Rivista "IBC" XXVII, 2019, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni

La preistoria del piacentino a portata di smartphone.
Tutto in un’App

Beatrice Orsini
[IBC]
Davide Delpiano
[Dottorando Università di Ferrara, direttore dello scavo del sito di Piovesello]

Un’idea innovativa che, attraverso una rete virtuale, cerca di collegare fra loro alcuni siti e musei che conservano testimonianze di epoca preistorica e storica nella zona del piacentino. 
Questa è la sfida lanciata dai giovani dell’ Associazione Augusta Veleiatium chesi sono posti l’obiettivo di valorizzare l’area archeologica del Piovesello e connetterla con altri luoghi della preistoria piacentina. 
Grazie al progetto “ Paleo APPennino - Piovesello tra preistoria ed Era multimediale”, vincitore del bando IBC “ Giovani per il territorio” 2018/2019, l’Associazione ha potuto iniziare a lavorare sulla valorizzazione del sito con il supporto dell’Università di Ferrara, del Museo Archeologico della Val Tidone e del Museo e Parco Archeologico di Travo.

L’area archeologica si trova alle pendici del monte Camolara-Ragola a 870 m sul livello del mare presso Cassimoreno (Ferriere, PC). Il suo nome deriva dalla particolare morfologia dell’area, una zona umida creatasi attorno a un canale di drenaggio delle acque piovane, e la sua importanza è legata alle testimonianze che ha restituito, grazie agli scavi, sull’adattamento dell’uomo nel periodo della glaciazione.   
Nel 2012 il sito di Piovesello era stato già oggetto di sondaggi, in seguito alla segnalazione sulla presenza di reperti da parte di appassionati locali, e, l’anno successivo, l’Università di Ferrara aveva aperto lo scavo. Il sito era comunque rimasto sconosciuto al pubblico e noto solo agli specialisti. 
Grazie al nuovo progetto legato al bando “Giovani per il territorio”, i ragazzi dell’Associazione, sotto la direzione degli esperti dell’Università di Ferrara, durante i mesi estivi, dal 16 luglio al 5 agosto 2018, hanno aperto nuovamente la campagna di scavo, secondo la formula dello “scavo archeologico aperto”. Questa scelta ha contribuito a coinvolgere sia gli escursionisti occasionali che la cittadinanza locale, attraverso visite guidate agli scavi, cicli di conferenze, rievocazioni storiche e laboratori didattici per i più piccoli. In questo modo si è contribuito a creare una maggiore sensibilizzazione nei confronti dell’area e un legame con i musei del territorio. 
I ricercatori dell’Università di Ferrara, inoltre, sono stati coinvolti nella progettazione e nella documentazione dello scavo archeologico per creare i contenuti scientifici da divulgare. I giovani della Startup ARTernative di Parma hanno seguito lo sviluppo della App, attraverso l’applicazione QuickMuseume hanno confezionato il materiale grafico e i video del progetto che ha coinvolto quattro classi nella realizzazione diretta dei contenuti e della loro traduzione.

Sia lo scavo che le numerose iniziative organizzate sono stati comunicati attraverso i canali social e i giornali locali, mentre le indagini archeologiche sono state pubblicate sia in riviste scientifiche specializzate che divulgate attraverso siti, blog e la web radio dedicata all’archeologia “ Let’s dig again”. 
I numerosi reperti (800 circa fra lame e punte di selce) restituiti dallo scavo raccontano la storia di una comunità di cacciatori provenienti con molta probabilità dalla Francia, che sostò nella zona per un periodo di tempo limitato, in un’epoca in cui era in corso l’ultima glaciazione. 
La presenza di campioni di carbone, analizzati grazie alla tecnica del Radiocarbonio, ha permesso di datare la frequentazione del sito a circa 30 mila anni fa. In collaborazione con l’Università di New York sono state analizzate, inoltre, le specie vegetali utilizzate dalla comunità per accendere i focolari, i pollini, grazie al Laboratorio di Palinologia e Paleoecologia del C.N.R. di Milano e la micromorfologia del suolo in collaborazione con l’Università di Padova. I risultati ottenuti hanno permesso di ricostruire le condizioni ambientali dell’area in quel periodo. La zona era coperta da vegetazione bassa e posizionata in alta quota al di sopra della foresta, fattori che ne determinano l’importanza, soprattutto in considerazione del clima avverso determinato dall’ultima glaciazione, che caratterizzò l’area proprio nella fase di popolamento.

I materiali restituiti dallo scavo indicano che la materia prima lavorata da questa comunità era principalmente il diaspro rosso, facilmente reperibile presso il vicino Monte Lama. Tuttavia, alcuni manufatti sono prodotti in selce francese originaria della Provenza che indica la probabile provenienza transalpina del gruppo di cacciatori. Grazie alla scansione 3D dei reperti è stato possibile ricostruire la sequenza di riduzione realizzata dagli antichi artigiani nel corso delle varie fasi di lavorazione. I pochi strumenti ritoccati sono tipici della facies culturale del Gravettiano, e si riferiscono a grattatoi, bulini e gravettes
Grazie ai materiali rinvenuti nello scavo recente e alla documentazione realizzata durante le varie fasi dello scavo è stato possibile implementare la App e i pannelli divulgativi a supporto della visita in loco. La App è consultabile anche stando comodamente seduti sul proprio divano, ma inquadrando con il proprio smartphone il QRcode stampato sul pannello di presentazione del progetto si sbloccano ulteriori contenuti e si offre la possibilità di compiere un giro virtuale tra le varie realtà coinvolte nel progetto: il sito di Piovesello, il Parco Archeologico di Travo, il Museo di Travo, il Museo di Pianello Val Tidone.

Ogni sito/museo ha due percorsi disponibili: uno classico e uno “game” dedicato ai ragazzi. I fruitori saranno accompagnati nel percorso scelto da due mascotte realizzate da una disegnatrice che vestono panni diversi a seconda dei vari contesti. 
Il percorso classico è introdotto da una scena illustrata del sito, da cui sarà possibile scegliere vari approfondimenti quali, ad esempio, la scheggiatura, il contesto paleoambientale e la mobilità dei cacciatori nomadi, tutti corredati da materiali audio e video. 
Il percorso dedicato ai ragazzi, invece, approfondisce il mestiere dell’archeologo e le modalità di lettura di un sito archeologico, grazie a foto e video dello scavo, per far comprendere le tematiche legate ai cambiamenti climatici e all’adattamento umano. Le mascotte pongono delle domande e, in caso di risposta esatta, si vincono delle "card" virtuali che rappresentano il kit dell'archeologo. 
I percorsi all’interno dei Musei di Pianello Val Tidone e Travo seguono uno sviluppo diverso poiché guidano il visitatore all’interno del museo partendo dalla sua pianta, per poi concentrarsi e approfondire alcune vetrine selezionate in fase di progettazione.

Non ci rimane che programmare una gita al sito del Piovesello e organizzare la nostra visita “didattica” attraverso la App, per andare indietro di 30 mila anni e conoscere la vita dei nostri antenati, le loro tecniche di lavorazione per creare strumenti utili alla caccia degli animali, fonte primaria di sostentamento e comprendere così come i nostri antenati cercavano di adattarsi con i pochi mezzi a loro disposizione a uno dei cambiamenti climatici più importanti come quello dell’ultima glaciazione.

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