Rivista "IBC" XXVIII, 2020, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / interventi
Durante il lockdown di primavera l’Istituto Beni Culturali ha chiesto a studiosi, scrittori e artisti che vivono e lavorano in Emilia-Romagna una loro riflessione in poche righe sulla bellezza che in quel momento era lontana. Ecco i loro contributi.
Luca Bacciocchi, fotografo e video maker:
"La bellezza che mi manca è quella del mio tempo. Di quella dimensione in cui non si viene trasportati a vanvera dalla corrente. Di quando si ha la possibilità di fermarsi per un attimo eterno con lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte e si può pensare, ammirare, errare, meravigliarsi, ascoltare, incontrarsi. Su di un prato, sulle rive di un fiume, in un caffè. Il presente per essere goduto ha bisogno di calma per ascoltare il passato e di grandi spazi per pensare il futuro. E se si può godere il presente, non è forse bellezza questa?”
Alberto Bertoni, professore di letteratura italiana contemporanea all'Università di Bologna e poeta:
"Se è vero che l'ippica e l'Inter sono per me non solo hobby più o meno da dandy, ma preziosissimi metodi di interrogazione e cognizione della realtà, ebbene, mi mancano molto gli ippodromi in azione e le partite dei nerazzurri. Mi mancano le librerie e le biblioteche aperte e - moltissimo - le libere e abbondanti cene con gli amici: in particolare quelle con gli altri due ammiratori e seguaci anche postumi di Ezio Raimondi, cioè Umberto Di Raimo e Giorgio Zanetti. Mi mancano Parigi e le mostre d'arte, in particolare, di questi tempi, Raffaello a Roma. E poi mi manca la libertà delle passeggiate solitarie fra portici e anfratti di un centro storico che può indifferentemente essere Modena o Bologna. Non mi sono mancate - invece - mia moglie Adriana e la poesia, senza le quali il Covid-19 avrebbe ampliato il suo potere assassino anche a un "non infetto". E poi mi manca, molto semplicemente, la quotidianità dei piccoli riti e degli incontri casuali, degli sguardi fuggevoli e delle domande mute: in una parola, la "piccola musica" della mia comunità e delle persone che la abitano."
Rosita Copioli, poetessa, scrittrice, saggista e traduttrice:
"Mi manca il mare per il simbolo d’infinito, di liberazione: ossia per la realtà della libertà: per il nuoto che è il nostro unico modo di volare, sebbene siano ben pochi i mistici che ne hanno assunto la metafora; per la bellezza infinita della rigenerazione: che non promette, ma che è, e che fa; soluzione di molti mali, con il suo sale di bromo-iodio - come è stato sperimentato da quando furono fatte le colonie marine per gli scrofolosi, per i tisici, per ogni sorta di malati; prima cura naturale sempre, per ogni tipo di pena e dolore, fino alla fine dei tempi: il mare dell’essere."
“Io sono il mare, io sono la libertà, io sono la rigenerazione, oltre la salute, oltre la bellezza: la bellezza estrema, perché io sono tutte loro. Sono la vita."
Franco Farinelli, già professore di Geografia dell'Alma Mater e consigliere dell'IBC:
"Del mondo di ieri mi manca la sintassi, cioè l’intelligenza, del portico bolognese prima del Novecento, la sua lieve ma sistematica capacità di assecondare senza mai davvero costringerle in linea retta le forme della faccia della Terra, tenendo insieme secondo una ricetta esemplare il dato naturale e quello artificiale, resi tutt’uno ma allo stesso tempo perfettamente riconoscibili perché distinti l’uno dall’altro, anche quando, come spesso accade, sono le rive pietrificate di scomparsi corsi d’acqua: secondo una scenografia civile prima ancora che popolare e domestica."
Vittorio Giardino, maestro del fumetto di fama internazionale:
"Mi hanno chiesto quale bellezza mi mancava di più in questo periodo di reclusione. Io ho risposto senza esitazioni, d’istinto: il mare. L’orizzonte lontano, la linea più semplice e pura che si possa pensare, oltre la quale ci sono mondi reali e immaginari, sogni, ricordi e promesse di avventure. È strano: che c’è di bello in una forma sempre uguale, una linea diritta e basta? Eppure … Eppure non è così, perché “il mare non sta fermo mai”, cambia continuamente aspetto passando dallo sciame di scaglie luminose della calma di vento alle creste fragorose della burrasca. Già, perché il mare ha anche voce e parla con un canto sempre diverso, per chi vuole ascoltare. E poi c’è il profumo. L’odore del mare che si sente ancora prima di vederlo.
Scrivevo, nel lontano 2009, a commento di una serie di illustrazioni: “… Ho una piccola casa, sulle coste della Liguria, che era di mio padre. Lì, tra ulivi e lentischi, mi rifugio di tanto in tanto. Ci sono brocche e orci di terracotta e un tavolo all’aperto dove si può mangiare. Al largo, a qualche miglio di distanza, si vedono tre piccole isole dove si può arrivare, quando il mare è calmo, con una barca. Proprio ora, mentre scrivo queste righe, dalla finestra vedo le onde frangersi sugli scogli e l’odore e il rumore del mare salgono fin quassù. Questo è quanto di più vicino al paradiso io possa immaginare. Oggi purtroppo sono lontano da quella finestra, ma in quanto al paradiso non ho cambiato idea."
Claudio Longhi, professore di discipline dello Spettacolo all’Università di Bologna, regista teatrale:
"Da quando gli amici dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna mi hanno chiesto di raccontare la bellezza che mi manca mi si sono affacciate alla mente decine di possibilità: la bellezza sospesa di un sipario che si alza, la bellezza condivisa di una cena tra amici, la bellezza raccolta del chiudersi in biblioteca o la bellezza gratuita di una passeggiata senza meta per i portici di Bologna… Piccoli grandi vuoti, che nel momento stesso in cui venivano evocati, però, si trovavano di fatto messi in discussione dalla crudezza del tempo che ci è stato dato in sorte - tanto da far vacillare, in me, il concetto stesso di bellezza, o meglio il suo valore. Poi d’un tratto un’intuizione. La bellezza che oggi più mi manca (o dovrei dire forse ci manca) e di cui posso confessare il rimpianto senza alcuna vergogna è la bellezza della parola dei miei Maestri: Ezio Raimondi, Luca Ronconi ed Edoardo Sanguineti, con la loro inimitabile capacità di interrogare la bellezza, criticandola e notomizzandola, per dare voce al senso."
Marinella Manicardi, attrice teatrale, drammaturga, scrittrice e pedagoga:
"Ho trasgredito, sì, ho trasgredito all’ordine di uscire solo per cibo, medicine e lavoro. Tutte le mattine, sì, tutte le mattine sono uscita per mancanza di prospettiva. Non quella del futuro, per quella ci penseremo tutti insieme. No, parlo della prospettiva spaziale, quella bellissima illusione che ci fa percepire una finestra vicina molto più grande di un campanile lontano. Lo sappiamo che non è vero, è solo un’illusione ottica, ma grazie a questa illusione scopriamo la profondità: dello spazio, del tempo, della memoria, degli affetti.
In questi giorni il mondo ha la bidimensionalità dei video. L’universo di Flatlandia prima di scoprire altre dimensioni. Un mondo di persone schiacciate contro pareti o librerie o mobiletti di cucina: che soffoco!
Ma io ho trasgredito, attraversato piazze, passeggiato sotto portici infiniti poi mi sono fermata davanti a un teatro. Chiuso. In quel luogo avviene uno scambio prospettico tra spettatori e attori. Illusione? Certo! Ma necessaria come i sogni, altra dimensione della prospettiva.
Quando riapriamo i teatri?"
Alessandro Vanoli, scrittore e studioso:
"Del mondo di fuori, del mondo di prima, mi manca un po’ tutto. Ma a dover scegliere, mi sa che oscillo tra due estremi opposti. Da un lato la natura: i boschi, i torrenti e i prati dei miei amati colli. Ma dall’altro, ancor più forte, la cultura. E della cultura una cosa soprattutto: la bellezza perfetta di un teatro pieno. Le luci che illuminano i palchi, il chiacchiericcio del pubblico che monta poco a poco - magari perché no anche qualche bel colpo di tosse, quando era solo un piccolo fastidio e non una minaccia – la musica di sottofondo che accompagna l’attesa della sala. E io lì dietro: le assi di legno, così rassicuranti, di quel palcoscenico; le pieghe del sipario rosso ancora chiuso. E l'attesa infine: pochi istanti prima di quel perfetto enorme abbraccio tutti assieme."
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