Rivista "IBC" XXVI, 2018, 1

Dossier: Le parole del restauro. La conservazione del patrimonio culturale in Emilia-Romagna

musei e beni culturali, biblioteche e archivi, dossier / restauri

Prevenire è meglio

Antonella Salvi
[IBC]

La nozione di conservazione implica una fondamentale distinzione fra il restauro, intervento curativo che riporta l’opera a una rinnovata integrità e la conservazionepreventiva , intesa come l’insieme delle azioni e attenzioni che allontanano i processi di degrado dell’opera. Nulla può impedire il degrado fisico delle opere, ma rallentarne il processo si può. La distinzione richiama allora un obiettivo strategico: rendere quanto più possibile superfluo il restauro, la solennità della cura del corpo materico ed estetico delle opere, grazie ad attenzioni di carattere ambientale, una cura preventiva che non richiede necessariamente di agire sulla fisicità delle opere.

La conservazione preventiva introduce una nuova sensibilità rispetto all’imperante binomio salvaguardia-fruizione del patrimonio culturale.

Al di là delle prescrizioni tecniche, la conservazione preventiva è un approccio concettuale alla conservazione che implica un cambiamento di mentalità, da come a perché gli oggetti dovrebbero essere conservati, precisava Gaël de Guichen nel 1995.

La conservazione preventiva è comunque una disciplina giovane: nasce negli anni Settanta del Novecento sulla base dei risultati della ricerca scientifica e delle prime applicazioni pratiche adottate in importanti musei. Associazioni internazioni di settore come l’ICCROM ( International Centre for the Study of the Preservation and the Restoration of Cultural Property), l’ICC ( International Institute for Conservation Historic and Artistic Works), il CCI ( Canadian Conservation Institute) e in Italia, il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) iniziano a distingue fra prevenzione, restauro e manutenzione e danno slancio all’evoluzione concettuale e progettuale della conservazione preventiva, definendola sempre più nella sua dimensione interdisciplinare.

Per ripercorrere la storia della conservazione preventiva in Emilia-Romagna attraverso il lavoro di IBC, occorre tornare agli inizi degli anni Ottanta. Il percorso intrapreso da IBC è stato reso possibile da alcuni fattori concomitanti: l’avvio di politiche territoriali sensibili, le potenzialità tecnologiche, le collaborazioni scientifiche e la possibilità di poter agire su scala regionale.

In occasione del Salone del Restauro 1999, IBC organizza un convegno internazionale Servizi e professionalità nuove per la tutela: la conservazione preventiva delle raccolte museali per un confronto con i massimi esperti sul fronte della gestione e conservazione delle raccolte museali.

L’Istituto contribuiva al dibattito con gli esiti di un’esperienza maturata negli anni ’93-’97: dotare alcune importanti realtà museali del territorio di sensori (all’epoca grandi come flauti) per il controllo diretto dei parametri. Gli atti del convegno pubblicati nei quaderni Kermes di Nardini Editore, hanno rappresentato il punto di partenza di successive progettazioni.

A partire dal 2002 il controllo microclimatico indoor (temperatura, umidità relativa, polveri, illuminazione e componenti biologici) si estende a una rete di oltre 30 musei della regione ed è monitorato da remoto con il Progetto MUSA. Rete intermuseale per la gestione a distanza della conservazione dei beni artistici.

Sviluppato e gestito in collaborazione con CNR-Isac di Bologna, l’IBC ha garantito il mantenimento del sistema finanziando l’adozione della strumentazione da parte dei musei e la gestione del Centro Elaborazioni Dati presso il CNR dal 2002 al 2009: un periodo che ha permesso di ottenere risultati concreti e ottimizzare le condizioni indoor nelle sale museali. I risultati e contenuti tecnico-scientifici del progetto sono stati raccolti in un manuale Oggetti nel tempo. Principi e tecniche di conservazione preventiva adottato da numerosi istituti di conservazione e formazione.

MUSA è stato adottato nei maggiori musei nazionali: Musei Vaticani, Cappella Sistina, Camposanto monumentale di Pisa. Ma il Musa sostenuto dall’IBC, per la struttura a rete e la dimensione regionale, è a tuttora un unicum in Europa.

Sempre orientato alla realizzazione di progetti innovativi, IBC ha promosso, tramite laboratori di restauro specializzati e in collaborazione con le Soprintendenze competenti, la schedatura conservativa di intere raccolte di opere: nel 2000 e 2005 l’indagine ha coinvolto tutti i dipinti su tavola della Pinacoteca di Forlì; a seguire le sculture all’aperto nel parco del Museo di Casa Brindisi a Lido di Spina.

Più recente è la schedatura conservativa di 133 dipinti della Galleria d’arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, con la messa a punto di una scheda conservativa dipinti (SCD). Le schede sono confluite in una banca dati aggiornabile al variare delle condizioni dei dipinti (spostamenti, prestiti, manutenzioni, restauri). Lo strumento della banca dati si presta anche a scopi di gestione e alla realizzazione di studi approfonditi sulle opere e sui loro problemi conservativi condotti nello specifico in collaborazione con l’Universidad Politecnica de Valencia.La realizzazione di tali progetti richiede un team con competenze nel campo del restauro, della gestione museale, dell’informatica e del coordinamento tecnico-scientifico.

IBC ha inoltre svolto in parallelo una significativa attività di formazione per operatori museali, studenti e restauratori che si è tradotta in workshop come Prevenire conviene. La conservazione dei Beni Culturali (2007); e seminari Controllo e gestione degli ambienti e delle opere. Dalla teoria alla pratica (2009). Si ricordano anche le tredici edizioni dei convegni ferraresi di Conservare il Novecento che definiscono le linee conservative per i materiali documentari. Come pure in quell’ambito si colloca l’attività di consulenza sul campoesercitata da IBC sul fronte delle buone pratiche.

L’IBC continua a condividere in tavoli di lavoro con il Mibact e con Comitati di Associazioni internazionali un insieme di attività per la salvaguardia preventiva dei beni culturali e una competenza per individuare protocolli generali di soluzioni operative e per affrontare il problema della terminologia nelle differenti lingue, al fine di indicare precise azioni di restauro e di conservazione.

È in costruzione un nuovo progetto pilota, che non sostituisce ma completa le attività messe in campo. Si tratta del Progetto CoPre: Conservazione Preventiva e Manutenzione programmata: strutturato a rete fra realtà museali e bibliotecarie del territorio e coordinato per tipologie di materiali, il progetto prevede l’intervento programmato di restauratori specializzati per eseguire operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, con una parallela azione formativa di addetti e studenti e con la partecipazione diretta della collettività a lavori in corso per stimolare sensibilità e responsabilità verso la protezione del patrimonio.

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