Rivista "IBC" X, 2002, 2
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni
Con la mostra dedicata ad Alessandro Tiarini (1577-1668), importante artista bolognese del Seicento, Reggio Emilia dimostra di aver ormai acquisito un ruolo di primo piano nella realizzazione e nella produzione di eventi che si caratterizzano per complessità organizzativa e capacità di riallacciare il passato alle intuizioni e agli ambiziosi progetti dell'oggi. Attraverso il recupero della personalità di questo artista, infatti, e attraverso la ricostruzione del suo soggiorno reggiano tra il 1619 e il 1629, quello che si cerca di valorizzare è proprio il periodo di speciale fermento artistico conosciuto dalla città nei decenni che dagli anni Ottanta del Cinquecento giungono fino alla metà del Seicento.
La vitalità e la solida prosperità economica di quel tempo trasformarono Reggio nell'autentica capitale culturale del ducato, specie nei primi decenni del Seicento, quando le nuove mire papali inducono alla "devoluzione" di Ferrara allo Stato della Chiesa (1598) e Modena non conosce ancora quelle iniziative in campo edilizio e architettonico che l'avrebbero qualificata successivamente come sede primaria di rappresentanza del potere politico-amministrativo.
Promossa dalla Provincia e dal Comune di Reggio Emilia, dalla Fondazione Pietro Manodori e dalla Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico di Modena e Reggio in collaborazione con l'Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Reggio e Guastalla, la mostra presenta, insieme a sessanta dipinti e venti disegni di Tiarini, numerosi dipinti di artisti del suo tempo. Attraverso l'esposizione di altre sessanta opere, dai Carracci a Palma il Giovane, dal Guercino a Luca Ferrari, si cerca non solo di contestualizzare la produzione del Tiarini, ma anche di legare in un unico percorso le sedi dell'evento (Palazzo Magnani e Chiostri di San Domenico) e i luoghi eminenti della cultura seicentesca reggiana: la Basilica di San Prospero, il Duomo, San Giovanni Evangelista, e naturalmente il Santuario della Ghiara.
A rafforzare questi collegamenti c'è il prestito temporaneo di autentici capolavori da oltre due secoli lontani dalla terra reggiana: in primo luogo i due Guercino eseguiti per la Cappella Fiordibelli del Duomo, emigrati in Francia in epoca napoleonica, insieme ai numerosi dipinti provenienti dalla Galleria Estense, che includono opere di Camillo Procaccini, Guido Reni, Leonello Spada.
Il catalogo dell'esposizione, aperta a Reggio Emilia fino al 16 giugno 2002, include saggi di Massimo Mussini e Marco Bianchini che, insieme a quelli realizzati dai curatori Daniele Benati e Angelo Mazza, introducono alla formazione, alla pittura "da stanza" e alla produzione sacra di Tiarini e della civiltà figurativa reggiana della prima metà del XVII secolo. A seguire, le schede delle centoventi opere e dei trenta disegni presenti in mostra, provenienti dai più importanti e noti musei europei, che documentano la statura raggiunta dal Tiarini nel campo grafico.
Alessandro Tiarini. La grande stagione della pittura del Seicento a Reggio, a cura di D. Benati e A. Mazza, Milano, Federico Motta, 2002, 304 p., Ç 47.
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