Rivista "IBC" XXVI, 2018, 3

Dossier: La città in prima visione. Nasce I-Media-Cities, il portale che raccoglie i patrimoni delle cineteche europee

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier / media, progetti e realizzazioni

La sfida tra unicità e standard

Silvia Ferrari
[Coordinatrice per IBC del progetto I-Media-Cities]

I-Media-Citiesè un progetto europeo triennale (parte del Programma Horizon 2020 a sostegno di proposte sulla ricerca e l’innovazione in Europa) che coinvolge archivi filmografici e cineteche di 9 grandi città che rendono accessibile il loro patrimonio al pubblico per sperimentare ricerche multidisciplinari sui temi delle trasformazioni urbane nel corso della storia. Obiettivo primario è lo sviluppo di una piattaforma digitale finalizzata allo studio della storia dello sviluppo urbano delle città europee indipendentemente dalla lingua e dai confini, coadiuvato da funzionalità tecnologiche all’avanguardia.
Saranno due gli ambienti digitali di cui disporre, differenziati per le tipologie di utenti: ricercatori, studiosi, specialisti nei vari ambiti della cultura da una parte, e pubblico più ampio e generalizzato dall’altra.

Dalla piattaforma è possibile condurre ricerche comparate tra materiali audiovisivi di diverse provenienze a partire da un thesaurus condiviso (cioè un vocabolario che conta migliaia di voci di ricerca) costruito a partire da focus di interessi comuni a tutte le realtà coinvolte. Le ricerche possono essere effettuate anche sulle mappe che riportano georeferenziati i luoghi ripresi nei materiali filmici e fotografici in tutto l’arco cronologico contemplato, cioè dall’invenzione del cinema alla fine del XIX secolo fino agli anni ‘80.
Le sequenze filmiche e le fotografie infatti sono taggate per renderle fruibili dalle queries del motore di ricerca e ogni elemento annotato (oggetti, edifici, trasporti, persone, vie e situazioni pubbliche etc.) è associato a una ricca documentazione di approfondimento attraverso link, apparati bio-bibliografici, e fonti documentarie disponibili anche grazie alla tecnologia Linked Open Data (LOD).
La piattaforma inoltre permette un alto grado di interazione da parte degli utenti che potranno, una volta reso pubblico il progetto, implementare con contenuti audiovisivi e testuali propri, contribuendo così a mostrare nuovi aspetti delle città e nuovi contenuti informativi.

L’IBC è coinvolto nel progetto insieme ad altri 16 partner europei, impegnato in qualità di ente di ricerca per lo studio e la lavorazione dei materiali visivi del territorio di Bologna, selezionati e messi a disposizione dalla Cineteca di Bologna - una delle più importanti realtà europee per la raccolta, la conservazione e la valorizzazione di materiali filmici - e ha un ruolo specifico nell’attività di divulgazione dei risultati del progetto, oltre ad essere partecipe della messa a punto della struttura di metadati dell’ambiente digitale. 

Facendo un bilancio parziale a distanza di circa sei mesi dalla fine del progetto, si possono cogliere le qualità del progetto, ma anche le criticità emerse nei due anni e mezzo di lavoro su obiettivi così ambiziosi.

Una delle criticità più evidenti riguarda la standardizzazione dei metadati su un modello unico di riferimento per tutto il patrimonio coinvolto nella piattaforma. I materiali che la arricchiscono provengono infatti dalle collezioni di cineteche ed istituti di Atene, Barcellona, Bologna, Bruxelles, Copenaghen, Francoforte, Stoccolma, Torino, Vienna, per un ammontare di circa 800 film e 6000 fotografie.

Il progetto si fonda pertanto sull’idea utopistica del grande contenitore internazionale di archivi e mira al superamento di ogni differenza tra istituti diversi: la condivisione di strumenti e linguaggi comuni alle varie città rappresenta dunque il traguardo maggiore a partire dai metadati, cioè l’insieme di informazioni sul singolo documento che ogni archivio fornisce secondo un proprio standard; anche se di recente (2016) la pubblicazione del manuale di catalogazione delle immagini FIAF, la Federazione Internazionale di Archivi Filmografici, ha condiviso con la platea europea un unico modello di riferimento, ma non è pensabile comunque applicarlo al lavoro di catalogazione pregresso in modo sistematico.

Uno degli aspetti più inattesi è invece stato l’emergere di tendenze diverse tra un partner e l’altro, negli interessi di ricerca pur nella condivisione del tema generale dello studio delle città: qualcuno ad esempio è più orientato agli studi di genere, di ambito sociale e sociologico; altri allo sviluppo urbanistico, altri ancora più a quello architettonico-artistico e infine altri agli aspetti politici, e così via. Questo comporta una modalità di annotazione dei documenti non uniforme tra un paese e l’altro, disomogeneità destinata a influenzare il livello di scientificità di ricerca, soprattutto per le analisi di tipo trasversale alle varie collezioni. 

La sfida si traduce pertanto in un confronto internazionale tra i diversi enti di ricerca in modo da arrivare alla condivisione dei parametri utili alla costruzione di un thesaurus comune, vera e propria struttura portante per le varie funzionalità di ricerca della piattaforma.

Pensiamo che al di là dei limiti operativi del progetto, comunque insiti in qualsiasi altro lavoro di carattere sperimentale con un alto grado di supporto tecnologico come questo, il vero valore della piattaforma sia quello di far coesistere in un modello innovativo la presenza di tecnologie avanzate precedentemente impiegate separatamente. Modello che promette di configurarsi con una capacità innovativa tale da essere in futuro utilizzato per diversi ambiti dello studio delle discipline umanistiche.

Attualmente sono in corso degli studi per lo sviluppo della sostenibilità del progetto (business model) che ne valuta l’ipotesi di sviluppo economico e finanziario, aspetto che ne potrebbe garantire la prosecuzione e la possibilità di adottarlo come strumento di studio anche su larga scala.

 

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