Rivista "IBC" XXVI, 2018, 3

biblioteche e archivi / pubblicazioni

Recensione al libro "Opere d’arte prese in Italia nel corso della campagna napoleonica 1796-1814 e riprese da Antonio Canova nel 1815", a cura di Andrea Emiliani e Michel Laclotte, Carta Bianca Editore, Faenza, 2018.
Patrimonio requisito

Maria Luigia Pagliani
[Istituto nazionale studi verdiani]

Il volume Opere d’arte prese in Italia nel corso della campagna napoleonica 1796-1814 e riprese da Antonio Canova nel 1815,curato da Andrea Emiliani e Michel Laclotte, presenta al lettore le vicende delle tele requisite dalle truppe napoleoniche a partire dal 1796 in Italia e portate in Francia. In particolare sono al centro della narrazione gli interventi di restauro condotti sui dipinti al momento dell’arrivo a Parigi e prima della loro esposizione al pubblico.

Le pagine del libro restituiscono il complesso quanto affascinante lavoro di ricostruzione iniziato da Gilberte Émile-Mâle (1912-2008), fondatrice degli studi sulla storia del restauro pittorico in Francia e figlia del celebre storico dell’arte Émile Mâle (1862-1954), che fu direttore, tra l’altro, dell’Accademia di Francia in Roma dal 1923 al 1937. Gilberte Émile-Mâle entra al Louvre nel 1950 e dal 1967 dirige il Servizio di restauro delle pitture dei Musei Nazionali. Nell’ambito del suo incarico esamina gli archivi nazionali francesi, gli archivi del Museo del Louvre e dei Musei nazionali parigini, per ricostruire i restauri effettuati sulle opere italiane requisite dalle truppe napoleoniche. Le schede sono poi affidate a Yveline Cantarel-Besson e Janine Dragomir che con pazienza e acribia le organizzano in un prezioso catalogo ufficiale dei quadri restaurati, pubblicato oggi in lingua francese per i tipi dell’editore faentino Carta Bianca. L’opera prende in considerazione su quattrocentododici opere pervenute in Francia, i trecentotredici dipinti oggetto di restauro. Nonostante le cure, i fogli di carta che separano le superfici pittoriche, le protezioni interne ed esterne i dipinti al loro arrivo in Francia presentano danni anche gravi, in gran parte dovute alle originarie cattive condizioni di conservazione. La Santa Cecilia di Raffaello, ad esempio, si presenta agli occhi dei funzionari e degli artisti che la accolgono in Francia tarlata e con un buco di oltre quaranta centimetri, effetto della bruciatura dei ceri. Le relazioni ufficiali non mancano di rilevare, anche a giustificare il prelievo agli occhi del mondo, la drammatica incuria in cui versano molte tele: “[…] è molto bene per l’arte che questi capolavori siano prelevati da un paese in cui erano totalmente trascurati […] la Francia li salverà dall’annientamento in cui sarebbero caduti in meno di vent’anni […]”.

Così il Louvre diviene in quegli anni, come scrive Andrea Emiliani nella presentazione al volume, “il primo centro specialistico europeo per il restauro e la manutenzione delle opere d’arte”.

Il libro presenta per ogni dipinto un’ampia scheda che oltre ai riferimenti inventariali richiama tutti i documenti in cui l’opera è citata e nei quali si fa riferimento alle operazioni di conservazione. Le trecentododici schede costituiscono un repertorio preziosissimo che ricostruisce con puntualità e precisione un capitolo fondamentale non solo della storia del restauro ma anche della storia del gusto e della cultura.

L’Introduzione di Yveline Cantarel-Besson e Janine Dragomir delinea brevemente le figure dei restauratori, fra i quali figura anche una donna Mlle Verret, i metodi, i dibattiti che si sviluppano sull’argomento. A Francesca Lui dell’Università di Bologna, si deve, invece, il lavoro di ricerca e di analisi finalizzato all’edizione italiana e il saggio dedicato ai sequestri e ai restauri in età napoleonica dei dipinti della Scuola bolognese.

Volume:
Opere d’arte prese in Italia nel corso della campagna napoleonica 1796-1814 e riprese da Antonio Canova nel 1815, a cura di Andrea Emiliani e Michel Laclotte, Carta Bianca Editore, Faenza, 2018.

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