Rivista "IBC" X, 2002, 2

Dossier: Un'estate che ricomincia

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

Rocche e spiagge: è l'estate dell'arte contemporanea

Orlando Piraccini
[IBC]

È proprio finita la festa d'estate? La festa "diffusa" nella città, nelle sue piazze, nelle corti museali, nei monastici chiostri, nei giardini, nei parchi? È del tutto passata la voglia dello "star fuori" e dello "stare insieme"? La voglia di ri/conoscersi tra i mille suoni e i mille colori di uno spettacolo sotto le stelle ininterrotto, lungo un'estate intera? È definitivamente tramontata la stagione dei beni culturali? La stagione dei beni culturali nascosti, obsoleti, dimenticati, finalmente ritrovati, riscoperti, rivitalizzati sotto il chiarore lunare?

A leggerli i cartelloni ufficiali dell'estate, che nelle grandi città d'Emilia sta per cominciare, si direbbe che sì: la festa popolare è finita, la creatività spontanea non è più di casa dalle nostre parti, e non fa audience la riscoperta notturna (ma d'altra parte neppure quella diurna) della città come pubblico bene culturale. Nulla, verrebbe da dire, si è salvato tra le macerie e le rovine di quel grande teatro d'Italia che negli anni Settanta s'era chiamato Effimero, prima riconosciuto e nutrito e poi dall'Istituzione distrutto e devastato.

L'estate duemiladue conferma la tendenza delle più recenti stagioni calde: che dalle libere estati dei sogni e delle vaghe fantasie si è definitivamente approdati alle ingessate estati delle programmazioni istituzionali. Dalla gente che si chiamava in piazza alla gente richiamata in piazza. Dalla festa ininterrotta e dallo spettacolo diffuso nei recessi più nascosti del cuore urbano al grande evento e al numero ad effetto, alla rappresentazione a "ritorno d'immagine" garantito e alla celebrazione del monumento simbolo della città.

Da Piacenza in giù, a Bologna, a Ferrara, del museo tace il cortile. Ed è silentium nel monastico chiostro, e non c'è sipario che s'alzi nella tal piazzetta d'un bello minore. Solo in qualche caso il museo, la biblioteca, il civico palazzo, il complesso chiesastico fanno da magnifici fondali a notturni cittadini. Chi ascoltando musica o sentendo recitare vuol scoprire luoghi mai visti prima ha qualche possibilità in più lungo la costa o nei piccoli paesi dell'Appennino. Ma bisogna saper scegliere tra le infinite esibizioni acchiappaturisti, ché non è più il tempo della Santarcangelo dei teatri, tra scenografici piazza, rocca, sferisterio, dei film sotto le stelle da Cattolica a Rimini, delle giovanili improvvisazioni nei dimenticati squeri pescherecci o in certe aree dismesse della civiltà marinara.

Si deve concludere che con il bene culturale s'accompagnano più naturalmente la sagra paesana, la festa patronale, la rustida marinara. Quando, per una o due settimane d'estate il paese si mette in bella mostra, si offre al visitatore con i suoi piccoli grandi tesori, architetture, monumenti, musei, palazzi civici, non sempre adeguatamente valorizzati durante tutto l'anno.

Con una novità nella kermesse estiva di quest'anno, fuor di sagra o festa popolare. Rappresentata dall'arte contemporanea, che sembra aver davvero trovato la strada per uscire dal chiuso dei musei, delle gallerie e degli studi, per inserirsi, lei bene culturale d'oggi, tra i beni culturali tramandati dalla storia. Dozza con i suoi muri dipinti e Fanano con le sue pietre scolpite non son più casi sporadici di arte a cielo aperto a forte impatto paesistico e ambientale. E succede così che se rocche e castelli della collina imolese e romagnola si offrono al turista ed allo scopritore di bellezze monumentali con l'aggiunta compatibile della grande scultura contemporanea, i giovani delle accademie scendono addirittura sulla spiaggia di Cesenatico, come già aveva fatto quattro stagioni fa Dario Fo, con le loro grandi tende variopinte dedicate al Leonardo viaggiatore in terra di Romagna nell'estate millecinquecentodue.

E dunque: su il sipario nel teatrino dei beni cultural-ambientali. Quest'estate sono in scena pittura e scultura del nostro tempo.

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