Rivista "IBC" X, 2002, 3

territorio e beni architettonici-ambientali / itinerari

A Campigna di Santa Sofia (Forlì) è stato aperto un itinerario nel verde molto particolare...
Un sentiero per tutti i sensi

Nevio Agostini
[responsabile della promozione del Parco delle Foreste casentinesi, Monte Falterona, Campigna]

Il Parco Foreste casentinesi, in collaborazione con il Corpo forestale dello Stato e la Unione italiana sport popolare di Forlì, ha realizzato a Campigna di Santa Sofia (Forlì) una iniziativa originale ed utile. Si tratta di un itinerario destinato a tutti i visitatori, ma pensato in particolare per i portatori di handicap, che propone un approccio a vari aspetti del parco attraverso i cinque sensi.

Il sentiero, aperto al pubblico nel maggio scorso, si snoda lungo il Viale del Granduca di Campigna e si articola in dieci postazioni collocate su un percorso di circa 350 metri e dotate di immagini a rilievo e pannelli scritti anche in Braille. Ogni postazione propone un testo ricco di informazioni, ma anche oggetti e reperti naturalistici: per godere di tutto questo la vista non è il senso più importante, ma si è spesso invitati a chiudere gli occhi per soffermarsi a toccare, annusare, ascoltare. Tronchi, cortecce, orme, suoni, rocce diventano così altrettante vie d'accesso per scoprire la ricchezza dei luoghi e per esplorare in maniera inedita il parco e la sua ricchezza naturale.

La prima postazione propone ad esempio a corredo della mappa in rilievo del percorso la lettura di uno splendido notturno di Dino Campana dedicato al vecchio viale di maestosi tigli ("Dal viale dei tigli io guardavo accendersi una stella solitaria sullo sprone alpino e la selva antichissima addensare l'ombra e i profondi fruscìi del silenzio"...). Le successive due postazioni sono dedicate all'albero simbolo del parco, l'abete bianco, il cui legno era in passato molto ricercato soprattutto per le costruzioni navali. I tronchi più belli e slanciati servivano infatti per la costruzione dell'albero maestro delle navi a vela. Intorno all'abete bianco ruotava l'economia della zona e i tronchi, tagliati e trasportati lungo il corso dell'Arno da maestranze esperte, giungevano direttamente ai cantieri navali di Pisa. Anche questa storia è raccontata nell'itinerario.

Altre postazioni invitano ad utilizzare il tatto e ad accarezzare i tronchi per riconoscere dalla consistenza e scabrosità della corteccia le diverse specie di pianta: si può fare subito un esperimento tentando la sorte tra rami di tiglio, acero riccio e acero di monte. Si continua poi con incontri ravvicinati con i tanti suoni del bosco, con la formica rufa, con le orme lasciate dalla fauna locale, con le antiche arenarie e marne. Quello che si compone insomma è un viaggio emozionante nella natura, ma anche nella nostra spesso rimossa o sopita capacità di apprendere in modo più istintivo e immediato. Per informazioni: 0543 971297/971375.

 

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