Rivista "IBC" XXVI, 2018, 2

musei e beni culturali / mostre e rassegne

Una mostra per camminare oltre l’antico. 
Medioevo sulla strada consolare

Giovanni Assorati
[Dottore di ricerca in Storia antica]

Presso il Lapidario del Museo Civico Medievale di Bologna fino al 17 giugno è stata allestita la mostra Medioevo svelato. Storie dell’Emilia-Romagna attraverso l’archeologia, curata da Luigi Malnati e Sauro Gelichi.
Visitandola ci si trovava di fronte ad un’esposizione molto ricca, comprendente oltre 300 oggetti, articolata in due sale. Nella prima sala erano presentati i temi delle sei sezioni, collegati a pochi oggetti esemplificativi: un grande pannello scandiva la cronologia e presentava i personaggi essenziali del periodo, collegati con gli oggetti esposti. Nella seconda sala, invece, le sei sezioni illustravano le vicende materiali e l’evoluzione delle tipologie d’insediamento nella regione attraverso tutto il Medioevo. La scelta è stata quella di mostrare un percorso di reperti significativi presentati per contesti di rinvenimento, secondo una tradizionale modalità museale. Si potevano dunque vedere gli oggetti di un sito esposti in un’ampia vetrina l’uno accanto all’altro, senza una numerazione dei singoli pezzi; didascalie generali erano poste in alto, in mezzo alle brevi introduzioni alle sezioni.

Nella prima sezione si potevano vedere innanzitutto due preziosi missoria di Cesena risalenti al IV secolo: introducevano la sezione intitolata Un mondo in trasformazione: le città. Tale sezione intendeva, in base alla spiegazione nella vetrina dedicata, “descrivere questo periodo [IV-VI sec.] attraverso la storia di alcune città e, soprattutto, attraverso i materiali che più la rappresentano”. Erano esposti alcuni oggetti di pregio (argenti, gioielli, un frammento marmoreo di sarcofago, etc.), databili tra il V e gli inizi del VII secolo, frutto di scavi a Reggio Emilia, Ravenna, Classe (RA) e Rimini, realizzati soprattutto tra il 2013 e il 2016.

La seconda sezione riguardava La fine delle ville romane, ovvero la trasformazione dello sfruttamento della proprietà fondiaria e il nuovo fenomeno delle aree cimiteriali interne a precedenti aree abitative. Le vetrine delle due sale presentavano oggetti da villae romane da Baggiovara (MO), Bazzano (BO), S. Agata Bolognese (BO), Bubano di Mordano (RA), Russi (RA) e Galeata (FC, con alcuni recuperi del 2011-2013) che denunciavano il decadimento di cultura materiale di queste strutture.

Alla terza sezione è stato dato il titolo Nuove genti, nuove culture, nuovi paesaggi, in linea con il tema dell’arrivo e dell’insediamento di gruppi portatori di novità dirompenti nella cultura e nella religione. Il tema è stato illustrato attraverso corredi funerari che, negli oggetti di pregio recuperati e nelle novità di seppellimento (ovviamente non presenti), davano informazioni sulle nuove élite delle città e del territorio insediatesi tra V e VII sec. La vetrina, una delle più dense di materiali, conteneva oggetti provenienti da Piacenza, Piana S. Martino (PC), Rezzanello (PC), Parma, Botteghino di Marano (PR), Montecchio (RE), Bentivoglio (BO), Villa Clelia di Imola (BO), Voghiera (FE), Faenza (RA) e Rimini (da scavi del 2012-2014). Spiccavano i reperti longobardi da Spilamberto (MO), come la sella plicatilis, il corno potorio in vetro, il guanto da combattimento con manico d’avorio, e la fibula con cammeo e con castoni, da confrontare con le fibule di Villa Clelia e i vari reperti in cristallo di rocca presenti.

La quarta sezione, Città ed empori nell’alto Medioevo, era dedicata allo sviluppo delle città tra VIII e X secolo “secondo coordinate in parte simili […], in parte diverse”. Era preso in considerazione anche il particolare caso di Comacchio, centro sorto in questo periodo con specifica vocazione commerciale: per questo il nucleo di reperti dalla cittadina valliva risultava il più significativo, con frammenti di anfore, una moneta di IX secolo, e soprattutto una matrice per la realizzazione di cammei in vetro policromo, che richiamava il cammeo decorativo della preziosa capsella-reliquiario da Cividale del Friuli posta accanto. Le nuove coordinate cittadine sono state invece solo suggerite da alcuni oggetti da Parma, Fidenza (PR), Ravenna (da scavi 2015-2016), Rimini (da scavi del 2009-2011 e 2015-2017).

La quinta sezione ampliava lo sguardo sulle tipologie di insediamento più nuove e diffuse nel periodo considerato, come esplicava il titolo Villaggi, castelli, chiese e monasteri: nuove forme di insediamento, con la fondamentale aggiunta delle aziende fondiarie, le curtes. Così erano suggeriti vita e attività di villaggi come Pianello Val Tidone (PC), Fraore (PR) e soprattutto S. Agata Bolognese (BO), insediamenti fortificati (Canossa, RE), Castelfranco Emilia (MO), in particolare alcuni begli oggetti e frammenti lapidei da monasteri più o meno importanti, tra cui Bobbio (PC), Nonantola (MO), ma anche Casola Valsenio (RA) e da chiese rurali come S. Vitale di Carpineti (RE) e Galeata (FC).

Nella sezione conclusiva Dopo il Mille: la rinascita delle città gli oggetti esposti, che coprivano un periodo compreso tra X/XI e inizi XIV secolo, illustravano la ripresa materiale dei centri cittadini regionali, “grazie all’utilizzo sempre più diffuso di materiale edilizio duraturo, come la pietra e il mattone”. Questo fenomeno è stato suggerito “mediante la presentazione di manufatti della vita quotidiana” da Parma, Ravenna (alcuni da scavi del 2015-2016), Rimini (da scavi del 2009-2011 e 2015-2017), e in particolare da Ferrara e Bologna. Quest’ultima era ben rappresentata dalla croce viaria da S. Maria Maggiore ritrovata nel 2013 (nella prima sala) e dai bacini in ceramica da S. Giacomo Maggiore.

Nel passaggio tra le due sale si trovava la vera introduzione, in un pannello didattico che affermava l’intenzione della mostra: “raccontare le vicende di questa regione storica, in questo lunghissimo arco di tempo, usando proprio la fonte materiale”. Da sottolineare il fatto che siano stati usati “i siti archeologici indagati soprattutto negli ultimi anni e gli oggetti che li rappresentano al meglio”. Medioevo svelato è stata una mostra archeologica molto ricca e molto specialistica. Nonostante alcune criticità legate soprattutto alla logistica dell’evento, restano soprattutto gli aspetti positivi: la qualità e la novità di diversi reperti aumentano il valore di un’esposizione che già per l’ampiezza cronologica e la quantità di oggetti selezionati ha avuto la giusta ambizione di porsi come un punto di sintesi e di novità, che sarà imprescindibile nei futuri studi sul Medioevo non solo regionale.

Mostra:

Medioevo svelato. Storie dell’Emilia-Romagna attraverso l’archeologia
a cura di Luigi Malnati e Sauro Gelichi
Museo Civico Medievale di Bologna
17 febbraio-17 giugno 2018

 

 

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