Rivista "IBC" XXVII, 2019, 1
biblioteche e archivi / mostre e rassegne
La mostra virtuale Follia di guerra. Militari in manicomio nel primo conflitto mondiale è la pubblicazione su web della mostra documentaria che si è tenuta a Imola dal primo dicembre 2018 al 2 marzo 2019, promossa dalla Biblioteca comunale e dall’Archivio storico comunale di Imola, organizzata in occasione del centenario della fine della Grande guerra (1918-2018) e del quarantennale della legge Basaglia (1978-2018) ( www.archiviostorico.comune.imola.bo.it). La mostra a cura di Paola Mita, Elisa Montanari e Chiara Sabattani si è avvalsa della consulenza scientifica della professoressa Valeria Paola Babini, già docente di Storia della psicologia all’Università di Bologna, e della stessa Elisa Montanari, studiosa di storia della psicologia.
Durante la Prima guerra mondiale sono oltre 600 i militari italiani ricoverati nel Manicomio di S. Maria della Scaletta di Imola (detto dell’Osservanza) e nel Manicomio provinciale di Bologna in Imola: l’esperienza di guerra e la degenza in manicomio sono narrate nella mostra virtuale attraverso le storie racchiuse nelle cartelle cliniche e nella corrispondenza conservate negli archivi dei manicomi imolesi. Le storie di soldati e di donne degenti si leggono nei documenti, che raccontano la vergogna, la paura, il senso d’abbandono e le emozioni traumatiche che si ripercuotono sulle persone quando esse perdono l’equilibrio psichico e ne riportano pesanti danni.
La mostra, dopo un’introduzione sui manicomi imolesi nell’Ottocento, affronta il dibattito della psichiatria italiana per la prima volta a contatto con i disturbi psichici accusati dai soldati di fronte a una guerra con nuovi e sconvolgenti armamenti e nuove strategie belliche, descrive poi gli ospedali militari di riserva istituiti a Imola, come in molte città italiana nella zona delle retrovie anche lontano dal fronte. Le vicende dei soldati nei manicomi imolesi sono illustrate nel percorso on line al momento dell’ingresso nella struttura, durante la degenza e quando vengono dimessi per il ritorno al fronte, o per la riforma con il rientro in famiglia, o per il ricovero in altri ospedali psichiatrici. Una parte è dedicata alle donne che durante la Grande guerra devono affrontare una quotidianità che stravolge la loro vita prendendo il posto degli uomini al lavoro, curando da sole famiglie numerose sotto l’incubo continuo della perdita dei loro familiari e vivendo anche l’esperienza di profughe in fuga dalle zone di guerra.
I documenti illustrano gli argomenti affrontati nella mostra e raccontano le storie esemplificative di dodici soldati, selezionate tra le oltre 600 storie contenute in altrettante cartelle cliniche, e le vicende di cinque donne travolte dalle vicende della guerra.
L’analisi delle cartelle cliniche dei militari ricoverati è stata resa possibile grazie all’intervento di riordino e inventariazione realizzato sulla base del progetto elaborato dall’Archivio storico comunale di Imola e approvato dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna, che vigila su tutti gli archivi degli enti pubblici. La descrizione inventariale è stata realizzata con la piattaforma IBC x-Dams predisposta e messa a disposizione dall’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna. La piattaforma consente la consultazione on line delle descrizioni archivistiche a esclusione dei nominativi dei degenti, in quanto il codice di deontologia per i trattamenti di dati personali per scopi storici non ne prevede la diffusione.
Della documentazione archivistica dei manicomi è titolare e proprietaria l’Ausl di Imola che nel 1985, nel 2004 e nel 2010 ha depositato nell’Archivio storico comunale di Imola i documenti amministrativi e sanitari prodotti sino all’anno 1950.
La mostra favorisce la conoscenza e la fruizione di parte del patrimonio documentario dei manicomi imolesi che custodisce lettere e documenti relativi a migliaia di persone escluse per periodi brevi o per un’intera esistenza dalla vita sociale tra la metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Nelle oltre 37.000 cartelle cliniche degli archivi dell’Osservanza e del Lolli si intravedono i volti e le vite nascoste e recluse di donne e uomini, bambine e bambini.
Tutta la documentazione archivistica dei manicomi imolesi dalla metà dell’Ottocento sino al 1949 è liberamente consultabile e comprende le cartelle cliniche, i registri con i movimenti dei degenti, le fotografie (prevalentemente ritratti di donne degenti della fine del secolo XIX). La normativa sulla privacy prevede che la documentazione con dati personali idonei a rivelare lo stato di salute sia consultabile dopo 70 anni dalla data del documento.
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