Rivista "IBC" XXVIII, 2020, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / interventi
Lo scorso 7 dicembre quando, sul primo canale della RAI, si sono spente le ultime battute di Rossini, una teoria di immagini e di note sono rimaste potenti e straordinarie ad impregnare i nostri sensi. “A riveder le stelle”, il titolo rubato all’Alighieri per lo spettacolo, doveva suonare di buon auspicio, ma scavava più a fondo l’assenza quotidiana di opportunità, di socialità pulsante, fisica che i luoghi della cultura, la creatività nelle sue più differenti ed eclettiche espressioni regalano.
Ed è stato certamente un dono alla collettività quello che la televisione pubblica ha offerto a tutti. Ha aperto, almeno virtualmente, le porte della Scala, di un teatro che è di per sé mito, e che, di norma, celebra per Sant’Ambrogio la “prima” più attesa non solo in Italia. L’opera che doveva andare in scena, Lucia di Lammermoor è divenuta irrealizzabile a causa dei contagi, con tutte le conseguenze sul lavoro di tanti professionisti e maestranze. E anche l’evento a cui abbiamo assistito ha avuto come presupposto la pandemia che ci obbliga alla distanza, alla chiusura e alla revisione totale di progetti e calendari.
Ad un impianto narrativo e una messinscena, che hanno utilizzato al meglio le risorse tecnologiche dedicate in questa occasione ad una trasmissione televisiva, ma abitualmente appannaggio di allestimenti teatrali, era sotteso un messaggio esplicito. L’emergenza non riduce le capacità, la creatività non vuole soccombere, anzi, cerca una trasversalità, una popolarità che si alimenta di rinnovata volontà di aprirsi e incontrare fasce di pubblico, contesti anche più ampi.
Nel corso del primo lock-down la chiusura di musei, biblioteche archivi, l’impossibilità di perdersi nell’itinerario di una mostra, di sprofondarsi nel piacere rapito di un concerto, di una performance, di un monologo, immersi nel silenzio affollato di una sala ci ha attanagliato, ma in coro abbiamo dichiarato “la cultura non si ferma”!, l’Istituto beni culturali e l’Assessorato alla cultura della Regione hanno dialogato, si sono “connessi” giorno dopo giorno con gli istituti culturali sostenendo la sperimentazione che mettevano in campo perché la mancanza di accesso non negasse la possibilità di visitare collezioni, di leggere libri, di uscire da un isolamento improvviso che aveva blindato tutti tra le pareti di stanze non sempre confortevoli e sufficienti ad accogliere età ed esigenze diverse.
Ma quella libertà negata ha anche ritrovato su balconi e terrazze fioriti il tempo del gioco, della confidenza complice, che profumava di amuchina e aveva imparato a sostituire il tatto con lo sguardo ridisegnando una scala di valori e di aspettative. Sono stati giorni, mesi nei quali sperimentare lo smartworking, la didattica a distanza, inventare soluzioni per non annullare convegni, incontri aveva un termine dopo il quale si poteva ricominciare, seppure la contezza di un cambiamento epocale si delineava. E lo rimandavamo... Ciò che ci mancava ce lo saremmo ripreso, l’estate era calda di una ripartenza che credavamo di poter consolidare!
Seppure con una maggiore possibilità di uscire, di percorrere i nostri contesti urbani, l’assenza della bellezza, intesa non tanto come percezione visiva ma come stato dello spirito, ci ha di nuovo e più ferocemente colpiti.
#labellezzachecimanca è stata la campagna social che l’Istituto beni culturali ha realizzato tra marzo e maggio, regalando a tutti uno spazio per scrivere brevemente, inviare immagini, dare memoria, offrire visibilità ad una scheggia di quell’immenso patrimonio storico artistico, di quel continuum paesaggistico che è l’Italia.
Nel contesto di quella iniziativa avevamo chiesto di dedicarci poche righe, una riflessione personale, ad alcune personalità del mondo della ricerca, della letteratura, del teatro, di differenti ambiti delle arti visive. Si tratta di amiche e amici dell’Istituto con il quale hanno frequentemente collaborato, anche firmando contributi per questa rivista. Sono Luca Bacciocchi, Alberto Bertoni, Rosita Copioli, Franco Farinelli, Vittorio Giardino, Claudio Longhi, Marinella Manicardi, Alessandro Vanoli (si legga l'articolo in questo numero della rivista).
A conclusione del lungo percorso dell’Istituto beni culturali, una grande esperienza, unica in Italia, la rivista che ha scandito e accompagnato la sua esistenza, raccontato progetti, grandi mostre, realizzato interviste e dossier saluta il 2020 anche con le suggestioni dei loro interventi.
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