Rivista "IBC" XXVI, 2018, 1

biblioteche e archivi / pubblicazioni, storie e personaggi

Un libro racconta l’ospitalità e le ricette nella sua casa in via Fondazza.
A tavola con Morandi

Isabella Fabbri
[IBC]

“Arrivando su dalla scala e suonando a quella porta si veniva colti da due precisi aromi: quello complesso, che proveniva dallo studio a sinistra, profumo di resine e colori a olio, e quello a destra, dalla grande cucina, che specie al sabato emanava odore di brodo". La testimonianza è di Carlo Zucchini e si riferisce all’abitazione di Giorgio Morandi in via Fondazza a Bologna. Zucchini, che è stato amico del pittore e delle sorelle, ha ritrovato tra gli oggetti e i documenti appartenuti alla famiglia Morandi, e oggi in suo possesso, un ricettario, frutto delle esperienze e delle curiosità culinarie della madre del pittore prima, e successivamente di Annetta, Dina e Maria Teresa. Da questo ritrovamento è nata l’idea di un libro, scritto da Zucchini con la collaborazione del giornalista Simone Sbarbati, che mescola, con molta grazia e grande sapienza grafica, ricette vergate a mano o ritagliate dai giornali, cartoline, ricordi di ospiti illustri, foto di famiglia e di oggetti quotidiani: scatole di biscotti, orologi, portacenere, occhiali. Il ricettario diventa così l’occasione per avvicinarci alla vita privata e domestica di Morandi: pagina dopo pagina veniamo accompagnati lungo le scale e invitati nell’appartamento, prima in cucina ovviamente, poi nel salotto e infine nello studio. Morandi e le sorelle entrano in scena uno dopo l’altro e ci accolgono con affabilità. Ricorda il critico Cesare Brandi: “In questa casa d’affitto, tutto è modesto, ma tutto è lindo, tutto è lucido di quella lucentezza che ha una storia come la buona educazione, una storia di attenzioni e di rinunzie”. In questa “casa di donne” ognuno ha il suo ruolo e il suo posto a tavola: Giorgio sta a capotavola, con le spalle al camino, alla sua destra Annetta e la madre; alla sua sinistra Dina, mentre solo alla sorella più piccola Maria Teresa è permesso di cambiare posto. La cucina era stato il regno della madre e poi lo sarà di Annetta, la sorella maggiore. Cosa e come si mangiava a Casa Morandi? Il ricettario ci racconta di una cucina tradizionale, fatta di piatti semplici, ma nello stesso tempo accurata e mai casuale. Con qualche elemento insolito che contrasta con il respiro quieto e l’immagine borghese di quelle stanze e di chi le ha abitava. È ancora Brandi a ricordare: “La prima volta che fui a colazione da Morandi mi attendevo, ed era aspettazione lietissima, una bella colazione bolognese. Persone così solidamente attaccate alla mia cara e indimenticabile Bologna, mi avrebbero di certo imbandito fra le infinite minestre bolognesi o i tortellini o i passatelli o le tagliatelle strette, non c’era nessun’altra ipotesi possibile… Dunque attesi. E che vedo? Il risotto col curry”. Il mistero è presto svelato. Due sorelle, che erano state maestre elementari, avevano insegnato per alcuni anni in Egitto e da quel paese avevano riportato l’amore per le spezie esotiche. I piatti a base di curry avevano quindi trovato posto tra le tagliatelle con il sugo di funghi, il polpettone, il paté di fegato, il budino di ricotta e i biscotti. Il momento dei pasti, racconta Zucchini, era un momento importante per tutti i membri della famiglia. Si mangiava in cucina, ma se erano annunciati ospiti, allora ci si trasferiva in salotto e l’apparecchiatura della tavola veniva arricchita, ad esempio con i bei bicchieri veneziani che piacevano a Riccardo Bacchelli. Giorgio apprezzava molto il mangiare di casa. Scrive Zucchini: “Le sorelle al pomeriggio gli portavano i biscotti mentre lui lavorava. Il compito era assolto principalmente da Maria Teresa, silenziosa e discreta. Si capì in seguito che era stata la più attenta, forse la più cosciente dell’effettivo valore del fratello”. La vita insomma scorreva tranquilla nella casa di via Fondazza e i pranzi si succedevano alle cene. Giorgio fumava molto, ascoltava musica in salotto, leggeva Leopardi. Soprattutto lavorava. Nota ancora Zucchini che “nell’abitazione di Morandi c’era sempre un’atmosfera di straordinaria normalità”. Una normalità che le sorelle coltivavano e custodivano e che a Giorgio permetteva di lavorare con tutta l’intensità e la concentrazione che gli erano necessarie. In un’intervista del 1958 il pittore confessa: “Sono stato abbastanza fortunato perché ho potuto condurre una vita non movimentata”. Chiudendoci la porta alle spalle, ci sembra quasi di sentirlo, quell’odore ineffabile di brodo e di colori.

Libro: Carlo Zucchini, Simone Sbarbati, Una straordinaria normalità. Cucina e ricette in Casa Morandi, Mantova, Corraini Edizioni, 2017.

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