Rivista "IBC" X, 2002, 3
musei e beni culturali / pubblicazioni
"Il ya deux choses dans un édifice: son usage et sa beauté. Son usage appartient au propriétaire, sa beauté à tout le monde: c'est donc depasser son droit que le détruire" (Victor Hugo, Guerre aux démolisseurs!, 1825).
Nel 1789 l'Assemblea Nazionale francese dispone che "tutti i beni ecclesiastici siano a disposizione della nazione". Nell'affermare il valore "controrivoluzionario" delle opere, simbolo evidente dell'antico regime, contemporaneamente si lascia intendere del loro valore storico e culturale per i cittadini.
La valenza pubblica del patrimonio culturale e l'importanza della sua conservazione e fruizione per la collettività, così come vengono declinate nelle diverse epoche grazie anche ai molteplici strumenti amministrativi e giuridici, sono i temi portanti intorno al quale si sviluppa la sintesi di Dominique Poulot.
L'opera ha le caratteristiche di un agile e al tempo stesso documentato manuale, capace anche di un ampio utilizzo didattico, preziosa è, ad esempio, la coerente selezione di alcuni testi documentari alla fine di ogni capitolo e l'essenziale bibliografia organizzata per temi.
Vi si illustrano le dinamiche dell'interpretazione e dell'organizzazione del patrimonio culturale dal Rinascimento ai giorni nostri, attraverso anche le vicende dell'istituzione culturale che più visibilmente e fedelmente ne rispecchia il percorso e i mutamenti: il museo.
L'attenzione è rivolta prevalentemente, ma non esclusivamente, alla realtà francese, che indubitabilmente fra Sette e Ottocento ha costituito un importante punto di riferimento per gran parte della cultura europea. Come non ricordare infatti che proprio in età napoleonica si pongono le basi per una definizione della nozione di tutela del patrimonio artistico, che, ad esempio, trova una delle espressioni più alte e lungimiranti nel chirografo di Pio VII del 1802. A fronte di ciò si definisce anche e si sistematizza un metodo di lavoro e di studio per la conoscenza dei materiali e dei monumenti. Tocca ad Alexander Lenoir, fondatore del Musée des Monuments Français, in una famosa relazione pubblica del 1809, illustrare il decalogo del moderno conservatore militante: raccogliere e conservare, riordinare e restaurare, classificare, descrivere, riprodurre e spiegare.
Accanto alla storia delle istituzioni culturali francesi fra XVIII e XIX secolo, sono affiancate, ponendone in luce le peculiarità, gli esempi degli stati Uniti, dell'Austria, dell'Inghilterra e dell'Italia. L'esperienza italiana, in particolare, si distingue per il difficile rapporto tra i musei civici, luogo di memorie delle vitali e idealmente autonome città italiane e le istanze del governo centrale postunitario che intende celebrare, anche sul piano museografico, la recentemente ritrovata unità politica.
Spazio e attenzione vengono dedicati alle vicende del XX secolo, per il quale ancora rare sono, in questo specifico campo, le sintesi generali. Alla definizione di più efficaci leggi di tutela, all'avvio della cooperazione europea in tema di patrimonio artistico, fa riscontro, nel corso del secondo dopoguerra, il rinnovamento e l'ampliamento, in un'ottica antropologica, della nozione di beni culturali. L'ampliamento comporta il focalizzarsi di attenzione e di investimenti anche verso ambiti fino ad allora trascurati: dall'archeologia industriale alle testimonianze della storia del lavoro contadino, dai manufatti dell'artigianato artistico ai materiali della storia dello spettacolo e della cultura teatrale. Non mancano neppure i riferimenti ai più recenti aspetti del dibattito sull'organizzazione museale sempre più tesa a cogliere le richieste di una crescente domanda culturale. Le risposte sono diverse: da una più confortevole articolazione degli spazi ad una più efficace gestione, da un consapevole utilizzo dei più moderni strumenti di comunicazione alla ricerca di sempre nuove attività di animazione in grado di attirare nuovo pubblico. Tuttavia al di là dei diversi metodi di narrazione che il museo sarà in grado di individuare, sempre più, alla luce anche dei profondi mutamenti sociali in essere, il patrimonio artistico e storico riafferma quella continuità e quell'identità che appaiono come elementi costitutivi della cultura europea.
D. Poulot, Patrimoine et musées. L'institution de la culture, Paris, Hachette, 2001, 223 p., s.i.p.
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