Rivista "IBC" XXVIII, 2020, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni

Una boccata d’arte sui “crinali” dell’Appennino bolognese

Claudia Collina
[IBC]

I virioni, le particelle del coronavirus, vengono rapidamente diluite nell’aria e, unitamente al vento che tende a disperdere i droplets e a ridurne sensibilmente la concentrazione, non disgiunti dal distanziamento tra persone, hanno incentivato e concentrato le attività culturali all’aperto con un basso rischio di essere contagiati; inoltre, la riduzione delle possibilità di viaggi e i divieti di spostamenti ha favorito la ri/scoperta dei luoghi appenninici circostanti in cui, nel bolognese, si sono svolte manifestazioni artistiche contemporanee di notevole interesse.
Nel 2002, l’allora presidente dell’Istituto Beni Culturali Ezio Raimondi apriva il fronte delle ricerche dell’Istituto all’arte contemporanea e, senza mai disgiungere il paesaggio dal patrimonio culturale che lo abita, tracciava un’ipotesi di rotta in cui “si vorrebbe allora che il luogo, con la sua storia e il suo passato, ritornasse ad essere un teatro vivente: il grande museo all'aperto, come qualcuno ha definito la terra italiana, si riempie di vita, rinnova voci lontane, si fa spettacolo diretto che non vuole una registrazione di, simulacri ma solo una partecipazione viva, un consenso, un commento che diviene tutt'uno con il testo: di qui anche la nostalgia, il sentimento di ciò che si è perduto, la speranza o il proposito di un'altra stagione, con altre invenzioni e prodigi di luce”.( 1)
In un’ottica di valorizzazione integrata territoriale, l’Unione Comuni dell’Appennino Bolognese vanta già un’esperienza decennale con l’adesione al Festival IT.A.CÀ - manifestazione sul turismo sostenibile come mezzo per la riscoperta e la valorizzazione degli spazi più autentici, meno noti e visitati, dell’Italia - e, in particolare, ha scelto di valorizzare tutto il territorio metropolitano nel suo complesso intensificando, dal 2019, l’azione di co-progettazione con una staffetta ritmata che passa il testimone con tantissimi eventi organizzati da Marzabotto ai territori di Castiglione dei Pepoli, Grizzana Morandi e Val di Zena, creando “forme d’intrattenimento affinché la nostra vita non sia monocolore” (H. Hanru, 2020).
Nell’estate del 2020 e per effetto del virus pandemico, il progetto “Crinali ” ha coinvolto con passione cittadinanza, turismo e cultura nella sua interezza, ponendo al centro l'attenzione per il paesaggio, le emergenze naturali e culturali del territorio da scoprire attraverso la generosità di tanti testimonials, che sono apparsi a sorpresa nel corso dei singoli eventi o lungo i percorsi, incontrando, a sorpresa e senza preavviso, musicisti, narratori e in generale artisti, che si sono esibiti al loro passaggio: con questo spirito è stato progettato questo festival nato in collaborazione con Destinazione turistica Bologna metropolitana e l’Assessorato alla cultura e paesaggio della Regione Emilia-Romagna, di cui Mauro Felicori è titolare ed esperto in materia di valorizzazione, e che ha definito il progetto Crinali «frutto di un’idea di turismo nuova. Un progetto di marketing culturale» nel quale sono state impegnate anche le imprese culturali eXtraBo-Bologna Welcome, Appennino Slow; e che ha potuto svilupparsi anche grazie ai finanziamenti della L.R. 37/94.
Da luglio a dicembre, in virtù della partecipazione di artisti di calibro e fama internazionale - come Marco Paolini, Anna Bonaiuto, Silvio Orlando, Monica Guerritore, Mariangela Gualtieri, Cristina Donà, Piero Odorici, solo per citarne alcuni - il cammino dei turisti si è “colorato” con il dono di un racconto o di un'esibizione sull’Alta Via dei Parchi, la Via della Lana e della Seta, la Via degli Dei, la Via Mater Dei, la Via Piccola Cassia e la Via Linea Gotica, dando finalmente vita al raimondiano “teatro vivente” diffuso all’aperto. ll concetto di paesaggio culturale è ben sintetizzato nella definizione di Carl O. Sauer: “il paesaggio culturale è forgiato da un paesaggio naturale ad opera di un gruppo culturale. La cultura è l'agente, gli elementi naturali sono il mezzo, il paesaggio culturale è il risultato"( 2) inteso come opere congiunte della natura e dell’uomo in cui il contesto riveste un più cogente valore.( 3)
Valorizzare l’Appennino è anche un modo per combattere il sovraccarico turistico bolognese, distribuendo i benefici con chi resiste ancora contro lo svuotamento dei piccoli paesi e il conseguente degrado dell’ambiente. Ogni area ha sperimentato un’offerta turistica sostenibile locale in grado di favorire l’accoglienza, l’enogastronomia locale, l’artigianato e il commercio di prossimità; e questo è anche nelle corde dei principi della funzione della valorizzazione di IBC, che “prevedono una valorizzazione sostenibile e integrata con obiettivi che conciliano i processi di promozione del patrimonio con la sua massima espansione e diffusione dei valori quali parti integranti del territorio, attivando risorse e partecipazione sociale”.
Con il progetto estivo Una boccata d’arte si è voluta creare “una scintilla di ripresa culturale, turistica ed economica basata sull’incontro tra l’arte contemporanea e la bellezza storico artistica di venti borghi italiani”, ideata, promossa e sostenuta Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua e i Comuni dei venti borghi italiani coinvolti nell’iniziativa, tra cui Grizzana Morandi è stata la prescelta per la Regione Emilia-Romagna. In questa sua prima edizione, Una boccata d’arte ha inaugurato le installazioni artistiche contemporaneamente in tutti i borghi il 12 e 13 settembre scorsi, lasciandole esposte per un mese: una grande occasione di visibilità per i borghi coinvolti, che ha favorito gli incontri all’aria aperta per tutti gli addicts del settore e il turismo lento e di prossimità, facendo leva sulla curiosità di chi ama vivere il proprio territorio e le iniziative che esso offre, ma soprattutto sulla qualità artistica assai alta della proposta, in cui gli artisti contemporanei dell’Emilia- Romagna ‘hanno fatto la parte del leone’: da Sabrina Mezzaqui in Basilicata a Pisticci ad Antonello Ghezzi in Abruzzo a Santo Stefano di Sessanio, da Elena Mazzi in Liguria a Cervo a Claudia Losi in Puglia a Presicce, tutti all’insegna del denominatore comune dell’espressione artistica concettuale, intrisa di valori archetipici e attuali al contempo, come nuove bande d’installazioni semantiche di collegamento tra le impronte dell’uomo e del paesaggio sedimentate nel tempo.
A Grizzana Morandi, precisamente nel parco del Santuario di Montovolo, esempio di architettura ecclesiastica romanica in cui leggenda e realtà si mescolano in un luogo in cui vi sono testimonianze di civiltà etrusca e romana, l’artista lombardo Massimo Uberti ha disegnato nello spazio con la luce e l’oro il riverbero dell’energia trascendente esistente nel paesaggio culturale di Montovolo - luogo di pace e di spiritualità la cui festa ricade annualmente l’8 settembre sin dall’anno 363 e celebrata in tale data per i particolari effetti di rifrazione solare che si vengono a creare sul manto dorato della statua lignea della Beata Vergine filtrati dalla rosetta centrale quadrilobata della lunetta del santuario all’ora del tramonto. Sulla suggestione di questo evento naturale, l’installazione Cinque di Uberti aveva forma luminosa e lobata, quella della rosetta della lunetta del santuario stesso che, posta sul punto più alto del monte, evocava la rappresentazione dell’uomo universale e la congiunzione fra uomo e natura, con i cinque cerchi nel cielo richiamanti l’infinito anche attraverso concetti estetici di ascendenza romantica. Visibile da lontano di giorno e di notte grazie alle luci al neon, e con lo scopo di accogliere i visitatori di Montovolo, l’installazione di luce di Uberti è un omaggio all’energia misteriosa del luogo, alle sue verità nascoste che ogni anno, in quella data, si rinnovano e alla memoria trecentesca della miracolosa apparizione di una croce fiammeggiante sul punto più alto del contrafforte dove si apre il Balzo di Santa Caterina.
Sempre nel paesaggio culturale di Montovolo, proprio in corrispondenza del belvedere del Salto di Santa Caterina, sorge il monumento in ricordo delle vittime della strage dell’Istituto Salvemini (Casalecchio di Reno, 6 dicembre 1990) realizzato dai progettisti Mario Ciammitti e Laila Francisconi. Con Dodici foglie Massimo Uberti ha voluto rendere ossequio alle dodici giovani vittime, nel trentesimo anniversario della strage, ricoprendo con la tecnica della foglia d’oro il lato superiore dei dodici volumi in pietra, impreziosendoli e ravvivando il ricordo delle anime attraverso il colore simbolo dell’energia trascendentale sin dal Medio Evo, che si integra in una ragnatela di oggetti semiofori del passato e del presente che, nel loro continuum di rimandi tra realtà visibile e invisibile, rendono l’intervento artistico di Uberti a Montovolo un’integrazione contemporanea perfetta nella circolarità universale del tempo di questo paesaggio culturale appenninico bolognese.

 

1. E. Raimondi, Una sfida per i beni culturali, in “IBC”, X, 2002, n. 2

2. C. Sauer, The Morphology of Landscape, University of California Publications in Geography, 1925, n 22, pp. 19-53

3.Cultural Landscape in Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention, 2015, Art. 1

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