Rivista "IBC" XXVI, 2018, 4
biblioteche e archivi / pubblicazioni
Basta fare un giro in metropolitana al mattino presto, per rendersi conto di come i consumi culturali avvengano ovunque, ad esempio tramite smartphone e tablet: grazie ai quali si legge, si ascolta musica o si guardano video. Internet e i nuovi device hanno cambiato, ancora una volta la nostra quotidianità.
Donald Sasson, La cultura degli europei. Dal 1800 ad oggi
Da qualche mese troviamo negli scaffali delle librerie un nuovo lavoro sulle politiche culturali. Il pubblico ha sempre ragione? Presente e futuro delle politiche culturali, a cura di Filippo Cavazzoni, direttore editoriale dell’Istituto Bruno Leoni.
Questo libro, come sostiene nella prefazione Guido Vitiello, colma un vuoto italiano. Raccoglie sedici capitoli di altrettanti autori che esaminano i vari ambiti delle politiche culturali: dal sistema educativo, alla gestione del patrimonio culturale e paesaggistico, alle imprese culturali con l’obiettivo di fare una rapida fotografia sul presente e suggerire una nuova direzione di marcia per il futuro.
L’impostazione di fondo mette in discussione la visione statocentrica delle politiche culturali italiane, alimentate perlopiù dai sussidi pubblici. Ma l’elemento di grande novità del volume è rappresentato dal comune approccio utilizzato dagli autori che prospettano soluzioni “a costo zero”, capovolgendo così tutti i ragionamenti sulle politiche culturali fatti sino ad ora nel nostro Paese che si concentrano troppo spesso e quasi esclusivamente “sulla scelta delle strade da far prendere al danaro pubblico”.
Nell’introduzione Cavazzoni, suggerisce di
adottare un atteggiamento di umiltà rispetto al modo in cui accostarsi alle politiche culturali. Perché voler promuovere attivamente la cultura può portare ad abbracciare il punto di vista del demiurgo: di chi si pone come colui che definisce e individua chiaramente, in maniera arbitraria e univoca, l’arte e la cultura. Con la conseguenza, per giunta, di mettere in pratica un approccio paternalista, imposto e calato dall’alto e poco rispettoso delle preferenze delle persone. Che non tiene conto di come lo sviluppo della produzione e dei consumi culturali sia una storia fatta di traiettorie per lo più inaspettate e impreviste, che imporrebbe pertanto il mantenimento di una posizione “neutrale”, volta sì a considerare la tradizione ma senza soffocare l’innovazione o ad avere la pretesa di “guidare” o “indirizzare” il futuro.
Come argutamente ha messo in evidenza Alfonso Berardinelli, nella sua recensione al libro, su “Il Foglio” del 21 ottobre 2018:
In una società che non dimentichi di essere liberale oltre che democratica, gli individui “creativi” e addetti alla cultura devono per prima cosa badare a se stessi, difendere la propria libertà prevedendo, affrontando e non schivando i rischi che ogni libertà comporta. Quando si chiedono alla politica e allo stato sussidi pubblici e investimenti per la cultura, si dimentica spesso che nel “settore cultura” non tutto è cultura e che la cultura non è un valore in sé e per definizione. Non è un fatto, è una qualità che si riconosce e si stabilisce solo a posteriori, giudicando ogni volta il prodotto, non le dichiarazioni di intenti.
Con questo volume gli autori hanno dato un contributo decisivo alla comprensione di un’epoca in cui i consumi culturali sono stati rivoluzionati e incommensurabilmente accelerati dall’innovazione tecnologica. Un solo esempio: “una piattaforma nata e alimentata spontaneamente dal basso come You Tube, pur avendo al suo interno quasi ogni genere di filmato, forse ha fatto più per la democratizzazione della cultura e la sua accessibilità di costose politiche culturali adottate dai singoli Stati europei”.
Davvero un libro stimolante per la ricchezza delle analisi e soprattutto per la specificità delle proposte rivolte agli individui, alle organizzazioni e alle istituzioni culturali.
Libro:
Il pubblico ha sempre ragione? Presente e futuro delle politiche culturali, a cura di F. Cavazzoni, IBL Libri, Torino, 2018.
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