Rivista "IBC" XXVI, 2018, 1
Dossier: Le parole del restauro. La conservazione del patrimonio culturale in Emilia-Romagna
dossier / convegni e seminari, restauri
L’esperienza Conservare il Novecento è stata ben più di una sequenza di convegni, dedicati alla conservazione della bibliografia e della documentazione del XX secolo e ospitati dal Salone del restauro di Ferrara. Tredici edizioni dal 2000 al 2012 (i cui atti sono stati puntualmente pubblicati dall’AIB di anno in anno), hanno rappresentato un importante biglietto da visita per l’IBC e per il mondo della cultura italiana, nell’ambito della riflessione relativa alla tutela e valorizzazione di un'importante pagina del passato recente.
Non è un caso che questo significativo laboratorio di idee fosse stato ideato e promosso – d’intesa con l’AIB, e con alcuni Istituti centrali del Ministero per i Beni culturali – dalla allora Soprintendenza per i Beni librari e documentari attiva presso l'Istituto; soggetto che aveva fatto dell’integrazione tra tutela e promozione, tra conservazione e valorizzazione, la propria cifra e la propria mission. Né è un caso che personalità del mondo della cultura come il compianto Luigi Crocetti (per citarne uno tra i tanti) avessero, con tenacia e coraggio, accompagnato l'affermazione di questo progetto.
Per ritrovare le premesse metodologiche e lo spirito che avevano guidato l'avvio di Conservare il Novecento occorre andare all’introduzione del primo volume di atti: per i curatori, l’occasione della fin de siècle ispirava un clima di bilanci, contestualmente al “desiderio di affrontare qualcosa di diverso e urgente in un campo dove molto era stato già dibattuto e dalla percezione che allo scadere del secolo si era in qualche modo autorizzati ad affrontare finalmente una prima rosa di problemi che restavano insoluti nel campo della conservazione dei documenti contemporanei”.
Non a caso una delle prime edizioni (2001) affrontò il tema della stampa periodica, che rappresenta uno dei temi cruciali e più rappresentativi del XX secolo. Tra le questioni e i problemi emersi, e i paradossi della conservazione, Mario Infelise, con una mirabile sintesi, ricordava come di fatto la tiratura dei periodici fosse inversamente proporzionale alla possibilità di sopravvivenza degli esemplari: per fare un esempio, notava come i periodici popolari, con alte tirature, perdurassero in numeri esigui rispetto ai periodici di carattere scientifico. Così appariva affascinante, e attuale ancor oggi, la proposta di Carlo Federici di dare vita ad una emeroteca nazionale diffusa, basata non soltanto sulle biblioteche nazionali centrali, titolari di deposito legale, ma anche su una rete di istituti di conservazione distribuiti nel territorio.
A quello sulla stampa periodica, si aggiunsero diversi convegni dedicati alle altre espressioni culturali e a specifiche forme della rappresentazione del pensiero del Novecento: furono così affrontati temi attuali e, non di rado, insidiosi, come lettere, diari, memorie (2012). In linea con questo filone di indagine, il convegno dedicato a i colori del libro (2005) affrontava un'altra area di grande interesse e spesso sottovalutata: quella della letteratura d'intrattenimento o paraletteratura, come la definiva Renzo Cremante nel suo intervento di apertura, che si estendeva fino alla letteratura per l'infanzia e per i ragazzi. Categorie editoriali accomunate da sfavorevoli condizioni di conservazione, dovute sia alla povertà dei materiali che al tipo di lettori (si pensi ai bambini, lettori "forti" per eccellenza!), che alle modalità e forme di attuazione dello scarto bibliografico.
Il punto di vista della conservazione in rapporto all'ente produttore della documentazione fu invece centrale in almeno tre edizioni: i convegni dedicati ai temi gli archivi culturali (2009) e le memorie del libro (2006) indagarono alcune esemplari esperienze inerenti gli archivi e le biblioteche di personalità e di istituti di cultura o editori, come l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana o la Casa editrice Giunti. Mentre alcuni anni dopo, il convegno le carte della moda (2008) affrontava il tema della conservazione di una specifica tipologia di archivi d'impresa.
Di indiscusso spessore furono poi alcune edizioni dedicate alle forme espressive dell'immagine, peculiari del XX secolo: i manifesti (2010) e la fotografia specchio del secolo (2003) declinato tra evoluzione della catalogazione (G. Benassati) ed esperienze di restauro e tutela. Anche nell’edizione dedicata al coraggioso tema le memorie della voce (2007) furono affrontati i problemi relativi alla conservazione di espressioni non scritte, nella fattispecie le registrazioni sonore ed audiovisive; la diffusione di questo genere di registrazione aveva infranto un limite di contenuti ed informazioni che la registrazione scritta aveva da sempre portato con sé: per usare le parole di Peppino Ortoleva, essa aveva fatto di ogni specifica interpretazione musicale, un fatto in sé irripetibile ma non più irriproducibile.
Un altro filone di indagine di Conservare il Novecento fu dedicato, invece, alla trattazione di argomenti per così dire trasversali: ne fu un esempio Oltre le carte (2002), che affrontò la diffusione della documentazione digitale. Essa, se da un lato offriva nuove prospettive di divulgazione dei saperi (ma comportava anche un nuovo tipo di approccio dell'autore e del lettore con il testo); d'altra parte, come avvertiva Maurizio Messina, apriva a nuovi problemi di gestione e di conservazione permanente dell'informazione digitale. Allo stesso filone appartengono il convegno i vestiti del libro (2004), dedicato agli elementi paratestuali del libro, e il convegno, di respiro tecnico, dedicato al tema carte e libri in vetrina (2011), che si prefiggeva lo scopo di fare il punto sulle forme, sulle prassi e sulle metodologie espositive di materiali cartacei.
A cinque anni dalla chiusura di questa esperienza non è facile dare un giudizio definitivo sui suoi esiti; di certo la capacità di affrontare questioni attuali da prospettive sempre innovative ha fatto di Conservare in Novecento un’importante scommessa, che con ogni probabilità ha ancora una sua attualità.
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