Rivista "IBC" XI, 2003, 1

biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni

Giacomo Leopardi e Bologna. Libri immagini documenti, a cura di C. Bersani e V. Roncuzzi Roversi-Monaco, Bologna, Pàtron, 2001.
Un recanatese a Bologna

Giuliana Benvenuti
[assegnista di ricerca presso il Dipartimento di italianistica dell'Università di Bologna]

Nato come catalogo della mostra organizzata nel 1998 dalla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio in occasione del bicentenario leopardiano, questo volume curato da Cristina Bersani e Valeria Roncuzzi Roversi-Monaco, contribuisce al ripensamento del rapporto che Leopardi intrattenne con la cultura, anche scientifica, bolognese. A Bologna il poeta ebbe occasione di entrare in contatto con famiglie nobiliari e borghesi, con i rappresentanti più illuminati della intellettualità di allora, da Pietro Brighenti a Giuseppe Mezzofanti, Francesco Orioli e Giacomo Tommasini, dalla contessa Teresa Carniani Malvezzi al dedicatario della celebre epistola in versi, il conte Carlo Pepoli. E se è vero che la Bologna conosciuta dal Leopardi è quella dei grigi anni della Controriforma, resta il fatto che fu luogo ospitale per il recanatese e che i più illuminati tra gli amici bolognesi lo salutarono come l'autore delle pattriottiche Canzoni.

Proprio a Bologna poi, per iniziativa del Brighenti, venne stampata la raccolta poetica dei Versi, riprodotta integralmente al termine dal catalogo, dopo la sezione che presenta al lettore i personaggi che abbiamo poc'anzi ricordati e qualche altro ancora. È dunque fondata la lamentela dalla quale prende avvio l'ampio e ben documentato saggio di Alberto Caprioli, che osserva come la stagione bolognese di Leopardi sia stata troppo spesso trascurata dalla critica (ma non manca qualche lodevole eccezione). Per rispondere a questa carenza Caprioli ci offre una ricostruzione di quel periodo della vita del poeta intelligentemente inserita, seguendo il suggerimento di Dionisotti, entro il vasto orizzonte geografico-culturale che collega Recanati a Milano.

Una ulteriore dimensione di indagine viene introdotta da Marco Antonio Bazzocchi, in specie nel primo dei suoi due contributi, che prende le mosse dalle tracce che Bologna lasciò nella coscienza dell'autore per poi allargare la prospettiva sino a soffermarsi su alcuni aspetti strutturali dei Canti e a vagliare con acume critico le ragioni che guidarono le scelte leopardiane in merito all'edizione bolognese dei Versi. Più in generale l'intero catalogo non nasconde l'ambizione di offrire, mediante un'attenta ricostruzione documentaria, uno spaccato della vita bolognese dell'epoca, colta nei suoi aspetti archittettonici, culturali e di vita quotidana. A tale intento contribuiscono in modo rilevante gli interventi delle due curatrici.

Il risultato è un'immagine a tutto tondo della Bologna del Leopardi: una città nella quale il poeta potè trovarsi a proprio agio, sebbene non siano mancate le incomprensioni, come dimostra il famoso episodio della lettura pubblica dell'Epistola al conte Carlo Pepoli all'Accademia dei Felsinei. L'epistola in versi ebbe una accoglienza non certo entusiastica; del resto il Leopardi degli anni bolognesi è già l'autore, benché il pubblico ancora non potesse saperlo, della prosa disincantata delle Operette morali.

 

Giacomo Leopardi e Bologna. Libri immagini documenti, a cura di C. Bersani e V. Roncuzzi Roversi-Monaco, Bologna, Pàtron, 2001, 416 p., Ç 40.

 

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