Rivista "IBC" XXVII, 2019, 1
musei e beni culturali / mostre e rassegne
La grande scrivania piena di matite, fogli, gomme, china, sigarette, troneggia nella sala che sembra avvolgerti, appesi al muro schizzi, disegni, foto in un sovrapporsi molteplice.
Bonvi, in canottiera rigorosamente verde militare, occupa il centro della scena e non ti guarda, troppo preso a immaginare una conversazione con i suoi amati personaggi, con l’immancabile sigaretta tra le labbra.
I pixel sgranati della fotografia che abbraccia tutto l’ambiente sono l’unico diaframma che ti fa capire che non sei davvero in via Rizzoli, in quello studio caotico e pieno di libri, di idee, di disegni, di portacenere, di bicchieri, regno-studio e rifugio del grande fumettista Franco Augusto Fortunato Bonvicini, in arte Bonvi.
È dolce-amaro l’impatto che accoglie il visitatore non giovanissimo alla mostra
Sturmtruppen. 50 anni, organizzata nelle belle sale di Palazzo Fava a Bologna da Fondazione Carisbo e Genus Bononiae in collaborazione con Eredi Bonvicini, a cura di Sofia Bonvicini e Claudio Varetto.
È un’emozione che ha la dolcezza dei ricordi sentire la voce scanzonata di Bonvi. È proprio come te la ricordavi, quella voce, pronta a scherzare seriamente su tutto, con acume ed ironia: grazie a filmati e registrazioni audio è Bonvi stesso che ti racconta come nascono i suoi personaggi, disegnati di getto, con un tratto inconfondibile che non conosce esitazione e che in un baleno dà vita a quei soldati tedeschi, piccoli uomini in una divisa che li rende tutti uguali e che hanno davvero segnato un’epoca, fin dalla loro nascita nel 1968.
Difficilmente non tornerai con una parte del cervello al quel dicembre del 1995, quando la vita di Bonvi è finita, assurdamente, con un fatto di cronaca di quelli che leggi sul giornale scuotendo la testa.
Ma non si pensi neanche per un attimo ad una mostra triste, ad una mesta commemorazione, no, per nulla. Dalle tavole originali e dagli oggetti selezionati dalla figlia di Bonvi, Sofia, esce gioia, ammirazione e tantissimo amore per quel controverso, poliedrico, geniale, instabile uomo che era suo padre. Ne risulta un’esposizione articolata e curata, che ripercorre, passo passo, attraverso le sue opere, la vita artistica di uno dei fumettisti più brillanti della sua generazione.
Sono passati 50 anni da quel 1968, anno topico, punto di riferimento e svolta per un’intera generazione e anno di nascita di quei primi buffi, teneri soldatini che da allora hanno riempito il nostro immaginario, la nostra parlata quotidiana (alzi la mano chi non ha mai scimmiottato la parlata “tedesken”…).
Soldatini grassottelli e omologati dalle loro divise che, attualissimi, dissacrano con ironia la vita militare fin dalla prima striscia, grazie alla quale Bonvi vince a Lucca Comics il premio per la migliore striscia umoristica del quotidiano “Paese Sera”. È un esilarante non-sense fatto di “danke!”, “bitte!” ripetuti ossessivamente ad ogni munizione che la truppa si passa di mano in mano in una lunga catena umana, sotto l’esasperato sguardo di un ufficiale prossimo alla crisi di nervi. Si narra che l’ispirazione scaturì a tavola, mentre Bonvi guardava gli amici, tra cui Guido De Maria, compagno di tante avventure editoriali e televisive, che si spartivano il cibo, in un vociferare interminabile di “Grazie!”, “Prego!” di petroliniana memoria. Folgorato sulla via del gnocco fritto, il Bonvi si illumina, si apparta, comincia a disegnare ed il gioco è fatto! Sono nate le
Sturmtruppen.
Da quel momento, come per l’effetto di un Big Bang che genera universi, anche la matita di Bonvi diventa lo strumento per la creazione di un mondo ricchissimo: nascono soldati semplici, ufficiali, giovani tenenti ariani e stolidi, burberi sergenti dalla mascella volitiva, medici dalle conoscenze improbabili, che popolano un mondo dove la guerra diventa il macabro, inutile, vuoto sfondo per la vita di questa variegata truppa, in una originalissima e per nulla inconsapevole riconsiderazione dei dettami di von Clausewitz.
Bonvi il servizio militare lo ha fatto davvero, con un andamento bipolare che lo ha portato all’encomio per i soccorsi prestati in occasione della tragedia del Vajont e a mettere a rischio le difficili relazioni internazionali tra Italia e Jugoslavia a causa di un narrato (e forse molto romanzato) sconfinamento con tanto di carro armato in territorio straniero. Un’esperienza segnante anche per la nascita delle Sturmtruppen, come apprendiamo per bocca del suo stesso creatore: “Chiunque abbia fatto turni di guardia al parcheggio carri della scuola militare di Caserta nell’inverno ’62/’63 è in grado di scrivere Sturmtruppen”.
Con buona pace della ironica modestia di Bonvi, è evidente che creare un fenomeno come le Sturmtruppen non sia colpo di ingegno alla portata di tutti, ma è altrettanto evidente che il nuovo fumetto incontra subito un gradimento altissimo. Ancora oggi è in grado di attraversare le generazioni, coinvolgendo giovani, anziani, raffinati degustatori del fumetto d’autore e onnivori lettori.
Il mondo delle Sturmtruppen, frutto di un certosino lavoro di recupero dall’archivio familiare degli eredi Bonvicini, occupa la grande sala espositiva di Giasone, in mezzo a trincee che diventano supporto e ambientazione delle tavole. Trincee in cui i soldatini di Bonvi passano la maggior parte della loro esistenza, esposti agli attacchi e agli sberleffi (talvolta concisi e geniali: “Chi va là? Amici o nemici?” “Semplici conoscenti!”) di un nemico che non si vede mai, per sottolineare ancora una volta l’assurdità della guerra.
Tra i personaggi dell’universo delle Sturmtruppen, non poteva mancare ovviamente il fiero alleato Galeazzo Musolesi da San Giovanni in Persiceto, astuto e codardo supporto italiano alle “eroiche” imprese teutoniche. E come non avere paura della terribile Arma Finale, che ottunde i cervelli e che ad un certo punto (1985) appare nelle strisce e irretisce senza pietà anche lo schieramento tedesco pronto ad usarla contro il nemico? A quel tempo si trattava di un televisore, oggi sarebbe forse lo schermo di un computer o di un telefonino.
Il successo delle Sturmtruppen è planetario: è addirittura il primo fumetto straniero pubblicato in Unione Sovietica, diffuso in tutta Europa, tradotto in 11 lingue diverse. Dalle strisce ai film (il primo nel 1976 per la regia di Salvatore Samperi è a stento e a tratti passabile, del secondo è meglio non dire) il passo è breve e il nome di Bonvi vola.
Non c’è cinquantenne che non ricordi canticchiandola mentalmente la musichetta di Supergulp! (quelli con qualche anno in più ricorderanno anche l’antesignano Gulp!), il riuscitissimo appuntamento con i cartoni animati della tv di stato, che aveva come presentatori le “creature” di Bonvi Nick Carter, Patsy e Ten.
La mostra non ambisce solo ad essere una celebrazione del mezzo secolo di uno degli eserciti di carta più famosi del mondo del fumetto: il percorso conduce il visitatore attraverso tutta o quasi la produzione di Bonvi, con incursioni che escono dal mondo del fumetto nella vita reale.
Da bolognese, come non ricordare la discesa in campo di Bonvi in occasione delle elezioni politiche del 1985 con una lista apparentata al Partito Comunista?
Il PCI vede i sorci verdi con questo incontrollabile outsider, che promuove la propria candidatura scorrazzando in tandem con l’amico/avversario Nicola Sinisi del PSI, distribuendo adesivi e volantini elettorali esilaranti e surreali: “Bonvi difende la Patria! Militari, votate per Bonvi!”, “Bonvi aiuta i vecchietti ad attraversare la strada! Anziani votate per Bonvi!”.
Sono forse pochi i bolognesi che ricordano Bonvi appostato all’entrata della sala in cui il cantautore modenese e fraterno amico Guccini teneva un concerto per promuovere la campagna elettorale di un'altra formazione politica. Chi scrive lo vede ancora intento a volantinare
pro domo sua, sulla porta, distribuendo vignette che inneggiavano alla liberazione delle povere locomotive anticapitaliste asservite al capriccio di cantautori impazziti.
Bonvi viene eletto, con un certo infastidito stupore anche all’interno del suo partito, con un numero incredibile di preferenze (767!) e diviene consigliere comunale. Fu un’avventura breve quella politica, Bonvi è troppo anarchico per essere costretto in logiche di partito e nei meccanismi spesso faticosi ed estenuanti della politica. Una breve carriera, ma non senza lampi di modernità ed ingegno, come la richiesta di aprire una moschea a Bologna. L’addio alla politica arriva dopo soli due anni, ma è epico: durante una estenuante seduta a Palazzo Comunale nell’agosto1987, dopo ore ed ore di dibattito, il Bonvi si alza ed esce dall’aula. Vi ritorna pochissimo tempo dopo, dibattito ancora in corso.
Lavato, sbarbato e vestito di tutto punto entra in scena, fulmineo e lapidario: “Non mi è mai capitato di rimanere tanto tempo con una siffatta congrega di imbecilli”, sentenzia. Poi, canticchiando “L’estate sta finendo e Bonvi se ne va…” sull’aria di una delle hit del momento, si volta ed esce per sempre dal consiglio comunale. Sipario.
Accanto alle Sturmtruppen scorre in mostra il resto del vastissimo mondo di Bonvi artista: il già citato detective Nick Carter, il nero e maldestro signore della notte Cattivik (poi “ceduto” al giovane aiutante Silver, futuro papà di Lupo Alberto), le potentissime e cupe
Cronache del dopobomba (create in coppia con Francesco Guccini), ispirate forse dall’omonimo romanzo di fantascienza di Philip Dick. Troppo disturbanti, troppo apocalittiche, spesso crude, le Cronache trovano inizialmente casa in Francia e saranno pubblicate in Italia con continuità solo molti anni dopo.
Una menzione particolare meritano poi le meravigliose, poche, inedite, tavole de “L’anarchico”, e quelle realizzate per
L’uomo di Tsushima, volume della collana
Un uomo, un avventura, una delle trovate editoriali più felici in campo fumettistico degli ultimi quarant’anni. Nel narrare le avventure della flotta dello zar durante la guerra russo-giapponese del 1905, Bonvi, che compare prestando il suo volto a Jack London, raggiunge un livello narrativo altissimo, dando vita ad un vero e proprio capolavoro del fumetto d’autore.
E come non avere voglia di rileggere le
Storie dallo spazio profondo, scritto ancora assieme a Guccini, che -come in ogni buona storia di fantascienza che si rispetti- riesce disegnare con una premonitrice precisione scene che saranno create solo molti anni dopo da George Lucas per il suo Guerre Stellari? È più curioso il fatto che Bonvi abbia disegnato in dettaglio una scena “futura” (il bar di Tatooine) o che Lucas abbia letto il fumetto?
Tanti altri sono gli spunti della mostra: se ne esce divertiti, rilassati, immersi in un mondo ormai per certi versi lontano, ma per altri attualissimo, con tematiche che ancora oggi hanno qualcosa da dire e con una punta di nostalgia per quello che avrebbe potuto essere ancora e non è stato più.
Per dirla con le parole (e con l’accento russo) di uno dei suoi personaggi: “Ebbene sì, maledetto Bonvi, hai vinto anche stavolta!”.
Mostra:
Sturmtruppen. 50 anni, a cura di Sofia Bonvicini e Claudio Varetto, organizzata da Fondazione Carisbo e Genus Bononiae – Musei nella città in collaborazione con Eredi Bonvicini.
Palazzo Fava, Bologna
7 dicembre 2018 – 7 aprile 2019
Catalogo a cura di Sofia Bonvicini e Claudio Varetto, Mondadori, 2018.
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