Rivista "IBC" XI, 2003, 1

biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni

Un medico appassionato collezionista di opere grafiche, un donatore generoso e lungimirante, una biblioteca comunale che accetta la sfida della tutela e della valorizzazione: così Faenza diventa uno dei capoluoghi dell'Emilia-Romagna che ama e conserva stampe e disegni.
Passioni in bianco e nero

Giuseppina Benassati
[IBC]

Dal 15 dicembre 2002 al 31 gennaio 2003 il Palazzo delle Esposizioni di Faenza (Ravenna) ha presentato al pubblico la prestigiosa raccolta di stampe di Roberto Sabbatani, medico faentino scomparso nel 1988. La collezione è stata donata dal fratello dell'autore, Rodolfo, alla Biblioteca comunale Manfrediana, che incrementa così il suo già cospicuo patrimonio grafico con un nuovo nucleo di 143 stampe, 4 disegni e 295 edizioni di grafica (quasi tutte a tiratura numerata), a cui si aggiungono i 204 volumi della biblioteca specializzata di Sabbatani. La catalogazione scientifica del fondo è stata seguita dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'IBC, che ne ha curato anche l'inserimento in Imago, il catalogo collettivo delle opere grafiche presenti nelle biblioteche, negli archivi e nei musei dell'Emilia-Romagna.

Il catalogo della mostra - La collezione Sabbatani. Capolavori della storia dell'incisione dal XV al XX secolo, a cura di G. Benassati e A. R. Gentilini, Bologna, IBC - Editrice Compositori, 2002 (IBC Immagini e Documenti. Imago) - passa in rassegna i principali filoni storici rappresentati nella raccolta: le xilografie quattrocentesche e i maestri italiani, tedeschi, olandesi e fiamminghi dal XV al XVI secolo (con opere, tra gli altri, di: Dürer, Altdorfer, Luca di Leida, Jacopo de' Barbari, Andrea Mantegna, Marcantonio Raimondi); il trionfo seicentesco dell'acquaforte (da Callot a Rembrandt); l'età dei Lumi (Canaletto, Piranesi, Goya e gli autori giapponesi); l'Ottocento francese e il Novecento europeo e italiano (da Corot a Cezanne, da Picasso a Kokoscka, da Fattori a Morandi, fino ai contemporanei).

 

"I raccoglitori di stampe [...] si riconducono a due categorie: l'amatore di documenti e l'amatore di fogli d'arte. Il primo orienta la sua attività verso una investigazione determinata da curiosità speciali o da motivi professionali e non ha preoccupazioni estetiche. Il secondo, invece, ha un solo motivo di ricerca, quello della bellezza, che egli persegue, quando i mezzi glielo consentano, in tutti i secoli, attraverso tutte le scuole. La sua collezione è eclettica e si arresta nel tempo e nello spazio solo di fronte a barriere materialmente insormontabili".1

Il profilo del collezionista tracciato velocemente da Giacomo Francesco Guarnati, nel capitolo Orientamento dell'opera Bianco e Nero edita postuma nel 1937, pare attagliarsi perfettamente, almeno in prima analisi, alla figura di Roberto Sabbatani, medico faentino nato nel 1920, folgorato da una precoce passione per il "bianco e nero", interrotta soltanto dalla morte accidentalmente avvenuta nel 1988.2

Ci lascia eredi di 143 fogli incisi da grandi autori attivi dal XV al XX secolo e di una correlata biblioteca specializzata, questo grazie alla munifica liberalità dell'unico erede diretto, il fratello Rodolfo, che per un decennio ha tenacemente perseguito l'obiettivo, non facile, di rendere pubblico un vero e proprio tesoro storico artistico e bibliografico (come ben sottolinea Anna Rosa Gentilini nel catalogo della mostra organizzata a Faenza).3

Le operazioni di analisi sottese alla catalogazione scientifica dei materiali - intrapresa all'ingresso delle stampe in biblioteca - e la volontà di valorizzare il corpus grafico attraverso un'occasione espositiva, hanno fatto sorgere impellente la necessità di sintetizzare le direttrici della collezione e, soprattutto, di comprendere e rendere intellegibile il modello teorico che ha reso possibile l'aggregazione di tanto straordinario complesso.

Non nascondiamo che l'entusiasmo che ci ha colti al cospetto di tante prestigiose e suggestive opere - dalla delicata Madonna quattrocentesca di Scuola Francese al Miserere di Rouault, passando attraverso Dürer, Rembrandt, Goya, Piranesi e grandi autori del XIX e XX secolo, è stato pari ad un altrettanto grande sgomento determinato dalla coscienza della difficoltà insita nel tentativo di ricostruzione di un processo, quello del collezionare, in cui giocano molteplici fattori: storici, sociali, estetici, di mercato e, non ultimi, il gusto e la sensibilità del collezionista.

La letteratura sul collezionismo di opere grafiche dei secoli passati è assai vasta, comprensiva come è di dizionari, repertori generali, storie e descrizioni di "scelti gabinetti", opere in cui abbondano le riflessioni sulle possibili tipologie di raccolta: per soggetto, per scuola, per autore, per rarità ecc., per non parlare dei cataloghi di vendita delle maggiori collezioni, sorta di exempla o memento per neofiti o esperti adepti.4 Molto circoscritta invece è la produzione sulla contemporaneità, quasi assente poi sugli ultimi cinquant'anni. Le ragioni sono principalmente da ascrivere alla persistenza, per il collezionismo di stampe, di strategie di ricerca e metodologie di accumulo codificate da enunciati sette-ottocenteschi e, di contro, all'assenza di nuovi e forti modelli teorici, disponibili invece, perché discendenti dalla critica militante, soprattutto per collezioni di opere d'arte contemporanee.

Collezionare stampe antiche o semplicemente stampe tout-court negli ultimi cinquant'anni ha potuto significare raccogliere autori, del passato o piuttosto contemporanei, opere antiche o molto recenti; gravures originales o d'après, in sintesi una sorta di deregulation di comportamenti difficile da stigmatizzare. La situazione italiana, in particolare, appare abbastanza povera di riflessioni sull'argomento, principalmente, ma non solo, per le ragioni individuate già nel '37 da Achille Bertarelli e Giorgio Nicodemi nell'introduzione all'opera del Guarnati, lodata per la sua eccezionalità in un contesto nazionale povero di letteratura e interesse per le arti grafiche forse in dipendenza del fatto "che molte delle nostre raccolte sono mal note, o non sono ordinate razionalmente, e troppo di rado, a parte la bella eccezione per le raccolte conservate presso gli Uffizi, si fanno mostre dei materiali più cospicui".5 Dal 1937 ad oggi le mostre si sono succedute numerose, spesso accompagnate da cataloghi e monografie di un certo respiro, più lacunosi, invece, il censimento e la catalogazione scientifica delle raccolte di pubblica proprietà: tra le iniziative di largo respiro si segnalano i volumi a stampa suddivisi per scuole della Pinacoteca nazionale di Bologna, il catalogo informatizzato, in corso di revisione, dell'Istituto nazionale per la grafica e il progetto regionale coordinato dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'Istituto per i beni culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna, progetto consistente in una indagine sul campo ancora in corso.6 Le raccolte nelle biblioteche, negli archivi e nei musei della regione Emilia Romagna, catalogate secondo standard internazionali, sono fruibili in un catalogo on-line, IMAGO, e in una omonima nuova serie editoriale della collana dell'IBC, "Immagini e Documenti", che ha l'intento di pubblicare con approfondimenti (come nel caso del catalogo Sabbatani) collezioni o parte di esse di particolare rilievo storico-artistico o storico-documentario.7

È soltanto a partire dagli anni Ottanta che le istituzioni pubbliche hanno dato vita alla catalogazione scientifica delle loro raccolte e alla valorizzazione dei patrimoni grafici per troppo tempo considerati "minori". Per quanto concerne il privato, infine, è bene sottolineare che sempre meno frequente è il conferimento di nuove raccolte alle istituzioni pubbliche: la prassi invalsa tra gli eredi, dopo il trapasso dei collezionisti, è la frammentazione nella migliore delle ipotesi e la dispersione nella quasi totalità dei casi; tra le iniziative controcorrente pregevoli per quantità e qualità delle opere donate vanno segnalate, oltre alla presente, la donazione Davoli alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia (1985) e la donazione Balestra all'omonima Fondazione di Longiano.8

Tornando alla nostra collezione è bene evidenziarne l'eccezionalità. Essa rappresenta un unicum sia per qualità che per quantità dei materiali conferiti, contribuisce ad incrementare un patrimonio grafico che, visto su scala regionale, è già molto articolato ma scarsamente dotato delle opere dei protagonisti indiscussi dei movimenti artistici tra XIX e XX secolo: Corot, Rousseau, Meryon, Whistler, Manet, Cezanne, Daumier, Toulouse Lautrec, e poi ancora Redon, Ensor, Vlaminck, Braque, Picasso, Leger, Ernst, Kokoscka, Chagall, Matta, Moore.

Grazie a Roberto Sabbatani, Faenza diviene uno dei punti focali di una nuova fascinosa geografia, quella di un mondo in bianco e nero che, per quanto riguarda la Romagna, può consentire un viaggio, sia reale che virtuale, da Faenza non tanto a Marradi, come ci suggeriva Giani, bensì a Forlì, Cesena, Longiano, Brisighella, Bagnacavallo. Possibili soste per godersi le mirabilia delle Raccolte Piancastelli e Dall'Asta-Brandolini della Biblioteca Saffi, per riflettere sul significato delle immagini della storia alla Comandini della Biblioteca Malatestiana, per lasciarsi incantare dalla bellezza del luogo e sedurre dalla matita graffiante dei tanti Maccari della raccolta del poeta Tito Balestra, per apprezzare le opere di un museo monografico, quello dedicato a Giuseppe Ugonia, o lasciarsi avvincere dalla varietà di proposte del contemporaneo conservate al Gabinetto delle stampe di Bagnacavallo.9 Per un viaggiatore pigro ma amante delle nuove tecnologie o per uno studioso ormai vittima della sindrome dell'hic et nunc provocata dall'eccessiva frequentazione della rete si suggerisce una "navigazione" nel catalogo on-line IMAGO, possibile in ogni momento e in qualsiasi luogo, purché provvisti di cavo telefonico e modem. In Imago i singoli fogli della donazione Sabbatani entrano da subito arricchendosi di legami, bibliografici, con altri esemplari, altri stati, differenti tirature.

 

All'inizio di questo articolo si tracciava il profilo del raccoglitore di stampe: possiamo affermare che Roberto Sabbatani possedeva le tre caratteristiche indicate da Guarnati come proprie dell'amatore e del collezionista: saper vedere, sapersi guidare, saper spendere.10

Il saper vedere, composto di conoscenze tecniche e di senso estetico, facoltà affinate con gli studi e col tempo, è attestato dalla qualità e dalla raffinata eleganza che contraddistinguono la totalità delle stampe esistenti. Circa il sapersi guidare, sostanziato dal possesso di dotazioni bibliografiche adeguate per poter contestualizzare le immagini, valgono gli innumerevoli volumi che il catalogo descrive ne La biblioteca del collezionista comprensiva di opere di carattere generale, manuali, cataloghi ragionati, monografie. In proposito Guarnati indicava come fondamentali i repertori (Bartsch, Delteil, Passavant, Robert-Dumesnil...) avvertendo come questi non fossero che la base delle conoscenze, comunque da alimentare con gli studi monografici sugli artisti, i repertori sulle filigrane, le riviste specializzate.

Se il sapersi guidare si sostanzia in ultima analisi nel dotarsi di una biblioteca specializzata, saper spendere infine significa, ovviamente, spendere secondo le proprie possibilità: le "grandi collezioni non sono ora più consentite nemmeno ai sovrani" afferma Guarnati, che suggerisce di investire piuttosto sul contemporaneo per "cogliere a cifra limitata i fiori nati preziosi che la folla non sa discernere". Cita in proposito le acqueforti di Meryon disdegnate dal pubblico e letteralmente svendute in vita dall'artista, divenute alla sua morte capolavori quasi inaccessibili dell'incisione contemporanea (nella collezione Sabbatani è presente la più celebre opera della serie, L'Abside de Notre Dame de Paris). Pare seguita pure la prassi metodologico-operativa indicata dal Guarnati: comprare da case note per serietà e per capacità nel commercio grafico, non sperare di ottenere sottocosto opere importanti ma "preoccuparsi invece, di aver impressioni belle e ben conservate al prezzo corrente che aumenterà col tempo se la cernita è fatta con gusto, pretendere, per acquisti importanti, una fattura con garanzia di autenticità".11

A onor del vero va detto che la rispondenza della collezione alle caratteristiche espresse nei citati Orientamenti non è stata confortata dal ritrovamento di Bianco e Nero nella biblioteca Sabbatani: la conoscenza dell'opera rimane comunque certa, sostenuta dalle affermazioni dei familiari che ricordano l'avvio della collezione già a partire dagli anni universitari bolognesi. In quell'epoca il tema del collezionismo delle stampe è affrontato, in Italia, essenzialmente da quest'opera, preceduta soltanto da quella Guida del raccoglitore e dell'amatore di stampe antiche compilata nel 1907 dal lucchese Ferdinando Pasquinelli.12 L'opera del Guarnati è destinata a rimanere unica sino alla pubblicazione, nel 1960, de Il Conoscitore di stampe, di Ferdinando Salamon. La grande fortuna editoriale del manuale - tre edizioni e numerose ristampe - unitamente a quella riscossa da La collezione di stampe, che il Salamon pubblicò nel '71, ha sicuramente eclissato ma non cancellato il portato di Bianco e Nero del 1937.13

Gli assunti, o meglio i suggerimenti del Guarnati si rispecchiano fedelmente nella collezione Sabbatani: il medico faentino raccolse stampe ma contemporaneamente acquistò gran parte della letteratura esistente su di esse (si veda ancora in proposito, nel catalogo, La biblioteca del collezionista), la prima stampa che comprò fu contemporanea (si tratta di Braque), si appoggiò a importanti mercanti (Harry e Silverio Salamon di Torino e Milano e Alberto Prandi di Reggio Emilia).14

Se in Guarnati riconosciamo il modello generale di comportamento utilizzato per la formazione della collezione, è sicuramente dalle proposte di Ferdinando Salamon, materialmente acquistate dal fratello Harry che si costruisce, attraverso l'acquisto degli esemplari, la collezione.

Non è da trascurare un exemplum importante sul quale il medico forlivese ha potuto modellare, in scala più ridotta, la propria collezione: si tratta della mostra "Incisione europea dal XV al XX secolo" curata da Ferdinando Salamon nell'omonimo volume, catalogo dell'importante esposizione tenuta nel 1968 alla Galleria civica d'arte contemporanea di Torino.15 Si trattò di una insuperata, almeno a livello nazionale, rassegna di capolavori provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche e private europee e statunitensi: opere rare in tirature di qualità eccezionale, riprodotte per la quasi totalità nel catalogo, destinato a divenire strumento di largo uso per scopi didattici, divulgativi, collezionistici, per decenni surrogato di una storia dell'incisione che il mondo accademico italiano non ha voluto o saputo affrontare.

A sottolineare il carattere internazionale dell'avvenimento torinese era lo stesso titolo d'après la celebre esposizione "Les plus belles gravures du monde occidental, 1410-1914", tenuta tra il 1965 e il 1966 a Monaco, Parigi e Amsterdam, il cui catalogo - riccamente illustrato con immagini provenienti dalla Bibliothèque Nationale di Parigi, dall'Albertina di Vienna, dal Rijksmuseum di Amsterdam e dalla raccolta statale di Monaco - è presente nella biblioteca Sabbatani.16 L'esposizione non aveva il fine di rappresentare la storia dell'incisione ma quello di mostrare una selezione di belles épreuves.

In rapporto alla rassegna torinese, nella collezione Sabbatani sono presenti ben trentasei autori e per undici di essi le medesime opere esposte in quell'occasione. In ordine cronologico si tratta di: La Resurrezione di Martin Schonghauer, La Sepoltura di Cristo e il Baccanale di Andrea Mantegna, L'Adorazione dei pastori di Nicoletto da Modena, Giuditta di Jacopo de' Barbari, Il cavaliere la Morte e il Diavolo e Il grande cannone di Dürer, La penitenza di S. Giovanni Crisostomo di Cranach, Un uomo seduto visto di schiena o Narciso alla sorgente di Antonio da Trento, La predica di Gesù Cristo o La petite tombe e La negra coricata di Rembrandt, La danza all'osteria di Adrien van Ostade, Grand escalier du Palais de Justice di Daumier, La cattedrale di Ensor. Opere prevalentemente acquistate nel tempo nelle gallerie Salamon di Milano e Torino, come attestano le expertises che accompagnano i fogli: veri e propri capisaldi di una collezione come lo stesso Salamon esemplifica poi nel volume del 1971.

Nella figura di Roberto Sabbatani, collezionista colto, raffinato e curioso, sembra possa riconoscersi una sorta di moderna reincarnazione di figure del passato, già abilmente tratteggiate al volgere del XVII secolo da Florent Le Comte nel suo Cabinet des singularités de peintures et de gravures, ove si può leggere "Il y a, d'aborde, `grand-curieux' personnages importants et riches collectionneurs: ils veulent les estampes de qualité, des pièces exceptionneles".17 Probabilmente Sabbatani era un po' meno "riche et agé" di quei "curieux" ma, aggiungiamo noi, è stato per qualche recondita ragione perdutamente attratto dall'essenza dell'arte incisoria, forse in considerazione di un fatto: "L'estampe possède en soi un caractère énigmatique qui tient à sa puissance d'abstraction. Elle ne lutte pas d'èmulation avec la vie. Elle la transporte dans un registre à deux notes dont les accords sont plus imperieux que le vastes ressources de la gamme colorée".

 

Note

(1) G. F. Guarnati, Bianco e nero. Avviamento alla comprensione e alla raccolta della stampa d'arte occidentale. Con 227 illustrazioni, presentato dal dott. Achille Bertarelli e dal prof. Giorgio Novati, Milano, Hoepli, 1937, pp. 342-343.

(2) G. F. Guarnati, Bianco e nero, cit., pp. 337 segg.

(3) La collezione Sabbatani. Capolavori della storia dell'incisione dal XV al XX secolo, a cura di G. Benassati e A. R. Gentilini, Bologna, IBC - Editrice Compositori, 2002 (IBC Immagini e Documenti. Imago). Per il profilo biografico e la personalità di Roberto Sabbatani si veda: La collezione Sabbatani. Un importante raccolta di stampe donata alla Biblioteca Comunale di Faenza, "Manfrediana. Bollettino della Biblioteca Comunale di Faenza", 1999-2000, 33/34, pp. 73 segg.

(4) Per una rassegna dei repertori e del dibattito sul modo di classificare e ordinare le stampe si veda: G. Benassati, L'arti per via. Percorsi nella catalogazione delle stampe, in L'arti per via. Percorsi nella catalogazione delle opere grafiche, a cura di G. Benassati con una presentazione di E. Raimondi, Bologna, IBC - Editrice Compositori, 2000 (IBC Immagini e Documenti. Imago), pp. 11 segg. Per i cataloghi di vendita rimane insostituibile l'opera di Frits Lugt, Repertoires des catalogues de ventes publiques intéressant l'art ou la curiosité, La Haye, M. Nijhoff, Paris, Fondation Custodia, 1964-, 4.v. Per il collezionismo del XVIII e XIX secolo si veda: F. Haskell, Le metamorfosi del gusto. Studi su arte e pubblico nel XVIII e XIX secolo, Torino, Bollati Boringhieri, 1989.

(5) A. Bertarelli, G. Nicodemi, Presentazione, in G. F. Guarnati, Bianco e nero, 1937, cit., pp. XI-XV: XV.

(6) Una sintesi delle pubblicazioni del Gabinetto disegni e stampe della Pinacoteca nazionale di Bologna è nella scheda omonima pubblicata in L'arti per via, cit., p. 189. La sintesi dell'attività espositiva e editoriale dell'Istituto nazionale per la grafica è nel sito www.grafica.arti.beniculturali.it; per il progetto di informatizzazione si veda: La catalogazione delle stampe dell'Istituto Nazionale per la Grafica, a cura di M. Gori Sassoli, Roma, Palombi, 1995.

(7) Imago, catalogo collettivo on-line di opere grafiche, è disponibile su web all'indirizzo www.ibc.regione.emilia-romagna.it/soprintendenza/imago.htm. Ampia illustrazione dei contenuti e delle caratteristiche di Imago è stata fornita nell'ambito del convegno internazionale di studi "L'Arti per via. Percorsi nella catalogazione delle opere grafiche" tenutosi a Bologna, Palazzo Hercolani, 17-18 novembre 2000 e nel saggio, G. Benassati, L'arti per via, cit.

(8) Per la Collezione Davoli si veda: C. Panizzi, La raccolta di stampe Angelo Davoli, in L'arti per via, cit., pp. 172-176; per la collezione Balestra: F. Balestra, Da Goya a Maccari. La collezione di opere grafiche della Fondazione "Tito Balestra" di Longiano, ibidem, pp. 257-260.

(9) Per le raccolte della Biblioteca Saffi di Forlì si veda: A. Imolesi, Stampe in Romagna. La collezione della Biblioteca Saffi, in L'arti per via, cit., pp. 245-256. Per la raccolta Comandini della Biblioteca Malatestiana di Cesena si veda: L'Italia nei cento anni. Libri e stampe della Biblioteca di Alfredo Comandini, a cura di G. Benassati, D. Savoia, Bologna, Grafis, 1998 (IBC Immagini e Documenti).

(10) G. F. Guarnati, Bianco e nero, cit., pp. 37-342.

(11) Ibidem, p. 344.

(12) F. Pasquinelli, Guida del raccoglitore e dell'amatore di stampe antiche, Lucca, stampa Alberto Marchi, 1907: si vedano le anastatiche Arnaldo Forni Editore del 1984 e 1988. L'opera, stampata in 150 esemplari e distribuita dal Libraio Guidotti di Lucca, si suddivide in dieci capitoli introdotti da una Prefazione. La pubblicazione dell'avvocato lucchese mostra una struttura poi riproposta sia da Guarnati che Salamon.

(13) F. Salamon, Il conoscitore di stampe, Torino, Einaudi, 1960; nel 1999 Umberto Allemandi ne ha pubblicato la quarta ristampa della terza edizione (1986) con una prefazione di G. Dillon. Idem, La collezione di stampe. Guida allo studio dell'incisione antica e moderna con oltre 250 illustrazioni in nero e 18 a colori, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1971.

(14) Per la Libreria Prandi si veda: I Prandi Librai Editori, Milano, Scheiwiller, 1987.

(15) L'incisione europea dal XV al XX secolo, profilo storico-critico di Luigi Mallé, catalogo di Ferdinando Salomon, catalogo mostra, Torino, Galleria civica d'arte moderna 18 aprile - 23 giugno 1968, edizione interamente riveduta e ampliata, Torino, Museo civico, 1982.

(16) Les plus belles gravures du monde occidental: 1410-1914, catalogo mostra, München, Haus der Kunst, 16 octobre 1965 - 6 janvier 1966, Paris, Bibliothèque Nationale, 1 fevrier - 24 mars 1966, Amsterdam, Rijksmuseum, 7 avril - 12 juin 1966, Paris, Turnon, stampa 1966.

(17) F. Le Comte, Cabinet des singularités d'architecture, peinture, sculpture e gravure, Paris, N. Le Clerc, È Picart, 1699-1700, ristampa anastatica, Genève, Minkoff, 1972.

 

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