principi generali a cui devono necessariamente attenersi quanti hanno responsabilità di conservazione.
Molto spesso il criterio espositivo non riesce a tener conto delle condizioni di conservazione, per cui ne risultano spesso situazioni conflittuali. In tal caso la necessità di preservare gli oggetti deve avere un carattere assolutamente prioritario.
La scelta delle caratteristiche del microclima per la conservazione dovrebbe tener conto sia dell'impatto diretto sui materiali di cui gli oggetti sono costituiti, sia di quello indiretto nel creare un habitat favorevole a forme di degrado biologico o nel favorire indesiderate reazioni chimiche, specie in presenza di inquinanti atmosferici. I vari materiali presentano una risposta diversa alle condizioni termoigrometriche ambientali e alla loro variabilità. I parametri ambientali devono essere scelti tenendo conto prioritariamente delle esigenze degli oggetti conservati, non solo del benessere umano.
In relazione alla tipologia dei materiali costitutivi e alle condizioni microclimatiche e di inquinamento chimico e biologico degli ambienti in cui avviene la conservazione, possono attivarsi processi, talvolta lenti, talvolta rapidi, che producono danni irreversibili alle opere d'arte. I meccanismi di deterioramento di natura fisica si realizzano per modificazione e decoesione del substrato, indotti dall'azione dei cicli di temperatura e di umidità ai quali si trova sottoposta l'opera d'arte, mentre il deterioramento di natura chimica avviene principalmente in superficie. A questi si affianca il biodeterioramento che è costituito dall'insieme dei processi di natura fisica e chimica indotti dalla crescita di organismi che, trasportati dall'aria, si depositano sulle superfici di interesse artistico causandone l'alterazione. L'aria contiene normalmente spore di funghi e batteri, di muschi e felci, frammenti lichenici, alghe, cianobatteri e altri tipi di particelle biologiche. Le condizioni microclimatiche degli ambienti interni possono favorire lo sviluppo di processi di degrado biologico. I fenomeni determinanti sono:
- formazione di condensa del vapore acqueo sulle superfici dell'oggetto o sulle pareti;
- trasporto di sali dalla superficie all'interno dei materiali, legati ai cicli di condensazione ed evaporazione dell'acqua;
- variazioni termiche e igrometriche delle superfici che facilitano la deposizione delle particelle aerodiffuse e l'alterazione meccanica dei materiali.
La caratterizzazione degli ambienti chiusi viene eseguita attraverso misure pianificate nello spazio e nel tempo. Nel nostro caso le misure sono riferite ai principali parametri che governano i continui mutamenti delle caratteristiche dell'aria racchiusa nelle gallerie e nei musei. I parametri più importanti da monitorare sono:
- umidità;
- temperatura;
- radiazione luminosa;
- movimenti dell'aria.
Oltre alle misure fisiche, quelle chimiche stanno assumendo sempre maggior rilievo in relazione ai danni derivati da
- aerosol (particelle e goccioline);
- gas.
Oltre all'aerosol di natura chimica viene misurata la concentrazione atmosferica dell'aerosol biologico rappresentato principalmente da
- muffe;
- batteri;
- alghe.
L'insieme di queste misure ci permette di stabilire le cause che hanno determinato il danno, ma soprattutto di formulare le indicazioni di rischio potenziale al quale le opere d'arte sono sottoposte.
Una "rete" per sostenere i musei
Paola De Nuntiis, Chiara Guaraldi, Paolo Mandrioli
Per conservare la sua integrità, un oggetto deve essere costantemente controllato e sottoposto a procedure che ne impediscano un troppo rapido deterioramento, anche e soprattutto per evitare il ricorso a operazioni di restauro a scadenze eccessivamente ravvicinate, che non gioverebbero all'integrità dei manufatti artistici. Il controllo della qualità dell'atmosfera che "avvolge" l'opera d'arte o il manufatto storico collocato nelle sale espositive, nelle sale di consultazione, nei magazzini, o durante il trasporto per destinazioni differenti, costituisce la base su cui si sviluppa il progetto "MUSA", nato dalla collaborazione tra l'Istituto per i beni culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna e il Consiglio nazionale delle ricerche - Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (CNR-ISAC) di Bologna.
La filosofia principale del progetto è la verifica della compatibilità dell'ambiente con le caratteristiche dei materiali conservati.
Il Decreto ministeriale del 10 maggio 2001 basato sul documento noto come "Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei", elaborato dal Ministero per i beni e le attività culturali, ha fissato gli standard e gli obiettivi di qualità che musei, biblioteche e archivi storici dovranno raggiungere nel prossimo futuro; non vengono però al momento indicati i valori e i livelli di riferimento dei parametri che debbono caratterizzare l'ambiente, e ai quali ci si dovrà attenere. Tale decreto ha determinato un generale "stato di agitazione" nel settore museale; i dirigenti percepiscono la necessità di adeguamento e i limiti nell'attuazione. Alcune Regioni, tra cui l'Emilia-Romagna, hanno indicato le linee generali nell'ambito della conservazione, all'interno di un dossier più ampio dedicato alla individuazione degli obiettivi di qualità per musei, biblioteche e archivi storici.
Oltre ai parametri fisici generalmente considerati il decreto ministeriale richiede una particolare attenzione ai parametri chimici e biologici: allo stato attuale pochissimi musei sono dotati di strumentazione per il rilevamento dei paramentri chimici e assai più rari sono quelli che sono in grado di effettuare campagne di misura aerobiologiche. Il progetto "MUSA" cerca di ovviare a questo primo approccio qualitativo, proponendo procedure e metodi per caratterizzare ambienti e materiali allo scopo di definire limiti e criteri "quantitativi", che permettano un monitoraggio efficace dello stato di conservazione degli ambienti e dei materiali, oltre che la valutazione del rischio di degrado dei medesimi.
Uno degli scopi del progetto è l'individuazione di strumenti disponibili e idonei per la valutazione qualitativa e quantitativa dei parametri fisici, chimici e biologici dell'aria, oltre che la caratterizzazione dell'ambiente e dei materiali conservati, al fine di definire l'effettiva situazione di rischio e fornire indicazioni, indispensabili, per gli opportuni interventi di prevenzione, conservazione e restauro. Il progetto è dedicato ai musei, alle gallerie, alle biblioteche, alle chiese, ai siti archeologici ipogei destinati alla esposizione permanente o temporanea e alla conservazione delle opere d'arte.
Il progetto è inoltre finalizzato alla realizzazione di una rete basata sulla comunicazione internet e sulla comunicazione diretta via modem, per la trasmissione di dati e di informazioni che consentano un monitoraggio continuo dei contenitori d'arte e cultura, operato a distanza attraverso un Centro di elaborazione in grado di offrire agli utenti i criteri e le raccomandazioni necessarie per l'ottimizzazione del loro utilizzo.
La rete, come si è detto, utilizza tecnologie di comunicazione internet e wireless e offre ai curatori e al personale tecnico un concreto aiuto in risposta ai quesiti inerenti la conservazione del patrimonio artistico.
La gestione avviene attraverso scambio di informazioni e procedure tra il centro di gestione e i siti periferici (i musei). Il sistema si basa sulla rete di misura dei parametri fisici del microclima interno, con particolare riferimento a umidità e temperatura, attivi nei siti periferici. Altri parametri come l'intensità luminosa e la concentrazione di inquinanti chimici e biologici, estremamente utili per una miglior caratterizzazione dell'ambiente, verranno considerati in un secondo tempo. Tutte queste misure e i relativi dati sono trasmessi dai siti periferici verso un punto centrale che costituisce un archivio indispensabile per monitorare le differenti situazioni locali e per generare analisi e previsioni sull'andamento delle condizioni ambientali.
Il trasferimento dei dati nelle due direzioni (periferia-centro e centro-periferia) avviene in tempo reale. Presso ogni sito è possibile consultare i propri dati poiché il centro ha funzione anche di banca dati con accesso riservato. Il database non si prefigge solo di essere un "raccoglitore" di informazioni, rilevate in automatico mediante centraline microclimatiche e/o inserite manualmente dagli operatori museali, ma tramite opportune interrogazioni consentirà anche una visualizzazione immediata dei dati museali rilevati e un'analisi in tempo reale.
In questo modo saranno immediatamente evidenziati quei valori che non rientreranno negli intervalli stabiliti per la conservazione ottimale dei beni architettonici. Verranno poi evidenziati tramite opportuni grafici gli andamenti dei valori riscontrati in funzione del tempo.
Un aspetto non marginale della rete intermuseale è costituito dalla possibilità di utilizzo come forum per la discussione allargata a tutti gli utenti della rete dei problemi di gestione. Il sistema è estremamente interessante per i siti che non sono provvisti di personale tecnico esperto nella climatizzazione o nella conservazione. In questi casi il sistema è di aiuto per segnalare situazioni di rischio che potrebbero verificarsi o che sono già in atto. Non esiste al momento nessuna realizzazione di questo tipo sia a livello nazionale che europeo.
La rete sviluppata nell'ambito del progetto è costituita da un centro di acquisizione ed elaborazione delle informazioni, situato presso il CNR-ISAC, che riceve dati dai siti museali aderenti al progetto e restituisce l'analisi agli stessi. Presso l'IBC verrà attivata una postazione, costituita da un PC collegato in rete, abilitata all'inserimento di dati e all'accesso ai dati di archivio.
I siti coinvolti allo stato attuale nel progetto appartengono alle strutture che erano già dotate di sistemi per il monitoraggio automatico del microclima. Questi siti, prescelti in base alla tipologia climatica, alla destinazione d'uso e ai materiali conservati, sono: le Collezioni comunali d'arte di Palazzo d'Accursio a Bologna, il Museo d'arte della città - Loggetta Lombardesca di Ravenna, la Casa Museo "Marino Moretti" di Cesenatico (Forlì-Cesena). Altre strutture potranno essere incluse nella rete senza limiti di numero o di ubicazione territoriale. Ogni sito è dotato sia di sistema automatico per l'acquisizione di alcuni parametri, sia di apposito software installato su computer locale, per mezzo del quale vengono acquisiti tutti i dati da introdurre manualmente: le misure non automatiche, le informazioni in chiaro derivate da altre sorgenti (numero di visitatori, schede relative ai materiali conservati, ecc.) e qualsiasi altra informazione necessaria a caratterizzare l'ambiente e il patrimonio conservato.
Le categorie di parametri sotto elencati vanno intese come riferimento attuale, da implementare in fasi successive:
- tipologia e caratteristiche dell'ambiente designato (museo, galleria, altro);
- tipologia e caratteristiche dei materiali conservati;
- stato di conservazione dei manufatti;
- parametri ambientali interni: umidità relativa (minima, massima, media), temperatura (minima, massima, media), illuminamento, velocità aria, carica microbica, polveri, inquinanti gassosi;
- flusso di visitatori.
Ogni sito è connesso tramite PC al Centro CNR-ISAC. Il collegamento di rete viene utilizzato sia per la trasmissione dei dati che per la ricezione di messaggi, elaborazioni e allarmi. È importante sottolineare che laddove esistono già impianti di rilevamento microclimatico verranno mantenuti gli stessi, dove non presenti verranno installati sensori utilizzando sistemi non invasivi, come la tecnologia cordless, poco ingombrante. È stato ideato inoltre un canale di scambio degli input e output tra musei e centro di acquisizione ed elaborazione (CNR), che utilizzi la moderna tecnologia internet, creando un sito specifico: www.isac.cnr.it/musa/, utile strumento di lavoro per gli aderenti al progetto e anche punto di riferimento per gli esperti del settore.
"MUSA" offre un aiuto a distanza costante per una problematica in evoluzione e una gestione remota dell'uso degli ambienti museali finalizzato alla conservazione "ottimale" e costituisce inoltre una proposta sostenibile per migliorare la conservazione.
Il progetto non esaurisce la problematica, ma richiede una partecipazione attiva del personale museale, resa possibile anche grazie al miglior sistema di dialogo. Questo progetto infatti va incontro a un altro grande problema presente nelle realtà museali italiane: la carenza di figure professionali competenti e in grado di gestire le tematiche legate alla conservazione; il sistema si rivolge proprio al personale addetto ai musei, esperto d'arte ma non di materie tecnico-scientifiche, chiamandolo a gestire attivamente gli ambienti microclimatici delle proprie strutture. Il progetto si prefigge pertanto di fornire un utile strumento in attesa di un'adeguata formazione tecnico-scientifica del personale che potrà essere offerta in un futuro prossimo solo da strutture specializzate, vista l'importanza che il bene artistico ricopre per il presente e per il futuro, in Italia come all'estero.
Norme... non solo arte
Paola De Nuntiis, Cristina Vitali
Il Decreto legislativo 490/99 definisce il museo come struttura "organizzata per la conservazione, la valorizzazione e la fruizione pubblica di raccolte di beni culturali". Da alcuni decenni è in corso in Italia una ragguardevole attività normativa rivolta alle strutture museali, che sempre più vengono interessate da un crescente flusso di visitatori italiani e stranieri. Al termine degli anni Sessanta in Italia, a seguito del rilevante danno apportato a molte opere d'arte appartenenti al patrimonio storico-artistico dalle alluvioni che colpirono le città d'arte di Firenze e Venezia, nasceva una nuova disciplina: la scienza della conservazione. Presupposto di questa nuova scienza è l'affermazione "conservare significa conoscere".
Intervenire su un manufatto artistico, elaborare il progetto di intervento conservativo significa fornire al progettista tutte le informazioni relative alla conoscenza materica dell'oggetto, ai meccanismi e all'entità del degrado; significa inoltre avere la più ampia conoscenza, su basi scientifiche, dei prodotti e/o delle metodologie da impiegare nel corso di un intervento, concetti questi che stanno alla base della diagnostica. Ricercatori appartenenti alle diverse discipline che afferiscono alla conservazione di un Bene (chimica, geologia, fisica, biologia, ingegneria, ecc.) sono diventati, negli ultimi anni, gli attori principali a cui demandare il compito di pervenire a una diagnostica utile per la conservazione di un manufatto. Si trasferiscono così, nel settore conservativo, metodologie analitiche proprie di altri campi (pur se con le opportune modifiche necessarie per la peculiarità del materiale da sottoporre a esame) o si adottano, nel corso degli interventi, prodotti industriali (per la pulitura, il consolidamento, la protezione, ecc.) ampiamente sperimentati in laboratori ufficiali e considerati idonei, tra le diverse classi a tutt'oggi commercializzate, attraverso mirate verifiche sperimentali.
La normazione delle metodologie analitiche e delle metodologie d'intervento diventa un punto focale in tale contesto, unica possibilità per addivenire a risultati attendibili. Essenziale è la preparazione del restauratore, che oggi deve lavorare d'intesa con il progettista, il direttore dei lavori, l'esperto scientifico in materia di conservazione del bene. Solo con questo lavoro d'équipe è possibile abbandonare l'aspetto prettamente artigianale che rispecchiavano gli interventi conservativi del passato e che, frequentemente, hanno portato a danni irreparabili sul bene stesso. Nasce pertanto l'esigenza di utilizzare standard di riferimento, intendendo con il termine "standard" qualcosa "prescelto da un'autorità, dalla consuetudine o per unanime consenso come modello".
L'appartenenza dell'Italia alla Comunità Europea rende inoltre necessario un continuo collegamento con tutte le organizzazioni internazionali che operano per la salvaguardia del patrimonio culturale: al fine di esportare non solo le "nostre" opere d'arte, ma anche la conoscenza delle problematiche legate alla salvaguardia del patrimonio artistico e le normative del settore.
La Commissione NorMaL (Normativa Manufatti Lapidei) è nata nel 1977, su iniziativa di un gruppo di studiosi del CNR e dell'Istituto centrale del restauro (ICR), consci del fatto che un progetto conservativo, corretto da un punto di vista tecnico e realistico da un punto di vista finanziario, può essere elaborato solo sulla base della conoscenza materica dell'opera e del suo stato di conservazione. L'idea nasce dalla necessità indispensabile di individuare metodologie di studio unificate e specifiche per il settore della conservazione dei materiali lapidei.
Nello stesso anno, all'"International Symposium on Conservation on Stone Materials" tenutosi a Bologna, sotto l'egida dell'International Institute for Conservation (IIC), venne presentata una proposta metodologica: Artistic Stone Works - A proposal for the Unification of the Methods of Studying Stone Decay and of Controlling Stone Conservation. Il successo incontrato da questa proposta costituì la spinta a formalizzare l'istituzione della Commissione NorMaL, realizzata da parte del CNR attraverso i Centri per le opere d'arte di Milano, Firenze, Roma e l'Istituto per la conservazione dei monumenti, e da parte del Ministero per i beni culturali attraverso l'ICR. Scopo della struttura era "stabilire metodi unificati per lo studio delle alterazioni dei materiali lapidei e per il controllo dell'efficacia dei trattamenti conservativi di manufatti di interesse storico-artistico".
La Commissione pose una limitazione, almeno momentanea, ai propri lavori: interessarsi unicamente dei materiali lapidei, intendendosi con tale termine non solo le pietre naturali, ma anche i materiali artificiali utilizzati in architettura, quali stucchi, malte (indipendentemente dalla loro funzione in opera), prodotti ceramici (laterizi e cotti) ottenuti partendo dai materiali naturali attraverso processi particolari di lavorazione.
Nel 1984 un decreto del ministro per i beni culturali sancì l'attività della Commissione NorMaL. All'attività di normazione della Commissione parteciparono, fin dalla sua istituzione, specialisti di diversa appartenenza: ricercatori del CNR, esperti e funzionari del Ministero per i beni culturali, docenti universitari, liberi professionisti (progettisti e restauratori), rappresentanti delle industrie interessate al settore, per un totale di 200 componenti, suddivisi in gruppi e sottogruppi di lavoro, specializzati nelle diverse discipline scientifiche che aderiscono al settore conservativo (chimica, biologia, fisica, geologia, ecc.) o in classi particolari di materiali (malte, prodotti ceramici, ecc.) o, infine, in problematiche particolari (grafica, stato igrometrico delle strutture, ecc.).
Nel 1996 venne firmata una convenzione tra il Ministero per i beni culturali e l'Ente nazionale italiano di unificazione (UNI). Scopo della convenzione: attivare una collaborazione finalizzata alla elaborazione comune di norme tecniche, valide a livello nazionale e idonee a essere proposte a livello europeo per la creazione di un corpo armonico nel campo del recupero e del restauro. In particolare questa collaborazione ebbe lo scopo di proporre a livello europeo le normative messe a punto congiuntamente su scala nazionale sia in ambito CEE (Comunità economica europea) che CEN (Comitato europeo di normalizzazione). I lavori di normazione della Commissione Beni Culturali UNI NorMaL sono attualmente affidati a 23 gruppi di lavoro. La collaborazione con l'UNI permetterà di attivare la partecipazione italiana ai lavori delle Commissioni CEN garantendo così una diffusione delle norme italiane a livello europeo e impedendo che diventino obbligatorie, anche in Italia, normative proposte da altri paesi, talvolta in contrasto con le filosofie che guidano gli interventi conservativi sul patrimonio storico-artistico italiano. Riportiamo di seguito alcune norme d'interesse per gli ambienti individuati e per i parametri suggeriti, alcune già pubblicate da UNI, altre in fase di elaborazione da parte dei gruppi di lavoro specifici.
UNI 10586, 1997 "Condizioni climatiche per ambienti di conservazione di documenti grafici e caratteristiche degli alloggiamenti". La norma definisce i parametri microclimatici ambientali per la conservazione di documenti grafici, con particolare riferimento ai materiali cartaceo e membranaceo in edifici di nuova costruzione o preesistenti.
UNI 10829, 1999 "Beni di interesse storico e artistico - Condizioni ambientali di conservazione - Misurazione e analisi". La normativa illustra la metodologia per la misurazione in campo dei parametri termoigrometrici e di illuminazione e indica le modalità di elaborazione e sintesi dei dati rilevati allo scopo di contenere i processi di degrado.
UNI 10969, 2002 "Principi generali per la scelta e il controllo del microclima per la conservazione dei beni culturali in ambienti interni". La norma fornisce linee guida per la scelta e il controllo del microclima in musei, gallerie, archivi, ecc., ai fini della conservazione dei beni culturali. Numerosi gruppi di lavoro della Commissione Beni Culturali UNI NorMaL stanno formulando nuovi standard nei settori della fisica ambientale e dell'inquinamento atmosferico. Tra i gruppi di lavoro attivi nelle problematiche di nostro interesse vanno ricordati in particolare:
- GL 2: Sperimentazione di metodologie per il controllo dei biodeteriogeni;
- GL 4: Inquinamento atmosferico;
- GL 8: Fisica ambientale;
- GL 22: Museotecnica - norme inerenti i problemi del microclima, qualità dell'aria, inquinanti biologici, diagnostica ambientale, riscaldamento, climatizzazione, illuminazione, vetrine, impatto dei visitatori e tutto ciò che può costituire un fattore di rischio per la conservazione dei musei.
A livello europeo sono attivi i seguenti gruppi di lavoro del CEN:
- WG 4 "Environment": linee guida per il controllo delle variabili ambientali e standard per le misure delle condizioni ambientali indoor e outdoor e sulla interazione opera d'arte e ambiente
- WG5 "Transportation and packaging methods": standard sui requisiti delle vetrine espositive, sui metodi di imballaggio e sui sistemi di trasporti.
Tra le attività più recenti vanno segnalate quelle realizzate dal Ministero per i beni e le attività culturali attraverso le seguenti commissioni:
- analisi dei parametri chimico-fisici degli ambienti destinati alla conservazione dei documenti archivistici;
- valutazione del rischio connesso all'inquinamento atmosferico sui beni di interesse storico-artistico italiani esposti all'aperto.
Il riferimento legislativo che ha stimolato il Progetto "MUSA" è il Decreto ministeriale 10 maggio 2001 "Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei" (articolo 150, comma 6, Decreto legislativo n. 112/1998) che fornisce i criteri tecnico-scientifici e gli standard minimi da osservare, in modo da garantire la sicurezza e la prevenzione dei rischi negli ambienti museali.
L'Italia è il primo paese, non solo in Europa ma nel mondo, a essersi dotato di un decreto specifico per la conservazione di quei beni che costituiscono il patrimonio inalienabile di ogni paese.
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