Rivista "IBC" XXV, 2017, 4

musei e beni culturali / mostre e rassegne

Le stagioni di una cultura anche balneare nella mostra che Cesenatico dedica a Luciano Caldari.
L’arte sul ‘bragozzo’

Orlando Piraccini
[Studioso d'arte]

C’era una volta il turismo culturale. A Cesenatico, anni Cinquanta-Sessanta. Dapprima le edizioni di un Premio di categoria nazionale (con grandi firme della pittura e della critica) e poi una galleria d’arte (Il Bragozzo) aperta dall’Azienda di Soggiorno all’interno del nuovo Palazzo del Turismo, progettato dall’ottimo architetto cesenate Saul Bravetti.

Certe storie riaffiorano oggi con il ricordo che Cesenatico dedica a Luciano Caldari, artista valente e straordinario animatore di quelle lontane stagioni balneari. E con le storie si riscopre un patrimonio d’arte di notevole interesse, da allora appartenente alla comunità cesenaticense.

Sono le opere eseguite da Caldari in edifici pubblici della città: i ‘quadroni’ della sala consigliare del Palazzo Comunale, da poco costruito su progetto di Gio Ponti, e dell’Ospedale Civile, ma anche i dipinti e i disegni che dalle stanze del ‘palaturismo’ sono stati riuniti nella mostra (intitolata Arte a Cesenatico. Ricordo di Luciano Caldari) aperta nella locale Galleria Comunale d’Arte con il patrocinio dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna.

Tra queste ultime particolarmente interessanti le opere grafiche: appartengono al “primo Caldari”, quello giovanile attratto dalla condizione sociale e umana dei braccianti della sua terra, dei pescatori comacchiesi e calabresi, con le figure tratteggiate da un segno deciso, continuo, aspro e duro, come se l’autore avesse voluto sottolinearne secolari fatiche e sofferenze. Curioso poi il bozzetto (che l’autore stesso indica come derivato da Klee) per una decorazione in ceramica, peraltro mai realizzata, per l’ingresso dell’ acquarium di città.

Sottolinea il rapporto di Caldari con Cesenatico, particolarmente intenso e continuativo durante gli anni Sessanta, la sezione della mostra intitolata ‘Quadri dell’amicizia’. Vi figurano dipinti e opere grafiche provenienti dalle collezioni di sodali dell’artista: tra gli altri, Primo Grassi, che dell’Azienda di Soggiorno è stato a lungo direttore, la pittrice Tonina Cianca, ritratta dal maestro nel 1959, e Linneo Pompili, col suo negozio nel centralissimo viale Roma abitualmente frequentato da appassionati d’arte e cultura. A quel tempo rimandano documenti fotografici e addirittura un cortometraggio (dal promettente titolo Incontro d’estate) nel quale l’artista interpreta il personaggio di se stesso, ovvero di un pittore che fa da cicerone ad una giovane turista francese alla scoperta delle bellezze ambientali della vecchia Cesenatico e delle attrazioni notturne nella rinascente città balneare.

In esposizione figurano anche opere di altri noti pittori invitati da Caldari ad esporre al ‘Bragozzo’: da Cappelli a Sughi, da Cazzaniga a Banchieri, da Meloni a Cassinari, da Treccani a Ceretti, da Morlotti a Vespignani, oltre a Tono Zancanaro, autore di una celebre locandina dedicata alla galleria d’arte nel 1960. Verso la Cesenatico balneare ci fu evidentemente una ‘calata’ di artisti da Milano, la città nella quale Caldari aveva vissuto e operato sul finire degli anni ’50.

“La mia collaborazione – ha ricordato a questo proposito il maestro in un’intervista del 1990 – è nata dall'incontro con amici di Cesenatico che volevano saperne di più sul mio mestiere di pittore e sui pit­tori che frequentavo. Ho sempre pensato che la cultura dovesse essere, debba essere socialmente utile e considerandomi un intellettuale, impegna­to anche politicamente, pensavo di dare a Cese­natico, paese che considero mio, un piccolo con­tributo. Ho approfittato dei miei amici pittori, quelli che stimavo, portando le loro opere e invi­tando loro stessi, perché oltre alla possibilità di vedere i quadri, l'incontro con l'autore poteva es­sere di ausilio ad una lettura più precisa, più pun­tuale dell'opera e nello stesso tempo aprire la pos­sibilità di un dialogo diretto, di una esperienza per­sonale… Aprire una galleria con un orientamento artistico preciso e creare delle opportunità di incontro mi sembrava fosse utile, e così è nato il mio impegno alla direzione del Bragozzo. Questi amici so­no venuti giù a Cesenatico, sono diventati amici dei miei amici, e hanno creato una cerchia di per­sonaggi che soggiornava tranquillamente a Cesenatico d'estate; sono nate nuove amicizie, nuovi incontri, personaggi non solo delle arti figurative ma anche del teatro”.

A Cesenatico l’arte di Luciano Caldari è sicuramente rappresentata al più alto livello dalle due già citate opere pubbliche, specialmente dalla grande tela intitolata La folla, eseguita tra il 1966 e il ’67, nella quale si vede la figura dello stesso pittore (vero e proprio autoritratto, dunque) all’interno di una stazione ferroviaria animata dai viaggiatori all’arrivo del treno. Con questa rappresentazione, di sicuro una delle opere capitali nella produzione caldariana, si può apprezzare appieno il passaggio alla sfera espressionista, con le sue desinenze esistenzialiste ed intimiste, da parte di un artista che aveva goduto di buona fama durante la giovanile militanza neorealista. Un suo dipinto del 1954, dedicato alle donne dolenti della città martire di Marzabotto, può essere considerato il più straordinario, antiretorico e umanissimo manifesto della denuncia degli orrori del nazifascismo.

Nato a Savignano sul Rubicone nel 1925, Luciano Caldari ha studiato a Bologna, dove si è diplomato nel 1945 al Liceo artistico. Ha iniziato la carriera artistica in ambito cesenate a contatto con i coetanei Alberto Sughi e Giovanni Cappelli; affronta specialmente tematiche d’impegno sociale, sul mondo del lavoro bracciantile e della marineria. Agli inizi degli anni ‘50 ha soggiornato per breve tempo a Roma, prima di entrare in contatto con l’ambiente milanese. Nel capoluogo lombardo ha esordito nel ‘51 con una mostra personale alla Galleria Bergamini. Nel 1956 è stato presente con opere grafiche alla Biennale di Venezia. Durante il periodo milanese ha rivolto la propria attenzione alla condizione e ai processi di alienazione dell’uomo nella società del suo tempo. Da allora, e dopo il rientro a Cesena, la sua figurazione si è generata da mozioni esistenziali e spunti intimistici. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, dove nel 1972 sue opere sono state presenti al rinomato “Morgan’s Paint”.

Nell’ultimo periodo Luciano Caldari ha vissuto e operato appartato nella sua casa-studio sulla collina cesenate. A lui, a cinque anni dalla scomparsa, Cesenatico ha inviato il più sentito ricordo nel segno dell’amicizia. E ora ci si aspetta che la città d’elezione faccia la sua parte, tanto più se si pensa che l’ultima vera esposizione di Caldari a Cesena risale addirittura al 1974, con l’autorevole cura di Mario De Micheli.

Mostra

Arte a Cesenatico. Ricordo di Luciano Caldari (1925-2012)

Cesenatico, Galleria Comunale d’Arte “Leonardo da Vinci”

3 dicembre 2017-28 gennaio 2018

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