Rivista "IBC" XXV, 2017, 4
Dossier: IN PRIMO PIANO
Nelle biblioteche, da qualche anno, stiamo assistendo a un radicale cambiamento di prospettiva rispetto al catalogo tradizionale, lo strumento più antico, conosciuto e utilizzato per reperire l’informazione sull’esistenza delle opere di un autore, delle edizioni di una particolare opera o, al limite, di opere su un autore o su un qualsiasi altro argomento.
Il cambiamento in corso, che riguarda la catalogazione e la descrizione inventariale dell’universo dei beni culturali, può apparire così complesso da far pensare alla massima (variamente attribuita a Confucio o a Mao): “c’è grande confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”. Sicuramente, cioè, la complessità del contesto in cui si opera è un dato di fatto e le innovazioni – oggi soprattutto in campo tecnologico – sono inevitabili; perciò conviene vederle come un insieme di opportunità, tra le quali serve saper individuare e scegliere quelle più utili per creare valore e porre rimedio all’“assenza di mappe che guidino l’esploratore”. (1)
Musei, Archivi e Biblioteche: l’universo delle risorse culturali
La relazione fra i dati direttamente disponibili nel web è forse il concetto che più di altri sintetizza le trasformazioni in corso nel settore della catalogazione, dove si sta progressivamente superando l’idea del catalogo come elenco di informazioni, cioè di registrazioni a sé stanti.
I musei letterari e di musicisti, in particolare le case museo, sono casi straordinari di monumenti-contesti: ogni oggetto mantiene il vincolo naturale, il legame significativo, la relazione con l’edificio e tutte le altre cose che insieme formano il monumento, che a sua volta dà un significato particolare alle singole parti. La casa museo è un organismo e non una somma di oggetti. Goethe diceva che
nulla di ciò che vediamo […] lo vediamo a sé stante ma in rapporto e in unione con qualche altra cosa che gli sta dietro, sotto, sopra. A volte anche un singolo oggetto ci sembra particolarmente bello e pittoresco, ma non è l’oggetto in sé che provoca in noi questa impressione, bensì è il rapporto in cui noi lo vediamo, il rapporto con ciò che gli è vicino, dietro e sopra, che contribuisce a questa impressione. (2)
Dunque i professionisti che operano in queste tipologie di istituti culturali possono, più di altri, esercitare in maniera consapevole tutte quelle azioni che servono a superare “le criticità dei singoli ambiti disciplinari” e a “promuovere soluzioni organizzative, normative, tecnico-scientifiche per gli istituti culturali e per il patrimonio culturale in genere”. (3)
La sensibilità rispetto al tema ha cominciato a crescere in Italia all’inizio degli anni ’80, quando si cominciarono a conservare e valorizzare nella loro unitarietà biblioteche e archivi degli scrittori. Ricordo, in particolare, quanto affermato da Nazzareno Pisauri:
l’insieme delle discipline bibliografiche e archivistiche deve approntare metodi in buona parte inediti – almeno per la tradizione italiana – se vorrà continuare ad essere strumento di mediazione attendibile [… e] bibliotecari e archivisti dovranno farsi centauri, in un rapporto che per forza di cose li porterà ad una progressiva identificazione, attraverso procedure via via più interdipendenti e intercambiabili; e bisognose, a loro volta, di rapportarsi con molte discipline che riguardano l’oggetto del loro lavoro. (4)
La relazione fra le componenti delle biblioteche-archivio-museo è un dato di fatto; la necessità dell’intreccio delle competenze professionali è ormai riconosciuta; si è sempre più consolidata la sensibilità circa la tutela e la salvaguardia di quell’insieme indissolubile di carte, libri e oggetti raccolti, prodotti e appartenuti a una determinata personalità che Luigi Crocetti ha definito nel 1999 “archivio culturale”. (5) Ora dobbiamo ripartire dalla catalogazione e dai nuovi modelli logici che si stanno diffondendo, per offrire all’utente che naviga in rete la possibilità di ritrovare le parti e il tutto, attraverso le relazioni che creano il contesto, partendo da temi di riflessione relativi ai linguaggi di descrizione e di indicizzazione.
Cataloghi e web semantico
Questa diversa prospettiva deriva da alcuni fattori che caratterizzano oggi il web: essere il contesto generale, globale, dove è sempre più naturale connettere informazioni ed essere oggetto di una radicale trasformazione in atto, da rete che connette documenti (o record) a rete di singoli dati (o risorse) collegati fra loro da relazioni qualificate. Lo sviluppo dell’informatica e il caricamento online delle collezioni visualizzabili o ascoltabili stanno determinando trasformazioni continue nelle modalità di fruizione dei beni culturali. Anche l’allargamento del pubblico che frequenta i luoghi della cultura è un fattore importante; basti pensare che ormai i dispositivi elettronici stanno sostituendo la classica guida cartacea sia per la fruizione remota che per la fruizione in sede. I patrimoni di musei, archivi e biblioteche diventano informazione digitale, che richiede un trattamento catalografico tale da consentire all’utente di passare con facilità da un libro a un oggetto museale a un documento archivistico a una registrazione sonora.
In campo catalografico, il cambiamento più importante deriva dal fatto di avere finalmente messo al centro le esigenze informative dell’utente più che i criteri di descrizione del documento, basati su standard internazionali che si considerano ormai comunemente recepiti e adottati. I Principi internazionali di catalogazione del 2009 indicano infatti fra gli obiettivi principali (punto 2.1) proprio l’interesse dell’utente, che viene così definito:
Interesse significa che si dovrebbe compiere ogni sforzo per rendere tutti i dati comprensibili e adatti agli utenti. […] Le decisioni adottate nel creare le descrizioni e le forme controllate dei nomi per l’accesso dovrebbero essere prese tenendo presente l’utente.
Diventa quindi sempre più forte la richiesta di aumentare i punti di accesso diretti alla fonte che può contenere l’informazione desiderata, con un approccio che è stato definito google-like.
Già nel 1998 con FRBR, cioè i Functional Requirements for Bibliographic Records, si era riavviata la riflessione sulla funzione del catalogo bibliografico rispetto alle esigenze dell’utente. Si sono quindi rinnovate le regole di catalogazione, prima in Italia con il nuovo codice pubblicato nel 2009 (REICAT) e poi nel 2010 con RDA (Resource Description and Access) – che costituiscono un insieme di linee guida e istruzioni per descrivere dati e fornire accessi controllati alle risorse, intese come oggetti tangibili o intangibili portatori di informazione, conservati in biblioteca, archivio e museo. In particolare, le linee guida RDA hanno aperto la strada alla necessità della scomposizione degli elementi bibliografici in tante entità distinte, cioè di una maggiore granularità dei dati, e all’impiego di nuovi formati per pubblicarli, così da renderli interpretabili e riutilizzabili direttamente dagli elaboratori. (6)
Dobbiamo quindi aprirci a prospettive catalografiche del tutto nuove, che tengano conto delle potenzialità del web per colmare la distanza fra cataloghi e inventari tradizionali e le modalità di reperimento delle informazioni utilizzate dalla gran parte delle persone, che si affidano i motori di ricerca più comuni come unico punto di accesso in genere senza andare oltre i primi tre risultati offerti. Per abbattere il muro che separa i motori di ricerca dai milioni di dati presenti negli OPAC (On-line Public Access Catalogue, ovvero il catalogo informatizzato delle biblioteche), così come nei cataloghi di beni culturali e negli inventari archivistici in formato elettronico, è necessario compiere il passaggio verso il web semantico, dove ogni elemento informativo (il dato) è strutturato in modo che la macchina possa comprenderlo e utilizzarlo, combinarlo e riaggregarlo, con modalità e finalità differenti a seconda del bisogno informativo espresso dall’utente in fase di ricerca. Dati e metadati – parole e marcatori – creati con caratteristiche tali da renderli leggibili e interpretabili da agenti non umani (la macchina, i motori di ricerca) diverranno così parte del processo di creazione e di distribuzione dell’informazione. Rispetto a questa nuova prospettiva, la catalogazione attraversa una rapida e continua evoluzione, alla base della quale stanno i linked data (dati connessi) o linked open data (LOD) cioè “l’insieme delle buone pratiche per pubblicare, condividere e collegare singoli dati, informazioni e conoscenze sul web semantico”.(7) Nella promozione del patrimonio culturale attraverso la rete, va quindi sottolineata l’importanza assunta dal tema dei dati collegati fra loro da relazioni qualificate che ne precisano il ruolo, perché essi creano le premesse per un accesso unificato e globale alle risorse culturali, all’interno di una cornice tecnologica condivisa e di una nuova rappresentazione di dati e metadati di biblioteche, archivi e musei, che possono così rendere visibili le loro collezioni nel web.(8)
L’obiettivo deve essere quello di rendere navigabili tutti i tipi di dati catalografici, mettendo in relazione dati bibliografici e di altra natura perché gli utenti sono ormai abituati a percorsi di ricerca trasversali, “basati sulla scoperta di relazioni tra entità”. (9)
Certamente questa nuova prospettiva non esclude, anzi esalta i risultati della pluri-decennale attività di catalogazione e descrizione nata a fini della tutela, catalogazione che deve continuare e che, sempre più, dovrà fornire dati di qualità per il web, a partire dalla condivisione di authority file e thesauri. (10)
Un esempio è quello del portale CulturaItalia che propone un accesso guidato alle informazioni relative al patrimonio culturale italiano. Qui l’utente può - attraverso un link - risalire direttamente alla fonte, spostandosi sul sito dell’istituzione che fornisce i dati delle risorse. Si tratta infatti di un progetto basato sulla collaborazione, perché il portale è alimentato dal contributo di molte organizzazioni e istituzioni (ad es. l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico, molte biblioteche statali, il Sistema Archivistico Nazionale, MuseiD-Italia, la Fondazione Torino Musei, l’Istituto Nazionale per la Grafica, l’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, Regioni, università etc.) che forniscono la ‘materia prima’, i metadati, ossia le informazioni descrittive delle risorse in loro possesso.(11) Sempre in ambito italiano, ricordo anche il Catalogo Generale dei Beni Culturali che raccoglie e organizza a livello centrale le informazioni descrittive di beni culturali catalogati in Italia, dei quali sono consultabili una parte delle schede conferite al Sistema Informativo Generale del Catalogo (SIGECweb) una piattaforma che permette di effettuare ricerche, visualizzare anteprime e accedere alla scheda di catalogo del singolo bene. (12)
Anche l’Istituto Centrale per gli Archivi (ICAR) ha inaugurato a fine 2011 il Sistema Archivistico Nazionale (SAN), il portale nato come strumento di raccordo fra i diversi sistemi archivistici esistenti: quello per la descrizione del patrimonio degli archivi di stato – il Sistema Guida Generale degli Archivi di Stato, e il Sistema informativo degli Archivi di Stato (SIAS) – e quello dedicato al censimento degli archivi pubblici e di quelli privati dichiarati d'interesse storico particolarmente importante, sui quali si esercita la tutela delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche – cioè il Sistema informativo unificato delle soprintendenze archivistiche (SIUSA) –. La progettazione e la realizzazione del Sistema Archivistico Nazionale (SAN) è nata dall’esigenza di fornire al pubblico un primo orientamento per la ricerca archivistica sul web e un unico punto di accesso alle descrizioni archivistiche, rispettando al contempo l’autonomia e le specificità di ciascuno dei sistemi che vi confluiscono. (13)
Tuttavia, restano molti problemi aperti e aspetti critici da affrontare. Ne ricordo due: la normalizzazione dei dati e la gestione degli identificativi delle entità registrate negli archivi di dati, attraverso un Uniform Resource Identifier (URI), ossia una stringa alfanumerica stabile, che identifichi univocamente un determinato oggetto nel web, in maniera tale da renderlo identificabile e collegabile, evitando duplicazioni fuorvianti. (14)
1 La citazione da L. Crocetti, Memorie generali e memorie specifiche, «Biblioteche oggi», 1999, n. 4, pagine 24-27. V. anche J. D’Alessandro, Vi spiego il futuro inevitabile, «La Repubblica», 10 ottobre 2017, pagina 21, sul nuovo libro in traduzione italiana di Kevin Kelly, L’inevitabile, Milano, Il Saggiatore,2017 e F. Sangalli, Il sindacalista e Galileo. Miglioramento e capacità realizzativa nella nuova prassi sindacale, Milano, Angeli, 2016, pagine 19-20, dove si sottolinea l’importanza della capacità di volgere in positivo gli stimoli del contesto, in questo caso economico, in cui si opera.
2 Citazione in A. Carandini, La forza del contesto, Bari-Roma, Laterza, 2017, pagine 58-59.
3 Citazione da MAB. Musei Archivi Biblioteche, Atto costitutivo, 12 giugno 2012, art. 1. MAB è acronimo per Musei Archivi e Biblioteche, coordinamento nazionale permanente promosso nel 2011 dalle tre associazioni professionali: Associazione Italiana Biblioteche (AIB), Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI), International Council of Museums - Comitato nazionale italiano (ICOM Italia); cfr. <http://www.mab-italia.org>.
4 NazzarenoPisauri, Lussuria e devozione, “IBC informazioni”, nuova serie, a. IV (1988), n. 3-4, pagine 13-21.
5 La definizione di “archivio culturale” si deve a Luigi Crocetti: L. Crocetti, Memorie generali e memorie specifiche, cit e Id., Parole introduttive, in Conservare il Novecento. Convegno nazionale, Ferrara, Salone internazionale dell'arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, 25-26 marzo 2000. Atti, a cura di M. Messina e G. Zagra, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2001, pagine 23-26.
6 Regole Italiane di Catalogazione. REICAT, a cura della Commissione permanente per la revisione delle Regole italiane di catalogazione, Roma, ICCU, 2009; Joint Steering Committee for Development of RDA, RDA: Resource Description and Access < http://www.rda-jsc.org/archivedsite/rda.html>.
7 C. Bianchini, Dai cataloghi alla navigazione semantica, cit., a pagina 199.
8 A. Bellia, F. Sabba, Modelli per la comunicazione dei dati di ricerca in archeologia: il caso dei Getty vocabularies come linked open data, in L’universo delle risorse culturali: lampi di genio e azioni concrete. Lightning talks presentati al Convegno AIB CILW 2016, a cura del Gruppo di studio AIB Catalogazione, indicizzazione, linked open data e web semantico (CILW), «AIB Studi», 57 (2017), n. 1, pagine 97-100.
9 C. Bianchini, Dai cataloghi alla navigazione semantica, cit., a pagina 184.
10 Alla base della tutela del patrimonio sta appunto la catalogazione, considerata come la fase conoscitiva imprescindibile per la corretta gestione e conservazione dei beni. Per quanto riguarda la catalogazione l’obbligo di legge è individuato dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs 42/2004 e s.m.i. - art. 17).
11 Nel sito si legge che “attraverso soluzioni informatiche innovative e un motore software evoluto, questo portale raccoglie e organizza milioni di informazioni sull’universo composito che costituisce il patrimonio culturale italiano (musei, fotografie, biblioteche, archivi, gallerie, mostre, monumenti, filmati, dischi, ecc.): <http://www.culturaitalia.it/opencms/il_progetto_it.jsp>.
12 <http://www.catalogo.beniculturali.it/sigecSSU_FE/Home.action?timestamp=1507462317064>.
13 <http://www.icar.beniculturali.it/index.php?id=81>.
14 Sul tema delle modalità di descrizione dei dati della copia è attivo presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna un laboratorio che produrrà linee guida specifiche. Per l’importanza dell’identificativo univoco cfr. M. Aste, M. C. Mataloni, L. Martinelli, Linked data: il mondo di Internet e il ruolo delle biblioteche, degli archivi e dei musei, «DigItalia», 2015, pagine 68-69.
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