Rivista "IBC" X, 2002, 2

Dossier: Un'estate che ricomincia

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

Se recitano i luoghi...

Andrea Adriatico
[direttore artistico delle produzioni di Teatri di Vita, Bologna]

Sono passati dieci anni dalla morte del giudice Falcone, quando un tratto d'autostrada siciliano esplose nella calura preestiva portandosi via un pezzo della storia d'Italia. Anche questo si può raccontare in una piazza d'arte, d'estate, per dare conto ad un pubblico folto di un impegno civile che ragiona, che non dimentica.

Così dieci anni fa, dentro lo Sferisterio di Santarcangelo di Romagna (Rimini), lungo il magnifico muraglione in mattoni ricostruii un pezzo d'autostrada, con tanto di interruzione per lavori in corso. E quel campo di antichi giochi, terra di divertimenti d'altri tempi, monumento allo svago fuoriporta, divenne un palcoscenico di cento metri con sullo sfondo la Chiesa madre di Santarcangelo, come fosse una di quelle immagini suggestive che l'Italia regala ai viaggiatori delle sue autostrade, troppo spesso a ridosso di meraviglie architettoniche e naturali.

L'estate del 1992 "Oplà. Noi viviamo" raccontò da quel bellissimo monumento alla vita le storie tristi di un anno di ferite, coniugando visivamente l'antico sito e il cemento del nuovo, i guardrail, le ruspe, i new jersey e i tratteggi delle corsie. Era l'autostrada dell'esistenza a scorrere di fianco a quel muro, con trenta giovani attori a fare da automobili impazzite, come in uno straordinario gioco di pedine.

Fare teatro in un luogo carico di storia è sempre un'impresa magnifica, un viaggio esaltante. È assai diverso dall'andare in tournée, dove è il teatro a doversi adattare ad una scenografia data, sempre uguale. Se tenti di abitare una piazza, una chiesa, un museo, un pezzo d'arte, ti tocca invece entrare in contatto col respiro del luogo, sentirne gli odori, catturarne l'essenza. E magari tradirli un attimo dopo, ma sempre col rispetto che merita il tempo.

Dopo Santarcangelo, altre volte nella mia carriera mi è capitata la fortuna di lavorare in posti di bellezza straordinaria, come il Listone dei Marmi nella bellissima Mantova o la misteriosa chiesa di San Mattia a Bologna. Ogni volta diverse emozioni, ogni volta lo stesso approccio: se è il luogo a parlarti è un errore non ascoltarlo.

Anche perché spesso chi viene a vedere uno spettacolo in un luogo anomalo respira attraverso il lavoro creativo i misteri che l'architettura del passato custodisce e regala solo a chi ha la cura di saper guardare a fondo. E ogni tanto lo spettacolo può aggiungere alla storia quel pizzico di fascino in più che è la contemporaneità.

 

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