Rivista "IBC" XXV, 2017, 3

musei e beni culturali / convegni e seminari

Il seminario "Design e pubblicità alla Olivetti 1908-1988" alla Fondazione Cirulli di San Lazzaro.
Nel segno dell'innovazione

Galileo Dallolio
[ex dirigente Olivetti]

Il seminario “Design e pubblicità alla Olivetti”, organizzato dalla Fondazione Cirulli di San Lazzaro, dalla Fondazione Adriano Olivetti di Roma e dall’Associazione Olivettiana.it di Bologna, ha visto per l’intera giornata del 31 maggio 2017 architetti, imprenditori, docenti e studenti, ascoltare e discutere con studiosi, ricercatori e testimoni aziendali, di argomenti relativi al design industriale e alla cultura visiva della Olivetti. Un’impresa e un imprenditore, Adriano Olivetti, che ha avuto e continua ad avere un’ampia notorietà nel mondo.

Il luogo del seminario e la Fondazione Cirulli
Sede dell’incontro è stato lo spazio che i fratelli Castiglioni disegnarono nel 1959 per l’impresa di produzione di mobili di Dino Gavina e Maria Simoncini, in via Emilia 275, che vide presenti come collaboratori artisti e professionisti qualiCarlo e Tobia Scarpa, Marcel Breuer, Man Ray, Luigi Caccia Dominioni, Marco Zanuso, Sebastian Matta, Marcel Duchamp, Kazuhide Takahama ( 1). Questo spazio è stato restituito al pubblico su impulso della fondazione che Sonia e Massimo Cirulli hanno costituito nel 2015 grazie all’esperienza trentennale sviluppata in mostre e iniziative culturali nazionali e internazionali; negli anni hanno costruito un importante archivio dove figurano opere di maestri dell’arte e dell’architettura italiana quali Giacomo Balla, Osvaldo Licini, Fortunato Depero, Mario Sironi, Lucio Fontana, Gio Ponti, Bruno Munari. A queste opere oggi si aggiunge la grande valvola di ceramica disegnata dall’architetto giapponese Takahama per il padiglione del Sol Levante alla Triennale di Milano del 1956, oggi inconfondibile presenza per chiunque transiti sulla via Emilia, nel territorio di San Lazzaro.
L’obiettivo della Fondazione – valorizzare l’arte e la cultura visiva italiana del XX secolo – ha avuto con la giornata di studio dedicata alla Olivetti un avvio molto significativo.

Olivetti
L’Olivetti è stata l’industria italiana leader mondiale per molti anni nella progettazione, produzione e vendita di macchine per l’automazione delle attività di calcolo, scrittura ed elaborazione elettronica. Nata nel 1908, è stata cancellata dalla Borsa italiana nel 2003( 2).
Ha una storia straordinariamente ricca per i valori morali che hanno guidato gli Olivetti, per la ricerca tecnologica, per la valorizzazione e la formazione del personale dipendente ed è costantemente oggetto di studi e di ricerche.
La più recente delle quali riguarda una questione che si pose Adriano Olivetti, poco prima della sua scomparsa (1960) e sulla quale l’editorialista de Il Sole 24 Ore Giuseppe Berta, ha scritto “[…] Verso la fine degli anni Cinquanta, Adriano Olivetti studiò la possibilità di conferire all’assetto proprietario dell’azienda di famiglia la forma di una fondazione [...] che avrebbe potuto conciliare le tre componenti cui occorreva riconoscere titolo nella gestione dell’impresa, quelle della produzione (dirigenti e lavoratori), della cultura e della scienza, del territorio. Questi tre agenti costituivano per Olivetti gli stakeholders il cui ruolo andava istituzionalizzato nell’assetto proprietario [...] ( 3)”.

Temi emersi dal seminario
Alcune date nella storia aziendale permettono di entrare nel vivo del tema Design e Pubblicità: 1931, la creazione dell’Ufficio Sviluppo e Pubblicità da parte di Adriano Olivetti e diretto da Renato Zveteremich; 1932, la presenza del giovane docente della Bauhaus ( 4) Xanti Schawinsky, che progetta il manifesto per la portatile MP1; 1935, la nascita della “Studio 42”, la macchina da scrivere progettata da Ottavio Luzzati, e disegnata daSchawinsky, Luigi Figini e Gino Pollini. Questi ultimi erano impegnati in quegli anni nella costruzione della città industriale di Ivrea, oggi candidata per la lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Nel 1955, alla prima edizione del Compasso d’Oro, in occasione della premiazione della macchina per scrivere Lettera 22 progettata da Marcello Nizzoli (mentre il nome è dovuto a Franco Fortini), Adriano Olivetti dedicò alla Bauhaus queste parole: “Non v’è dubbio che se il mondo contemporaneo, dominato dalla tecnica, ha saputo ritrovare le vie della bellezza, e far sì che il prodotto dell’industria non dimenticasse la luce dell’arte, molto, moltissimo si deve alla Bauhaus e ai suoi maestri […] Sarebbe drammatico errore il credere che soltanto il prodotto finito destinato direttamente al pubblico, debba rivestirsi di nuova dignità formale. L’estetica industriale deve improntare di sé ogni strumento, ogni espressione, ogni momento dell’attività produttiva, e affermarsi, nella più completa espressione, nell’edificio della fabbrica che l’architetto deve disegnare sulla scala dell’uomo, e alla sua misura, in felice contatto per la natura perché la fabbrica è per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica” ( 5).
È significativo che all’ingresso dello Spazio Gavina ci fosse questa frase di Walter Gropius “Forse l’Italia è destinata a chiarire su quali fattori della vita moderna dobbiamo fondarci, per recuperare il perduto senso della bellezza e promuovere, nell’era industrializzata, una nuova unità culturale”.

Libri sulla Olivetti
La storia e le storie della Olivetti, oltre che sui siti della Fondazione Olivetti e dell’Archivio storico di Ivrea, è presente, come si è detto, in moltissimi testi e siti. Tra i libri, meritano attenzione Olivetti 1908-1958, Ivrea, Edizioni di Comunità, 1958; il catalogo della mostra Design Process Olivetti 1908-1983, a cura di Renzo Zorzi, Ivrea, Edizioni di Comunità, 1983; il catalogo della mostra Olivetti: una bella società, a cura di Manolo De Giorgi, Enrico Morteo, Torino, Allemandi, 2008.

Partecipanti e relatori al Seminario
I partecipanti al seminario hanno avuto dai relatori una serie di approfondimenti su questo lungo periodo della storia Olivetti. I lavori, aperti da Beniamino de’ Liguori Carino, nipote di Adriano Olivetti, segretario generale della Fondazione Adriano Olivetti, vicepresidente dell’Archivio Storico Olivetti e direttore editoriale di Comunità, sono stati coordinati da Marco Sammicheli, design curator della rivista “Abitare”. Tra i tanti relatori Antonio Macchi Cassia consulente per il settore Industrial Design dal 1968 al 1993 ha descritto momenti di vita di lavoro interna all’Olivetti. Notevole l’interesse la tavola rotonda curata da Paolo Rebaudengo sul tema La formazione al design, alla pubblicità, alla comunicazione: quale posto possono avere oggi le esperienze, i metodi, le tecniche, le realizzazioni della Olivetti e come introdurle nella scuola e nella Università?

La storia del design e della pubblicità ha permesso di citare altre storie olivettiane: architettura ( 6), management ( 7), letteratura, psicologia, sociologia, relazioni sociali, manifestazioni culturali, editoria, organizzazione commerciale ( 8), formazione, servizi sociali.. che hanno lasciato nei partecipanti il desiderio di partecipare ad altre iniziative. Quasi che il Novecento abbia trovato in questo luogo un’occasione per essere studiato nelle sue componenti artistiche, culturali e industriali.

Microcosmi olivettiani: la filiale Olivetti di Bologna
Le filiali erano ambienti di lavoro che avevano un particolare dialogo con i clienti e con la città. Un dialogo che continua, condotto da ex dipendenti e da studiosi che hanno sviluppato interessi per la storia Olivetti.
Nel 1931 la filiale di Bologna era diretta dall’Ing. Guglielmo Jervis, al quale è dedicata la via principale di Ivrea. Jervis fu fucilato insieme ad altri 24 dipendenti Olivetti nel 1944, nella difesa degli stabilimenti Olivetti. La filiale fu per lungo tempo in via Marconi, l’officina in via Irnerio e il negozio in via Ugo Bassi. I dipendenti erano mediamente un centinaio (tra questi, chi scrive e Nicola Cirulli, padre di Massimo).

A Bologna la Olivetti ha organizzato due mostre e diversi convegni. Al Museo Civico Archeologico nel 1981 Maschere del Messico e alla Galleria Comunale di Arte Moderna nel 1989, Giorgio Morandi Milton Glaser con la presenza del noto grafico americano Glaser, allievo a Bologna nel 1951 di Giorgio Morandi e a lungo attivo per Olivetti.
In occasione del convegno organizzato nel 1954, Adriano Olivetti ha incontrato l’intera struttura commerciale (al Cinema Giardino); nel 1967 si è tenuto il convegno sulle Nuove tecniche di apprendimento al Palazzo del Podestà; nel 1990 Pier Giorgio Perotto, creatore in Olivetti del primo personal computer al mondo, la cosiddetta “Programma 101”, ha parlato su L’origine del futuro presso il Centro San Domenico; nel 2001 al convegno Formazione e cultura come valori strategici per l'impresa, organizzato all’Università di Bologna in collaborazione con AIF Associazione Italiana Formatori, e che vide la partecipazione di Laura Olivetti, figlia dell’ing. Adriano ( 9); nel 2001 presso il Municipio di Bologna al Convegno Oltre la tecnica. Le idee di Adriano Olivetti con studiosi, dirigenti Olivetti, imprenditori e pubblici amministratori.

Personalità bolognesi collegate ad Adriano Olivetti
Giuseppe Campos Venuti, assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna nel 1960, fu segretario di Adriano Olivetti durante la sua presidenza all’INU, Istituto nazionale di Urbanistica; Delfino Insolera, direttore editoriale della Zanichelli dal 1960 al 1970, già dipendente Olivetti; Carlo Doglio ( 10), urbanista con Adriano Olivetti, la famiglia Enriques, titolare della Casa Editrice Zanichelli, in quanto Giovanni Enriques fu stretto collaboratore di Adriano e direttore commerciale della Olivetti fino al 1953.

Note

1 Mostre su Dino Gavina: 1998 Milano, Dino Gavina Ultrarazionale Ultramobile, Accademia di Belle Arti di Brera, 2010 Bologna, Museo d’Arte Moderna (Mambo) 2008, Lampi di Design; Urban Center Dino Gavina Bologna; Budrio, Torri dell’acqua, UltraGavina.

2 Dal 2005 fa parte di Telecom-Tim e di recente si legge sul sito che Olivetti ne è il ‘polo digitale’.

3 Giuseppe Berta, in “Il Sole 24 Ore”, 31 luglio 2017.

4 La grande scuola Bauhaus di Weimar, iniziata con Gropius direttore dal 1919 e chiusa per l’avvento del nazismo nel 1933, sotto la direzione di Mies van der Rohe.

5 Bruno Caizzi, Gli Olivetti, Torino, Utet, 1962, p. 210.

6 Nel 1956, a Parigi, ad Adriano Olivetti viene attribuito il Gran Premio d’Architettura, “per la prima volta ad uno straniero come riconoscimento internazionale ai pregi architettonici, all’originalità del disegno industriale, alle finalità sociali ed umane, presenti in ogni realizzazione Olivetti”.

7Adriano Olivetti ottiene il riconoscimento della National Management Association di New York che nel 1957 gli assegna un premio per "l'azione di avanguardia nel campo della direzione aziendale internazionale".

8 “Si cercò di rendere più immediato possibile il rapporto tra produzione e vendita; comuni furono, con i criteri, le responsabilità; si affermarono il principio ed il convincimento che chi vende una macchina Olivetti è partecipe degli intenti di chi l’ha prodotta’, in O livetti 1908-1958, a cura di Riccardo Musatti, Libero Bigiaretti, Giorgio Soavi, testi di Libero Bigiaretti e Franco Fortini, Zurigo, Tiefdruckanstalt Imago, 1958 p. 127.

9 In tale occasione è sorto il gruppo che ha dato vita a www.olivettiana.it

10 Nel 2014, a cura di Stefania Proli si è svolta una mostra e un convegno su Carlo Doglio e Bologna negli anni del decentramento alla Sala esposizioni di Sala Borsa di Bologna.

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