Rivista "IBC" X, 2002, 3
pubblicazioni
Già autrice con Luca Ricolfi di un fortunato saggio apparso nel 1989 sulla cosiddetta "generazione senza ricordi" (Vent'anni dopo) e di un'analisi serrata degli stereotipi cristallizzati nella società italiana (Italiani), la sociologa Loredana Sciolla ha allestito uno strumento a largo spettro di analisi della riflessione storica e metodologica intorno alla genesi e fenomenologia dei processi culturali.
Di natura principalmente didattica e metodologica, il volume della Sciolla si segnala ad un pubblico eterogeneo per molteplici motivi. Anzitutto per la disposizione generale del volume: quest'ultima suggerisce una definizione della cultura e dell'argomento teorico che quest'ultima, in sé, manifesta, all'interno di alcune direzioni interpretative basilari, come la nascita del concetto scientifico di cultura; indagando quindi le dimensioni e le componenti della cultura; il rapporto tra natura, cultura, società; la differenziazione culturale nelle società moderne; la società e la cultura all'interno di un'analisi vasta della reciproca influenza e, infine, i processi di trasmissione, conservazione e trasformazione culturale, specialmente nel corso del Novecento.
Questi criteri di riferimento guidano, a loro volta, la lettura dell'alta tradizione teorica socioantropologica (quella di Weber, Durkheim, Simmel; ma anche l'analisi della società di classe di Marx e dei suoi emuli). La presentazione specifica dei capisaldi della teoresi filosofica fa emergere il carattere di eredità speculativa che questi capostipiti della sociologia contemporanea hanno affidato ai loro maggiori epigoni, principalmente nell'universo dei cultural studies anglosassoni o della sociologia della cultura francese, ad esempio di Bourdieu.
L'indirizzo d'insieme poggia sull'esigenza, quanto mai opportuna oggi, di una certa complementarietà degli approcci critici, possibilmente al di fuori delle antitesi storiche tra materialismo e idealismo, che hanno segnato la discussione tradizionale intorno al rapporto tra cultura e società: fornendo modelli, interpretazioni, nuove parole d'ordine metodologiche scaturite spesso in relazione a fenomeni storici moderni o contemporanei (come la funzione della propaganda nei regimi politici dittatoriali; la formazione delle ideologie).
Si tratta di un dibattito teorico in cui riemergono ciclicamente tali antinomie, anche negli approcci più recenti che ruotano intorno all'idea, sempre di più all'ordine del giorno, della necessità di studiare gli elementi del pluralismo culturale e ciò che caratterizza, in forme complesse, la società odierna nel suo rapporto con la cultura. Ed è proprio intorno a tale ricchezza di variabili che si ripropongono ora modelli interpretativi della tradizione teorica, come quello weberiano; o le analisi di Elias o Mannheim, che ancora oggi schiudono la comprensione dei cambiamenti culturali a livello macro e microsociale, quelli che riguardano la socializzazione e l'istituzionalizzazione della cultura, la sua interiorizzazione a livello collettivo e individuale, la propria legittimazione.
Chi legge un volume dalla prospettiva così ampia è colpito dalla sua capacità di condensare un dibattito teorico ormai secolare e all'interno del quale si riacquista la nozione di cultura quale chiave di volta del dibattito filosofico contemporaneo. Il riepilogo delle questioni centrali è affidato alla presenza di parole chiave caratteristiche di alcune "scuole" ed alla possibilità di elaborare autonomamente sintesi personali e percorsi di autovalutazione per ciascun capitolo, agevolati, pedagogicamente, da quesiti finali di ricapitolazione. Si aggiungono quindi piccole bibliografie mirate e di grande utilità per il lettore, che può scegliere se affidarsi a studi specifici (o di riferimento irrinunciabile), oppure al grande quadro di insieme della studiosa.
L. Sciolla, Sociologia dei processi culturali, Bologna, il Mulino, 2002, 270 p., Ç 15,00.
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