Rivista "IBC" XXVI, 2018, 1

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / pubblicazioni

Il mestiere del conoscitore

Elisabetta Landi
[IBC]

È un contributo fondamentale alla conoscenza della storiografia artistica italiana Il mestiere del conoscitore, il volume che raccoglie gli atti del corso della Fondazione Zeri organizzato nel 2015 nell’ambito di un ciclo di incontri dedicati alle personalità chiave della connoisseurship nazionale. Primo fra tutto Longhi, riconosciuto come il padre della critica moderna, poi, in attesa di arrivare a Zeri, suo allievo, (2018) che verrà ricordato a vent’anni dalla scomparsa, i seminari della Fondazione hanno proposto il Vasari (2016), von Bode e i tedeschi che rilanciarono la scultura rinascimentale (2017); in programma, nei prossimi anni, le figure di Cavalcaselle, di Morelli e di Bernard Berenson: “BB”, che intrecciava le dinamiche dell’attribuzionismo dalla villa di Settignano e che da sempre è al centro di una bibliografia sterminata.

Su Roberto Longhi (Alba, 1890-Firenze, 1970), invece, padre della metodologia moderna, mancava sino ad ora un affondo sistematico o un profilo storico a tutto tondo. Dopo gli atti del convegno fiorentino del 1980 non sono apparsi contributi di rilievo, o quanto meno organici, né si è fatto il punto sul ruolo svolto dal critico nella lettura di Caravaggio o nel ripensamento del XV secolo alla luce – una luce tersa – di Piero della Francesca. Senza contare il metodo, e il riconoscimento, grazie a lui, della scrittura artistica come genere letterario in grado di ridisegnare e di insegnare la storia dell’arte. Il critico-scrittore, insomma, era nato con Longhi e con i suoi studi si era precisata l’immagine del “conoscitore”. Con conseguenze imprescindibili per il futuro della disciplina. Cuore pulsante era il meccanismo attributivo che non era semplicemente la ricostruzione del catalogo di un artista finalizzata più o meno al collezionismo, ma una visione ampia che passava attraverso l’identificazione di complessi smembrati e l’attribuzione di un’identità alle opere d’arte. Il dipinto, per lui, era un fatto di relazioni: bisognava ragionare in termini di scuole, e di realtà regionali, per arrivare a un denominatore che tenesse insieme tante informazioni. Oggi, le sue attribuzioni sono patrimonio comune. Da qui, esercitando l’occhio sulla sua fototeca e paragonando continuamente le immagini, sono partiti gli studiosi.

Così cominciò Federico Zeri, anche se si era laureato con Toesca. “[Longhi] mi invitò a casa sua, a Firenze”, ricordava in Orto aperto (1990), “[…] e quando oggi, col mio passo claudicante per l’artrite, ripenso alle camminate dalla stazione fiorentina sino a via Fortini, con due valigie gonfie di centinaia di fotografie (sulle quali passavamo insieme lunghe giornate di ricerche e discussioni, cui debbo la mia ossatura di storico dell’arte e di conoscitore), ebbene, posso dire soltanto che è molto triste invecchiare […]”.

In un percorso dedicato alla storiografia moderna e inteso a riallacciarsi alla figura di Federico Zeri e all’anima della Fondazione, insomma, cominciare da Longhi era un passaggio obbligato.

Nel volume, il numero 4 della collana “nuovi diari di lavoro”, in omaggio allo studioso romano, tira le somme della situazione il saggio a firma di Anna Maria Ambrosini Massari, Andrea Bacchi, Daniele Benati, Aldo Galli, curatori sia delle giornate che della pubblicazione. Segue, in forma di intervista, il ricordo di Mina Gregori: una rievocazione straordinaria che ricostruisce un mondo, dall’ambiente fiorentino alle biblioteche d’arte e dalle mostre ai rapporti di Longhi con l’ambiente accademico e le grandi collezioni. Gli scritti di Rosenberg, di Laclotte, Christiansen, Ballarin e Agosti tracciano un percorso attraverso i contributi più significativi allo studio della pittura italiana e francese, e insieme agli interventi di Bruno Toscano, Andrea De Marchi, Liliana Barroero, Alessandro Morandotti, Massimo Ferretti e altri esperti di settore introducono a una visione aggiornata dell’incidenza di Roberto Longhi sulla letteratura artistica e sulla connoisseurship internazionale.

Libro 
Il mestiere del conoscitore. Roberto Longhi, a cura di Anna Maria Ambrosini Massari, Andrea Bacchi, Daniele Benati, Aldo Galli, Fondazione Federico Zeri, Nuovi diari di lavoro, 4, Lavis (TN), Esperia srl, 2017.

 

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