Rivista "IBC" X, 2002, 2

Dossier: Un'estate che ricomincia

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

Immagini di una sera di mezzaestate

Valeria Cicala
[IBC]

Estate. Ci sono tanti modi viverla e di farla vivere. Nelle città e nei paesi dell'Emilia-Romagna, in una compagine climatica settentrionale, lo stacco tra l'invernale umidità, spesso carica di nebbia, e la stagione calda è ancora più netto. L'estate la pregusti come momento per restare fuori, per immergerti nel calore chiassoso di sere più lunghe, più animate, in cui potersi divertire in modo informale, ma non per questo banale.

Anche le nostre piazze, i monumenti, i luoghi d'incontro che coincidono con le architetture e i segni della storia, con gli spazi della cultura, cambiano in qualche misura pelle. La loro epidermide assorbe calura, ma anche luci, timbri, suoni diversi. Le stesse forme, le medesime strutture suggeriscono soluzioni, impieghi ed eventi che si diversificano dai percorsi della rimanente parte dell'anno.

Tra Po e Adriatico, tra crinali appenninici e pianura, l'estate che vuol essere in vacanza si occupa dei turisti che notoriamente prediligono questa regione, ma si propone anche a chi vuole in modo ludico vivere il proprio territorio nel tempo che più si presta a tale approccio.

La musica è indubbiamente una delle grandi protagoniste dell'estate, come le drammaturgie, ma sono i luoghi della rappresentazione che cambiano, è il rapporto più diretto con il paesaggio, con il centro storico, che aggiunge novità alla scelta di un repertorio, di un testo o di un autore.

Il genius loci è parte integrante di ciò che si propone. Assistere alla proiezione di un film di Fellini o ad un concerto di musica etnica, o ad una performance di danza contemporanea avendo come sfondo piazza Maggiore, a Bologna, è assai diverso dall'essere in una sala cinematografica o nel palco di un teatro.

È la fisicità di tutto ciò che accade che è differente e che in qualche modo interagisce con l'evento. Le immagini di un discorso poetico proiettate sull'arenaria di una pietra antica creano un messaggio più stratificato di quello che comunica uno schermo tradizionale.

Lo strazio di Ecuba riecheggia tra sagome di luna dagli spalti di una rocca e le note dei musicisti di strada rotola sulle pavimentazioni acciotolate di piazze e vie che tra Medioevo e Rinascimento erano più avvezze allo scalpiccìo di cavalli.

Torri, castelli, chiostri e loggiati divengono luogo dell'incontro, dell'ascolto, soprattutto diventano essi stessi parte della programmazione culturale, oggetto di attenzione e di scoperta in un patrimonio che fortunatamente non "balla per un'estate sola".

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