Rivista "IBC" XXVI, 2018, 3

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / itinerari, progetti e realizzazioni

L'archeologia rivela la Val Tidone.
La valle racconta

Gloria Bolzoni
[Direttore Museo Archeologico della Val Tidone]

Le prime notizie di rinvenimenti archeologici in Val Tidone possono essere rintracciate nel corso degli anni sessanta e settanta del secolo scorso, ma è solo con i lavori per la creazione di una nuova ala del cimitero comunale di Pianello Val Tidone, a metà degli anni ottanta, che vengono alla luce consistenti tracce riconducibili a un insediamento di età romana. A partire da quel momento e fino al 1993, un gruppo di appassionati, coadiuvati da Elena Grossetti, ha dato vita all’Associazione Archeologica Pandora, che vanta più di trent’anni di collaborazione con la Soprintendenza competente per l’archeologia del territorio e con gli enti pubblici territoriali, per la ricerca, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico della Val Tidone.

Una tappa fondamentale in questo fortunato percorso di sinergia tra enti pubblici e comunità è costituita dalla nascita del Museo Archeologico della Val Tidone, un museo comunale, inaugurato grazie al sostegno dell’amministrazione di Pianello Val Tidone e con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, nel 1999. I materiali sono ospitati nei sotterranei della Rocca municipale di Pianello Val Tidone, locali appositamente restaurati dalla locale amministrazione comunale nel corso degli anni novanta, e sono fruibili al pubblico grazie alla disponibilità dell’Associazione Archeologica Pandora, che lo gestisce.

L’esposizione, che ha già avuto un secondo allestimento nel 2009, curato da Elena Grossetti e Monica Miari, allora funzionario della Soprintendenza per i beni Archeologici dell’Emilia-Romagna competente per il nostro territorio, si svolge secondo un percorso cronologico che dalla preistoria si dispiega fino al Medioevo, con alcuni approfondimenti sui siti più complessi e significativi del territorio. Tra questi, si deve citare la Piana di San Martino, che, accanto a una fase più antica all’età del Bronzo e alla prima età del Ferro, che è documentata solo da un’ingente quantità di materiali rinvenuti in dilavamento sui fianchi della collina, presenta invece una fase più indagata che dal periodo tardoantico arriva fino al pieno Medioevo. Un altro importante sito localizzato sulle colline immediatamente adiacenti Pianello Val Tidone è la villa rustica di età romana di Arcello, la cui importanza è indiziata non solo dalla presenza di tessere di mosaico, frammenti di intonaci dipinti, anfore che provenivano da tutto il Mediterraneo, ma anche dal ritrovamento di reperti che autorizzano a ipotizzare la presenza di un impianto termale.

L’insediamento individuato invece in località Cimitero di Pianello Val Tidone presenta una complessità stratigrafica che dall’ultima fase preromana di I sec. a.C., per la quale si ritrovano sporadici materiali, abbraccia quasi tutto il periodo imperiale, al quale sono da riferire strutture abitative a prevalente caratterizzazione artigianale, e tardoromano, un periodo indiziato solo dalla presenza di frammenti ceramici e strutture in materiale deperibile, e arriva quasi senza soluzione di continuità, fino al VII-VIII sec. d.C., periodo dopo il quale l’area viene sconvolta dall’impianto di una necropoli, purtroppo non prodiga di elementi che consentano appigli cronologici.

Il Museo Archeologico della Val Tidone raccoglie inoltre tutti i reperti provenienti dalle ricognizioni di superficie che l’Associazione Archeologica Pandora, grazie ad un’apposita convenzione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, svolge sul territorio della valle: i siti individuati sono moltissimi e i reperti confluiti nel museo sono in molti casi davvero significativi. Uno su tutti, una stele in pietra di Aurisina rinvenuta a Pianello Val Tidone, nell’area di proprietà dei Signori Demarosi, i quali, grazie al premio di rinvenimento, ne hanno finanziato il restauro. La stele, studiata da Elena Grossetti, è di pregevole fattura e rappresenta una testimonianza dell’importanza dell’insediamento romano sito presso Pianello.

Le attività promosse dal Museo Archeologico della Val Tidone e dall’Associazione Archeologica Pandora sono numerose nel corso dell’anno: oltre a promuovere conferenze e incontri culturali, l’Associazione, grazie alla disponibilità dei volontari, aderisce alle iniziative promosse dal Ministero e propone attività e laboratori appositamente studiati.

A partire dal 2017, il museo, dotandosi di schermi touch e di una mostra virtuale dedicata, finanziati dall’Istituto per i Beni Culturali grazie ai fondi della legge regionale 18/2000 e cofinanziati dal Comune di Pianello Val Tidone, ha reso più personalizzabile la visita al museo, proponendo al visitatore vari livelli e percorsi  di approfondimento.

Grazie a nuovi più recenti finanziamenti, il Museo si doterà di un nuovo allestimento didattico, con spazi per laboratori e lezioni, che si rivolgeranno in particolare ai bambini e ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie del territorio. Tali attività saranno realizzate da professionisti sempre coadiuvati e affiancati dai volontari dell’Associazione Archeologica Pandora.

Recentissimamente, si è svolta a Pianello Val Tidone la Giornata di Studi La Val Tidone nell’Antichità. Contributi di Archeologia per la Storia di un territorio di Confine, nata dalla volontà sia di riunire in un unico evento gli studiosi di archeologia e storia che negli anni si sono occupati nel corso del tempo del territorio della valle, sia di presentare alcune novità, frutto di tesi di laurea e di progetti inerenti la Val Tidone, anche molto recenti.

L'obiettivo principale di questo incontro è stato quello di cercare di fornire un ampio quadro, il più possibile comprensivo di tutti i periodi storici dell’antichità, e, utilizzando tutti gli strumenti e i metodi della ricerca storico-archeologica, ci si è proposti di mettere in luce l’importanza e la complessità delle ricerche svolte su questo territorio, evidenziando quali e quanti aspetti possono ancora essere indagati e approfonditi.

Ha inaugurato i lavori la dottoressa Pilla, assessore alla cultura di Pianello Val Tidone, che ha ringraziato tutti i presenti e ricordato come il Museo Archeologico della Val Tidone sia una stupenda realtà che ha bisogno del sostegno di tutti. Hanno inoltre introdotto i lavori anche Lina Guastoni, assessore comunale con delega al Museo, il Colonnello Giovanni Barbieri, presidente dell’Associazione Archeologica Pandora, e la dottoressa Gloria Bolzoni, direttore del Museo.

I contributi si sono succeduti secondo un criterio cronologico, partendo dalla preistoria: Francesco Garbasi e Maria Maffi, affiancati da Maria Bernabò Brea e Davide Delpiano, hanno fornito un primo quadro preliminare delle conoscenze sul Paleolitico e sul Neolitico delle Valli Luretta e Tidone, quadro che si è notevolmente ampliato negli ultimi anni grazie a nuovi importanti rinvenimenti frutto delle ricerche di superficie dei gruppi archeologici Pandora di Pianello Val Tidone e La Minerva di Travo.

Successivamente, Silvia Fogliazza, coadiuvata da Enea Mazzetti, ha fatto il punto della situazione sulle conoscenze in merito ai culti localizzati in luoghi naturali durante l’età del ferro e persistenti fino alle soglie della romanizzazione. Gli autori hanno compilato un catalogo esaustivo dei rinvenimenti conosciuti provenienti da questi luoghi ed hanno sottolineato la necessità di promuovere ulteriori ricerche su questa linea.

Caterina Bertaccini, Lucia Di Pierro e Gianluca Spina sono tre giovani collaboratori del Museo Archeologico della Val Tidone e sono cresciuti nell’ambito dell’Associazione Archeologica Pandora. Le loro tesi triennali, quella di Bertaccini incentrata sullo studio di un gruppo di reperti metallici dalla Val Tidone, quella di Di Pierro basata sulla ricostruzione storico-topografica dell’area tra Castel San Giovanni e Rovescala, quella di Spina imperniata sull’interpretazione epigrafica di una stele inedita rinvenuta negli anni Ottanta in frazione Carbonara di Pianello Val Tidone dal Signor Attilio Corsi, hanno mostrato nuovi risvolti della ricerca storico-archeologica che gravita attorno al territorio della Val Tidone e suscitato estremo interesse.

Il lavoro di recupero dei dati pregressi e la loro messa a sistema in un quadro unitario, svolto da Cristina Mezzadri, Giovanni Rivaroli e Gloria Bolzoni per l’area dove insiste l’insediamento antico di Pianello Val Tidone, ha consentito di comprendere che questa zona fu occupata con stabilità tra l’età immediatamente antecedente la romanizzazione e l’alto medioevo. Tale quadro consente di ampliare notevolmente la forchetta cronologica tratteggiata da Elena Grossetti e sottintende la necessità di completare lo studio dei settori scavati e analizzare tutti i materiali rinvenuti durante le indagini stratigrafiche.  

Successivamente il Prof. Nicola Mancassola, dell’Università di Bologna, ha ricordato come il territorio piacentino sia uno dei bacini meglio documentati da fonti d’archivio per il Medioevo. L’intervento ha preso in considerazione alcune testimonianze scritte di età carolingia relative all’alta Val Tidone e sottolineato lo scollamento determinato dalla complessità delle relazioni di potere locali, che si evince dallo studio delle fonti scritte, e la mancanza di evidenze archeologiche chiaramente inquadrabili in questo periodo.

Il Progetto Valle Staffora, presentato da Benedetta Peverelli e Manuela Battaglia, collaboratrici del Prof. Stefano Maggi, dell’Università di Pavia, ha dimostrato che le ricerche archeologiche possono avvalersi, oltre che dei metodi classici dell’indagine in superficie, anche di indagini non distruttive, come l’analisi delle fotografie satellitari, che hanno dato ottimi risultati nell’individuazione di strutture sepolte. Uno degli obiettivi del progetto è poi quello della valorizzazione delle emergenze rinvenute nel quadro del paesaggio e del territorio della Valle Staffora.

Durante la pausa, tutti gli intervenuti sono stati invitati sulla Piana di San Martino, un sito pluristratificato, con un’importante fase dell’età del Bronzo e della prima età del Ferro, che sta restituendo importanti dati circa le sue fasi di vita tra l’età tardoantico e il pieno Medioevo. L’area, oggetto d’indagini dagli anni Novanta grazie alla collaborazione tra le Soprintendenze competenti e l’Associazione Archeologica Pandora, quest’anno è stata oggetto di indagini stratigrafiche condotte direttamente dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza, direttore scientifico Dottoressa Roberta Conversi, la ditta incaricata è stata Malena s.n.c. di Piacenza, responsabile Cristina Mezzadri. La visita al sito ha anticipato i risultati, ancora preliminari, della recente campagna di scavi, presentata nel primo intervento del pomeriggio da Roberta Conversi e Cristina Mezzadri.

Nel pomeriggio Gianluca Bottazzi ha proposto alcune riflessioni sull’assetto topografico dell’area pianeggiante della Val Tidone, compresa tra i municipia di Placentia e di Clastidium durante l’età romana, mentre Elena Grossetti, direttrice del Museo Archeologico della Val Tidone fino al 2015 e ispettore onorario della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, ha presentato un ampio excursus sulla storia dell’Associazione Pandora e sulla nascita del Museo.

I lavori sono proseguiti con la presentazione delle indagini dell'Università Cattolica di Milano a Monte Pico, introdotte da Alessandro Bona e Elisa Del Galdo, coadiuvati da Elena Dellù e Simona Sironi, tutti collaboratori della Prof.ssa Silvia Lusuardi Siena. Tale insediamento fortificato, che si trova in territorio di Fortunago, provincia di Pavia, è stato oggetto di indagini archeologiche molto recenti e al momento è al centro di un progetto di recupero e valorizzazione volto a rendere il sito fruibile da tutta la comunità.

In chiusura, Francesco Garbasi e Alessandro Gallo, affiancati da Davide Delpiano, hanno presentato un nuovo progetto, vincitore del Concorso dell’Istituto Beni Culturali (IBC) Emilia-Romagna ‘Giovani per il Territorio’, che mira a costruire un’applicazione con la quale collegare in modo multimediale alcuni siti del piacentino, tra cui il sito paleolitico del Piovesello, il Museo Archeologico di Travo e il Museo Archeologico della Val Tidone. Tale strumento si profila come un supporto con contenuti condivisi e che possa rimandare alle varie realtà citate.

Ha chiuso i lavori la Tavola Rotonda ‘Percorsi culturali in Val Tidone e nel territorio: idee, ipotesi, prospettive?’, durante la quale ci si è soffermati principalmente sulle possibilità e sulle ricadute che potrebbe avere la promozione di una tappa legata al Cammino di San Colombano nel nostro territorio, argomento che al momento non trova riscontri archeologici nel nostro territorio, ma che si collega certamente con le evidenze altrettanto importanti del nostro comprensorio.
L’evento è stato promosso dal Museo Archeologico della Val Tidone, dall’Associazione Archeologica Pandora e dal Comune di Pianello Val Tidone.

Si è avvalso inoltre del patrocinio dell’Istituto Beni Culturali (IBC) Emilia-Romagna, della provincia di Piacenza, dei Comuni di Agazzano, Castel San Giovanni, Piozzano, Ziano Piacentino.

Per l’organizzazione è stato fondamentale il supporto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza.

Hanno inoltre contribuito tramite un supporto concreto anche l’Associazione Pianello Frizzante, la Pro Loco di Pianello, l’Associazione La Val Tidone, la Cantina Valtidone, l’azienda Tenuta Colombarola, il Centro Sociale Anziani di Pianello Val Tidone, Fiorista Fior di Campo di Pianello Val Tidone, Alimentari Romano Braga di Pianello Val Tidone.

L’Archeologia in Val Tidone ha quindi una storia ricca di passione e di forza di volontà, in cui la forte sinergia tra la comunità e le istituzioni ha reso possibile la valorizzazione della storia di un territorio che nel tempo è sempre stato considerato ‘di confine’. La Giornata di studi recente ha dimostrato invece che questo confine non è una limitazione, una chiusura, ma ha reso il nostro territorio un luogo frequentato e di forte passaggio, sottoposto a tante influenze culturali che lo hanno reso vivo e aperto. Quello che il Museo Archeologico della Val Tidone e l’Associazione Archeologica Pandora propongono, sempre coadiuvati dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, dall’Istituto Beni Culturali e dall’Amministrazione Comunale, è quindi un appassionante percorso nella storia e nelle vite di chi ci ha preceduto e ha camminato nei nostri stessi boschi.

Questa consapevolezza è ciò che con passione cerchiamo di restituire ogni giorno alla comunità e alle nostre generazioni future.

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